Riprendiamo nuovamente
per mano l'amico maratoneta che, oltre ad essere giunto a Ferrara per
correre la “nostra corsa”, nelle ore antecedenti l'evento, si
diletta per le vie del centro come turista e, dopo aver ammirato le
statue di Borso (il figlio, quello seduto), Niccolò (il padre,
quello a cavallo) ecco svolgere lo sguardo verso la terza presente
nei pressi della cattedrale, quella di Alberto V° d'Este (il nonno,
padre di Niccolò). Stiamo parlando della scultura posta sulla
facciata della nostra cattedrale
Alberto d'Este |
Dall'aspetto un po'
curioso, stiamo sempre parlando di un Marchese, in questa opera viene
ricordato quando, in abito di penitenza, il signore di Ferrara si
recò a Roma, siamo 1391, per incontrare Papa Bonifacio IX e, dove,
fra varie concessioni ottenute, ricevette anche la “Rosa d'Oro”,
cioè la facoltà di fondare l'Università a Ferrara.
Dal piazzale del duomo,
la statua si nota chiaramente, ma seguendo il nostro amico, è giusto
avvicinarsi al nostro Alberto perché, alla sua sinistra, vi è una
grande lapide, che spesso ad un turista o, diciamolo pure, al
cittadino distratto, passa inosservata; essa riproduce la bolla
papale della concessione dello Studio Universitario.
I segni del tempo ormai,
non ci permettono più di leggere le parole incise, ma per la valenza
che questa ha avuto per la città, è bello sempre ricordarla.
E visto che siamo in
tema di statue, ora facciamo conoscere al nostro amico maratoneta
un'altra opera, una volta presente sempre nei pressi del duomo, ma
successivamente spostata, ed ora riposta in un angusto cortile del
Museo del Risorgimento di Ferrara.
E' quella di Vittorio
Emanuele II, il Re gentiluomo; nel 1889 venne posta sul sagrato del
duomo, una statua bronzea dell'artista Giulio Monteverde, opera che
però i cittadini ferraresi non amarono mai molto (forse per i costi
eccessivi???), a tal punto che solo un trentennio dopo, nel 1923,
venne spostata e riposta nell'attuale Piazza Municipale, ed infine,
come detto precedentemente, posizionate in un cortile.
Lasciamo al momento la
cattedrale, la sua visita necessiterebbe di tanto tempo ed il nostro
amico sente i primi morsi della fame, quindi l'obiettivo è ritornare
al fulcro del villaggio maratona, il Palazzo della Racchetta, per il
canonico pasta party.
La strada più breve per
arrivarci dal piazzale del duomo, è attraversare il “listone”,
quindi Galleria Matteotti (quella del Mc Donalds).
Ma davanti al Mc, una
breve sosta è di rigore.
Questo palazzo, da
sempre un pugno nell'occhio per chiunque si fermi ad ammirare la
piazza (in uno splendido contesto rinascimentale, originale o
rifatto, questo è l'unico edificio moderno), è ormai conosciuto da
tutti come il palazzo del McDonalds, o dai meno giovani, come palazzo
dell'ex Upim, ma in realtà siamo parlando di un edificio
antichissimo.
Palazzo della Ragione oggi |
Il Palazzo della
Ragione, perché questo sarebbe il suo nome, fu costruito tra il
1325-1326 e nacque come tribunale e prigione, da qui l'origine del
nome, era il luogo dove si esercitava la “Ragione del popolo”,
dove si amministrava la giustizia.
A tutti sono note le
prigioni all'interno del castello, ma in realtà quelle erano le
carceri solo per i nobili, per le persone di alto rango, mentre per i
malfattori del popolino si aprivano le porte di questo palazzo, dove
alcuni locali erano adibiti proprio a “gattabuia”.
La storia di questa
costruzione così importante per la città, è stata molto
travagliata.
