venerdì 10 giugno 2016

100 Km del Passatore 2016: il trionfo di EMILIANO RAPINI visto da una bicicletta


Scritto da Alessandro Polesinanti:
Faenza……sono le 3 e 37 del mattino……………. un cielo nero senza stelle ci sta accompagnando da parecchie ore, ma le luci della piazza sono tutte per lui, per il Grande Emiliano, che oggi conclude una vera e propria impresa, sta tagliando il traguardo della mitica “100 km del Passatore”, dopo 100 lunghissimi km percorsi assieme (io però in bici) dopo essere partiti, da una caldissima Firenze 12 ore e 37’ prima.
Per ripercorrere la nostra gara (perché questa pazza impresa ormai la sento anche un po’ mia) dobbiamo tornare in quel di Carpi (MO), nell’ottobre 2015 dove, durante l’attesa della partenza della Maratona d’Italia, il buon Rapini (Emiliano), parla dell’obiettivo che si è posto per il 2016.
Di tutto mi sarei aspettato, ma mai di sentir nominare il Passatore, perché uno “normale”, che fino a quel momento si è cimentato solo sulle mezze maratone (anche a Carpi era per la mezza), ha come massima aspirazione una maratona, che sia quella di New York, di Parigi, di Roma......invece no, il nostro “Principe dei fiori” mi butta lì, come se fosse una cosa normale: “a maggio prossimo voglio fare la 100 km del Passatore”, ed io, che probabilmente non sarò proprio del tutto centrato: “se tu la corri io ti seguo in bici”……………..da qui nasce il connubio Rapini & Polesinanti.
Tralasciando tutto l’intervallo di tempo tra ottobre 2015 ed aprile 2016, arrivo velocemente al nostro maggio.
In tutto questo frangente, attorno ai Passatori (perché all’epoca, con il buon Rapini, anche il nostro Romano Gagliardi, aveva abbracciato la causa 100km) ed al sottoscritto, inizia a fiorire un vero e proprio staff di volontari; Marika Cazzola, che si assume l'onere della bici pro Gagliardi, le Barbare (Talmelli & Marchi), quindi Paolo Callegari, Andrea Ricci (il capo branco), Paolo Partel (il taciturno), e buon ultimo, Paolo Franzini.
Ed arriviamo alle ore 8,30 di sabato 28 maggio.
In via Giuseppe Fabbri, luogo deciso per l'imbarco, ci ritroviamo io, che arrivo direttamente con la mia mtb attrezzata di tutto punto, Marika con la sua 2 ruote, poi Callegari in Grandepunto, il Franzini trasportato da Cinzia, qualche minuto dopo ecco i Ricci con la Talme e finalmente il potente Opel Vivaro 9 posti, noleggiato il giorno precedente, alla cui guida siede uno dei nostri eroi, Emiliano Rapini.
Dopo aver caricato le bici sul furgone, suddiviso il bagaglio tra la Punto ed il Vivaro, la foto di rito scattata da Cinzia, io e Franzini saliamo in auto con Paolo, mentre gli altri naviganti prendono possesso del mezzo noleggiato.
Ore 8.36, la squadra parte.
La prima sosta è prevista in quel di Bologna, presso le Piscine Arcoveggio, dove ci attendono Partel e Romano.
In meno di mezz'ora arriviamo al pit stop previsto; i due “bolognesi” sono già presenti e carichissimi; trasbordo di borse, baci e abbracci (i baci sono chiaramente dei due alle loro metà), il buon “Lollino” che, colpito da poche ore da un attacco di varicella, non perde occasione di sorridere e salutarci...foto di rito ed alle 9:07, nuova partenza...........questa volta la destinazione è una sola, Firenze.
Opel Vivaro davanti, Grandepunto dietro, con Paolo Callegari che alle volte rischia di perdere il nostro “faro”, vista la pesantezza del Ricci piede.
Il viaggio scivola tranquillo, tante chiacchiere ed un bel sole che ci sovrasta e ci accompagna per tutti i km.
Con la nuova variante di valico, l'arrivo in quel di Firenze è piuttosto veloce ed alle 10:15 imbocchiamo l'uscita del casello autostradale.
