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Foto Ivan Gussoni |


E così sia…si comincia a salire piano piano, in uno dei pochi punti
fuori dalla vegetazione completamente sotto al sole cocente di questa domenica
“estiva” di metà maggio, passettino dopo passettino fra erba, rocce e sassi di
ogni genere. 3-400m lunghissimi, senza potersi aiutare con le mani (e chi corre
in salita sa perfettamente quanto sia basilare la coordinazione delle braccia e
l’aiuto che possono dare anche spingendo sulle ginocchia, non a caso in tante
gare specifiche nelle salite si usano anche le bacchette per fare forza e
alleggerire il peso sulle gambe), con il sudore che scende sugli occhi fino ad
annebbiarli dal bruciore e non avere modo di asciugarseli.
In quei frangenti ho pensato alla salita di Gesù Cristo al monte
Calvario, con la croce in spalla prima di essere crocifisso…anche perché
bastava alzare lo sguardo alla cima per vedere veramente il crocifisso, come se
fosse li apposta ad aspettare la nostra ora.
Ma facciamo un passo indietro…

Oltre 300 gli iscritti, suddivisi in 7 batterie da 50 atleti che prendevano il via a distanza di 10’, cronometrati dal sistema chip.
Parto nella prima, qualcuno dello staff nei giorni precedenti mi aveva
ipotizzato come “l’uomo da battere”, solo perché da quelle parti vinsi la “Brescia
no limits” dell’anno scorso…ma sapevo benissimo che erano altri i favoriti. E
così sarà perché in queste gare conta molto più l’essere portati alla corsa in
salita che non all’agilità nello superare le prove, che a dire il vero però a
differenza di altre gare che ho corso di questo genere erano veramente faticose
e serviva molta forza fisica più che di agilità/abilità.

Opto per 40 flessioni, faccio prima…
Avanti 100m e ci si inoltra subito nel bosco, in un sentiero impervio dal 30-40%
di pendenza e si sale almeno fino a metà del monte. Arriviamo ad una montagna
di gomme d’auto, piene di acqua nella parte concava perchè hanno preso la
pioggia il giorno prima…se ne prende una a testa, ce la carichiamo in spalla e
avanti per 100m poi si ritorna a depositarla nel mucchio. Si prosegue la salita
e si esce dal bosco, c’è anche una strada asfaltata che ogni tanto ci fa
compagnia nella scalata alla cima. All’inizio di un tornante troviamo una
montagna di sacchi di sabbia di quelli arancioni che si utilizzano come zavorre
per i segnali stradali posizionati a terra nei lavori in corso. Caricare in
spalla, saranno 15 kg, su in salita per 150m poi si torna indietro in discesa e
si ridepositano dove li avevamo presi. In discesa mi lancio giù come un camion
senza freni, almeno recupero un po’ di posizioni perse in salita.


La gara è tanto bella quanto faticosa, organizzata bene anche se come
prima edizione qualcosa da perfezionare c’è stato ma è più che comprensibile,
come è stato ben visibile lo sforzo che gli organizzatori hanno fatto per
allestire tutti i vari ostacoli sul percorso che si inerpicava sui sentieri del
Monte Orfano.
Durante la premiazione hanno già annunciato di voler riproporre la
gara anche il prossimo anno, vista la notevole partecipazione ed il clima
festoso di contorno, magari svolgendola in piena estate, di notte, con le luci
frontali per salire nel bosco… un night trail ad ostacoli, chissà se sarà
l’occasione per tornare ancora.
Paolo Callegari
MONTE ORFANO km 9,750 D+450 | ||||
27° |
CALLEGARI PAOLO
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1h13'01" | 7'29"/km | 9+4+0 |