Tranquilla per un paio
di secoli, quando i suoi loggiati vengono ad essere utilizzati anche
per scopi commerciali, con la creazione di botteghe di ogni tipo,
finché nel 1512, un primo grande incendio ne viene a minare
l'esistenza, così da dover essere completamente ristrutturato.
Ancora qualche secolo di
calma e, arrivando nel periodo napoleonico, viene totalmente adibito
a prigione.
Nell'aprile 1831, a
causa di sempre più evidenti segni di instabilità, viene nuovamente
ristrutturato (i lavori dureranno fino al 1840) per opera
dell'architetto comunale Giovanni Tosi, che è colui che al palazzo
diede quell'aspetto, ormai visibile solo in antiche stampe
ottocentesche, neo gotico; ma per capire meglio come l'aspetto che
prese dopo i lavori del Tosi, nulla è meglio che leggere alcune
righe di una antica guida di Ferrara, opera dell'Avventi, dove lo
stabile, viene così descritto:
“ l'edificio
è diviso in tre compartimenti da quattro grandi pile ottagone a
rilievo ed è sormontato da archetti gotici sovrapposti nel vertice
con alla sommità delle guglie di marmo. Il corpo al centro è
sostenuto da sette arcate a sesto acuto le quali poggiano sopra
robuste pilastrate di marmo a superficie mattonata. I pennacchi
formati dalle archivolte esterne sono accorpati da dodici patere
concave di marmo riempite di leggeri ed alterni arabeschi in rilievo.
Le imposte di queste arcate sono abbellite di scorie marmoree e da
bastoni. Nell'interno, abbellito di ampio loggiato, adornano il
centro delle volte svariati rosoni, dai quali partono scanalature e
costole in crociera, che ne rilevano gli angoli. La grande cornice
che separa il piano nobile dal piano inferiore corre lungo la
facciata con fregi in marmo e serve da parapetto alle grandi finestre
della facciata raggruppate in due od in tre con interposte delle
colonnette di stile gotico... l'altro piano che si forma tra la
sommità delle finestre ed il tetto è contraddistinto da un meandro
in marmo, assai rilevato, che si estende su tutta la fronte. Una
ricca e ben modellata cornice intagliata in marmi, circoscrive
l'estremità superiore, investendo nel suo corso, il rilievo delle
pile, e seguendone la forma, e nove finestroni circolari contornati
di marmo, stanno fra questa cornice, ed il sottoposto meandro, onde
procurare aria e luce a quel piano. Finalmente una serie di merli
rastremati, con sempre variati rosoni nel mezzo, copre il tetto
sull'ultimo pendio e serve di ornamento e corona al grandioso
edifizio.”
Che dire.... leggendo
queste righe, sembra proprio parlare di tutt'altra cosa rispetto a
quanto è oggi.
Nell'aprile 1945, questa
splendida opera muore in un incendio, di certo doloso, ma, come nei
migliori misteri d'Italia, i colpevoli non furono mai individuati. I
danni che ne scaturirono risultarono ingentissimi, non solo per la
perdita dell'immobile, ma anche per la perdita degli archivi del
tribunale presenti all'interno, vale a dire un pezzo di storia della
nostra città.
Visto che del vecchio
manufatto non rimase praticamente nulla, non ci furono pretese di
restauro, così, tra il 1954 e il 1956, l'edificio venne ricostruito
di sana pianta, sul progetto dell'architetto romano Marcello
Piacentini, e sulle logiche che furono alla base del progetto meglio
lasciar perdere.
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Palazzo della Ragione, 1800 |
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Palazzo della Ragione, 1900 |
Rivista brevemente la
storia del Palazzo della Ragione, che oggi, oltre a sede del
principale Mc Donalds della città, è anche la casa di innumerevoli
uffici (aprendone uno di questi, potreste trovarci anche due
validissimi esponenti del Corriferrara Team, la bionda Frisina Simona
e la Regina di Spinazzino, Mariasole Veronesi) si va diretti al pasta
party e ci ritroveremo nuovamente in centro la prossima settimana.
Alessandro Polesinanti