I due mezzi scelgono strade diverse, il Vivaro si dirige presso quella con pedaggio in contanti, mentre il Calle, confidando in una maggior velocità, opta per l'uscita con viacard......ma qui accade la prima comica della giornata.
Abbiamo un'unica auto davanti a noi, e come nei miglior film Fantozzi, la ragazza al volante, per il pagamento, estrae, non una carta, ma una banconota...si allunga a più non posso dal finestrino e comincia a provare ad infilare il pezzo di carta in ogni pertugio della colonnina. 
Non contenta, riprova e riprova, e noi, osservando la scena, prima iniziamo a ridere e successivamente ad innervosirci, perché la tipa dai lunghi capelli lisci, non riuscendo dall'auto, apre la portiera ed esce, e riprende a provare, facendo trascorrere parecchi minuti.
Poi forse una lampadina le si accende, perché rientra nel mezzo e ne riesce con una carta; è tenace la ragazza, inizia ad infilare ovunque il prezioso oggetto, ma nulla.....la sbarra resta ferma ed immobile.
Qualche secondo ancora e la vediamo dirigersi verso di noi.
Abbasso il finestrino ed in lingua inglese ci farfuglia qualcosa, un attimo di imbarazzo e poi la mia capoccia sforna la soluzione ottimale, mi volto e guardo Franzini, chi meglio di lui può aiutarla?
Per chi non lo conosce, Paolo Franzini è da anni un Export Business International....e via dicendo, nel campo del riscaldamento, insomma lavora con aziende estere di questo settore, parla correttamente l'inglese e discretamente altre lingue, perciò gli dico di uscire e provare a risolvere il problema.
Passerà un minuto e come per incanto la sbarra si alza....nella nostra auto finalmente torna il sorriso, carichiamo il Franzo (che ci dirà non aver fatto nulla, ma probabilmente anche il casello si era stancato della tipa, tanto che nel frattempo, dalla colonnina, era uscito un tagliando per andare successivamente a saldare il conto), e ci accodiamo al Vivaro, la nostra meta ora è il parcheggio S.Ambrogio.
In una Firenze assolata (il caldo è davvero soffocante) il Ricci non lesina sull'acceleratore e Calle tra i viali fiorentini, alle volte fatica a tenere il passo del pulmino, ma finalmente arriviamo a destinazione, la grossa P del S.Ambrogio è davanti a noi, varchiamo la linea di entrata ed immediatamente una ripidissima discesa si apre ai nostri occhi; lentamente scendiamo, ma.............rieccoci davanti alla seconda comica di giornata, il Vivaro si blocca proprio davanti alla parte sotterranea, dal finestrino destro ecco uscire Il Taciturno (Paolo Partel) che si arrampica sul tetto del furgone (potete immaginare le risate sulla nostra Punto, vedendo Partel in quella posizione, anche perché sul momento non ne capivamo il motivo), strisciando come un lucertolone, arriva all'antenna radio del mezzo, la svita, e con la stessa rapidità iniziale rientra nell'abitacolo.
Alcuni giri a vuoto alla ricerca di due aree libere, finché, al secondo piano sotterraneo, ecco due posti liberi vicini.......... parcheggiamo i mezzi, ora il Passatore ha veramente inizio.
Abbandonato temporaneamente il sotterraneo, la nostra meta è ora il recupero dei pettorali.
Arriviamo facilmente in Piazza della Repubblica, base per il ritiro del pacco gara e del numero, e mentre Emiliano e Romano si mettono in coda, noi decidiamo che è il momento di bere buon caffè.
Essendo in una delle più belle città del mondo, la scelta non può non ricadere su uno dei ritrovi storici della città, l'antico Caffé Gilli....... ubicato in questa piazza dagli inizi del '900, ma che nacque nel 1733 in via de' Calzaiuoli.....la stessa strada che fra poche ore, vedrà la partenza della nostra corsa.
Preso caffè, pit stop idraulici fatti, avendo già pacchi premio e pettorali........... che fare ora?
Il gruppo si divide..... la tensione pre gara comincia a salire e così Romano, Emiliano, la famiglia Ricci ed il sottoscritto decidono di avvicinarsi nuovamente ai mezzi, mentre gli altri optano per un piccolo giro turistico.
