lunedì 9 febbraio 2015

LA CORRIFERRARA A SPASSO NEL TEMPO 18

18° PUNTATA – DALL'UNIVERSITA' ALLA RAGIONE

Riprendiamo nuovamente per mano l'amico maratoneta che, oltre ad essere giunto a Ferrara per correre la “nostra corsa”, nelle ore antecedenti l'evento, si diletta per le vie del centro come turista e, dopo aver ammirato le statue di Borso (il figlio, quello seduto), Niccolò (il padre, quello a cavallo) ecco svolgere lo sguardo verso la terza presente nei pressi della cattedrale, quella di Alberto V° d'Este (il nonno, padre di Niccolò). Stiamo parlando della scultura posta sulla facciata della nostra cattedrale

Alberto d'Este
Dall'aspetto un po' curioso, stiamo sempre parlando di un Marchese, in questa opera viene ricordato quando, in abito di penitenza, il signore di Ferrara si recò a Roma, siamo 1391, per incontrare Papa Bonifacio IX e, dove, fra varie concessioni ottenute, ricevette anche la “Rosa d'Oro”, cioè la facoltà di fondare l'Università a Ferrara.
Dal piazzale del duomo, la statua si nota chiaramente, ma seguendo il nostro amico, è giusto avvicinarsi al nostro Alberto perché, alla sua sinistra, vi è una grande lapide, che spesso ad un turista o, diciamolo pure, al cittadino distratto, passa inosservata; essa riproduce la bolla papale della concessione dello Studio Universitario.
I segni del tempo ormai, non ci permettono più di leggere le parole incise, ma per la valenza che questa ha avuto per la città, è bello sempre ricordarla.


E visto che siamo in tema di statue, ora facciamo conoscere al nostro amico maratoneta un'altra opera, una volta presente sempre nei pressi del duomo, ma successivamente spostata, ed ora riposta in un angusto cortile del Museo del Risorgimento di Ferrara.
E' quella di Vittorio Emanuele II, il Re gentiluomo; nel 1889 venne posta sul sagrato del duomo, una statua bronzea dell'artista Giulio Monteverde, opera che però i cittadini ferraresi non amarono mai molto (forse per i costi eccessivi???), a tal punto che solo un trentennio dopo, nel 1923, venne spostata e riposta nell'attuale Piazza Municipale, ed infine, come detto precedentemente, posizionate in un cortile.

 
Lasciamo al momento la cattedrale, la sua visita necessiterebbe di tanto tempo ed il nostro amico sente i primi morsi della fame, quindi l'obiettivo è ritornare al fulcro del villaggio maratona, il Palazzo della Racchetta, per il canonico pasta party.
La strada più breve per arrivarci dal piazzale del duomo, è attraversare il “listone”, quindi Galleria Matteotti (quella del Mc Donalds).
Ma davanti al Mc, una breve sosta è di rigore.
Questo palazzo, da sempre un pugno nell'occhio per chiunque si fermi ad ammirare la piazza (in uno splendido contesto rinascimentale, originale o rifatto, questo è l'unico edificio moderno), è ormai conosciuto da tutti come il palazzo del McDonalds, o dai meno giovani, come palazzo dell'ex Upim, ma in realtà siamo parlando di un edificio antichissimo.

