giovedì 4 giugno 2015

A CORRIFERRARA A SPASSO NEL TEMPO 29

29° PUNTATA – UN GIORNO..... UNA STRADA... ED IL VIAGGIO CONTINUA

Nel precedente capitolo ci eravamo lasciati davanti la chiesa di Santa Francesca Romana, ed oggi, da questo stesso punto, ritorno verso l'uscita della città.
Smonto dalla bici e riprendo il mio percorso a piedi, perché solo il viaggiare lento ci permette di notare alcuni particolari che fanno di questa via, una strada con testimonianze dei secoli di storia che Ferrara possiede.

Prima sosta al civico 54.

Palazzo Gulinelli
 
Davanti agli occhi un bel palazzo, oggi trasformato in un complesso di appartamenti, ma con la facciata esteriore che mantiene ancora l'aspetto signorile e nobile dei tempi passati (peccato le forti tracce di smog adagiato ormai da anni sulla parete esterna).
Appartenuto ai conti Boari, poi rifatto dell'architetto Luigi Federzoni, prese il nome di Palazzo Gulinelli dal nome del conte Gualtiero che ne acquistò la proprietà.
Soffermandoci davanti al portale d'ingresso è curioso notare il posizionamento del civico, sulla destra abbiamo l'attuale numero, ma appena sopra, ecco la presenza del vecchio numero, il 4893, a testimoniare l'antichità di questo palazzo, quando ancora la toponomastica della città era agli albori.

 
Civici Palazzo Gulinelli

Ora avviciniamoci a quello che in passato, era anche chiamato al “canton dell'Argenta” o “dei Milesi”, cioè l'incrocio tra via XX settembre e via Ghisiglieri.
Al civico 69, dove ora trova sede una piccola pizzeria d'asporto, una lapide ricorda l'illustre personaggio che qui abitò nel seconda metà del '500, Giambattista Aleotti , detto l'Argenta.

Casa Aleotti
Aleotti fu uno dei più grandi architetti del rinascimento italiano, nato ad Argenta (da qui il suo soprannome) nel 1546, nel 1560 si trasferisce a Ferrara, per acquistare questa casa nel 1597, dove resterà fino alla sua morte avvenuta nel 1636 (come testimonia la lapide stessa).

Lapide Casa Aleotti

Oltre che architetto di palazzi signorili, chiese e fortezze militari, si occupò anche di lavori idraulici e bonifiche per collezionare anche alcuni lavori teatrali, lavorando prima per casa d'Este e successivamente anche per lo Stato Pontificio.
Dopo la sua morte la casa passò a varie famiglie nobili dell'epoca, i Libanori, i Rizzoni, i Bargellesi, per accogliere nel 1787 anche i duchi Federico di Regnano e Matilde Malatesta.

Ora andiamo presso il “pezzo” più prestigioso della strada, vale a dire Palazzo Costabili.
Con questo nome però, un ferrarese “doc”, ad una eventuale richiesta da parte di un turista sull'ubicazione dell'edificio, con difficoltà potrà rispondere dove si trova, per tutti gli autoctoni, si parla solo del Palazzo di Ludovico il Moro o del Museo di Spina; solo con questi due nomi, senza dubbi si va diretti al 122 di Via XX Settembre.




Tante sono le peripezie vissute da questo splendido palazzo ed ora, in poche righe, proviamo a riassumere questi suoi primi 500 anni.
Antonio Costabili, nobile ferrarese, uomo molto potente nella corte estense, ambasciatore a Milano del Duca Ercole I, nonché segretario di Ludovico Sforza detto il Moro, commissionò questa opera al grande Biagio Rossetti nel 1500, lavoro che dopo alcuni anni passò nelle mani di Girolamo Pasini e Cristoforo Ambrogio da Milano, costruzione che comunque non venne mai ultimata rispetto al progetto iniziale.
Durante la proprietà Costabili, vennero qui ospitati personaggi di assoluto rilievo, come il Re di Tunisi Muleasse o il Cardinale Ippolito d'Este.
L'edificio resterà nelle proprietà dei Costabili fino alla fine del XVI secolo, quando a causa dell'estinzione della famiglia, inizia un susseguirsi di passaggi di proprietà, prima i conti Bevilacqua, poi i marchesi Calcagnini, gli Scroffa, i Berrettoni ed i Beltrame, che ne comportarono il frazionamento e modifiche rispetto alla struttura iniziale.
Questo palazzo prese anche il nome di Palazzone della Ghiara o meglio ancora di Palazzo della Sussitenza, perché nel 1864 venne utilizzato quale deposito delle provviste per le milizie qui raccolte per la guerra per la conquista del Veneto.
Nel 1920, è il Direttore Generale alle Antichità e Belle Arti, Corrado Ricci, a causa delle pessime condizioni in cui versava, a definirne l'esproprio, e per la cifra di 195.000 lire dagli ultimi proprietari, i marchesi Antinori di Firenze ed il farmacista Giovanni Giovannini di Porotto, passerà al Demanio dello Stato.
Nei primi anni '30 iniziano i lavori di restauro ed il 20 ottobre 1935 viene inaugurato al suo interno il Museo Archeologico Nazionale, o, come è più conosciuto in città, il Museo di Spina, cioè la raccolta delle innumerevoli testimonianze archeologiche ritrovate nella provincia di Ferrara, ed in primis, quelle scoperte nell'antica città etrusca di Spina, uno dei centri principali della regione tra il VI e il III sec. a.C.

Visitare questo palazzo, almeno una volta, è doveroso, sia per ammirare gli splendidi reperti dell'Antica città di Spina, per visitare lo splendido giardino, e per ammirare gli splendidi affreschi della varie sale; ma una volta visitato l'interno, vanno calpestati i ciottoli della via che fiancheggia il palazzo, Via Porta d'Amore, perché forse è solo guardando il lato dell'edificio su questa via, che ci possiamo veramente rendere conto delle dimensioni e della maestosità di questa dimora del 1500.

Palazzo L. il Moro lato Porta d'Amore

Alla prossima.


 Alessandro Polesinanti