Palazzo della Ragione oggi
Il Palazzo della Ragione, perché questo sarebbe il suo nome, fu costruito tra il 1325-1326 e nacque come tribunale e prigione, da qui l'origine del nome, era il luogo dove si esercitava la “Ragione del popolo”, dove si amministrava la giustizia.
A tutti sono note le prigioni all'interno del castello, ma in realtà quelle erano le carceri solo per i nobili, per le persone di alto rango, mentre per i malfattori del popolino si aprivano le porte di questo palazzo, dove alcuni locali erano adibiti proprio a “gattabuia”.
La storia di questa costruzione così importante per la città, è stata molto travagliata.
Tranquilla per un paio di secoli, quando i suoi loggiati vengono ad essere utilizzati anche per scopi commerciali, con la creazione di botteghe di ogni tipo, finché nel 1512, un primo grande incendio ne viene a minare l'esistenza, così da dover essere completamente ristrutturato.
Ancora qualche secolo di calma e, arrivando nel periodo napoleonico, viene totalmente adibito a prigione.
Nell'aprile 1831, a causa di sempre più evidenti segni di instabilità, viene nuovamente ristrutturato (i lavori dureranno fino al 1840) per opera dell'architetto comunale Giovanni Tosi, che è colui che al palazzo diede quell'aspetto, ormai visibile solo in antiche stampe ottocentesche, neo gotico; ma per capire meglio come l'aspetto che prese dopo i lavori del Tosi, nulla è meglio che leggere alcune righe di una antica guida di Ferrara, opera dell'Avventi, dove lo stabile, viene così descritto:

l'edificio è diviso in tre compartimenti da quattro grandi pile ottagone a rilievo ed è sormontato da archetti gotici sovrapposti nel vertice con alla sommità delle guglie di marmo. Il corpo al centro è sostenuto da sette arcate a sesto acuto le quali poggiano sopra robuste pilastrate di marmo a superficie mattonata. I pennacchi formati dalle archivolte esterne sono accorpati da dodici patere concave di marmo riempite di leggeri ed alterni arabeschi in rilievo. Le imposte di queste arcate sono abbellite di scorie marmoree e da bastoni. Nell'interno, abbellito di ampio loggiato, adornano il centro delle volte svariati rosoni, dai quali partono scanalature e costole in crociera, che ne rilevano gli angoli. La grande cornice che separa il piano nobile dal piano inferiore corre lungo la facciata con fregi in marmo e serve da parapetto alle grandi finestre della facciata raggruppate in due od in tre con interposte delle colonnette di stile gotico... l'altro piano che si forma tra la sommità delle finestre ed il tetto è contraddistinto da un meandro in marmo, assai rilevato, che si estende su tutta la fronte. Una ricca e ben modellata cornice intagliata in marmi, circoscrive l'estremità superiore, investendo nel suo corso, il rilievo delle pile, e seguendone la forma, e nove finestroni circolari contornati di marmo, stanno fra questa cornice, ed il sottoposto meandro, onde procurare aria e luce a quel piano. Finalmente una serie di merli rastremati, con sempre variati rosoni nel mezzo, copre il tetto sull'ultimo pendio e serve di ornamento e corona al grandioso edifizio.”

Che dire.... leggendo queste righe, sembra proprio parlare di tutt'altra cosa rispetto a quanto è oggi.
Nell'aprile 1945, questa splendida opera muore in un incendio, di certo doloso, ma, come nei migliori misteri d'Italia, i colpevoli non furono mai individuati. I danni che ne scaturirono risultarono ingentissimi, non solo per la perdita dell'immobile, ma anche per la perdita degli archivi del tribunale presenti all'interno, vale a dire un pezzo di storia della nostra città.
Visto che del vecchio manufatto non rimase praticamente nulla, non ci furono pretese di restauro, così, tra il 1954 e il 1956, l'edificio venne ricostruito di sana pianta, sul progetto dell'architetto romano Marcello Piacentini, e sulle logiche che furono alla base del progetto meglio lasciar perdere.


Palazzo della Ragione, 1800


Palazzo della Ragione, 1900
Rivista brevemente la storia del Palazzo della Ragione, che oggi, oltre a sede del principale Mc Donalds della città, è anche la casa di innumerevoli uffici (aprendone uno di questi, potreste trovarci anche due validissimi esponenti del Corriferrara Team, la bionda Frisina Simona e la Regina di Spinazzino, Mariasole Veronesi) si va diretti al pasta party e ci ritroveremo nuovamente in centro la prossima settimana.


Alessandro Polesinanti