Arrivati a qualche centinaio di metri dal S.Ambrogio, break pranzo.
Se i due atleti hanno tutto l'occorrente per loro, noi tre siamo completamente sprovvisti di viveri. I Ricci virano sulla tipicità ed acquistano così due panini col Lampredotto, mentre io decido per un più normale panino al prosciutto (comunque “Toscano”) ed un trancio di pizza (per la cronaca i Ricci bisseranno i Lampredotti); i mitici Romy&Emi hanno invece fatto scorpacciata di riso in bianco!
Il tempo di un caffè al mercato e quindi via al parcheggio, per i preparativi.
Con Andrea e Barbara a guardarci, noi tre iniziamo la vestizione.
Apparecchiamo il pavimento con le nostre borse e dai vari scrigni esce di tutto, scarpe, calze, fasce, gel, cardio, polsini, cappelli.... etc.
Una volta pronti, è il momento di riempire le sacche della mia bici, e così Emi mi passa, la sua “preziosa” borraccia, barattolone di sali, bottiglia di alcool, vari gel e l'indispensabile rotolo di carta igienica e stipiamo tutto in una delle borse (nell'altra c'è il mio cambio per la sera).
Qualche secondo ed arrivano anche gli altri, fra cui la nostra Marika, che deve prendere la bici ed il suo piccolo carico; una volta pronta, altre foto e poi il gruppo si divide definitivamente, con l'impegno di vederci a Borgo San Lorenzo, 30 km dopo il via.
La località di Borgo San Lorenzo non è scelta a caso, il percorso del Passatore nei primi 30 km è vietato alle auto e solamente le biciclette possono essere di aiuto ai podisti, quindi per evitare di restare imbottigliati nel traffico arrivando in ritardo all'incontro, i piloti (Calle e Ricci) del nostro staff motorizzato, partono immediatamente alla conquista dell'asfalto toscano, mentre noi quattro abbandoniamo in tutta calma il parcheggio e ci dirigiamo verso Via de' Calzaiuoli, dove tra 90 minuti l'evento avrà inizio. 
La linea del via è segnata da un grande striscione che unisce gli splendidi palazzi che contraddistinguono la via e noi, alle 13.45, ci arriviamo proprio sotto, ed i due nostri eroi immediatamente si fanno scattare una foto.
Ora comincia un'attesa un po' snervante (la partenza è prevista per le 15,00), anche perché il caldo si fa veramente sentire e di ombra se ne vede veramente poca. 
Alcuni “passatori” sono già presenti, ma al momento sono pochi, così ci avviciniamo ad un portone dove qualche centimetro di ombra è presente.
Lascio momentaneamente la mia bici nelle mani di Marika e vado ad acquistare una bottiglietta d'acqua, mi sa che oltre alla temperatura anche l'ansia stia salendo, perché la sete sta diventando veramente insopportabile.
Passano i minuti e la via comincia a riempirsi di questi temerari (per me più pazzoidi che temerari), sono da poco passate le 14 e la tensione si legge sulle facce dei nostri amici, Emiliano è quasi in trance mentre Romano continua a “ravanare” tra i suoi gel.
Per far trascorrere il tempo, io e Marika decidiamo di fare alcune pedalate per arrivare in Piazza della Signoria; amo questi tuffi nella storia e questa piazza ha un fascino particolare........una foto a Palazzo Vecchio, al Nettuno, a Marika (e lei a me), sulle nostre mtb (visto che non sarà facile ritrovarci a Firenze in bici), e poi ritorniamo dai nostri eroi.
Il tempo passa moooolto lentamente, ma almeno lo speaker comincia a parlare, ed alle 14:37 ci annuncia il raggiungimento del numero record dei partecipanti, 2795 (alla fine ne arriveranno 2083 al traguardo, di cui 25 saranno squalificati dopo aver tagliato il traguardo).
Sale poi una ovazione spontanea quando viene annunciato l'arrivo del pluricampione Giorgio Calcaterra.
Ore 14:45, viene dato il via alle Handbike.
Davanti a noi ora cominciano a sfilare tutti i podisti...Romano ed Emiliano ci salutano per avvicinarsi alla linea di partenza, mentre io e Marika cerchiamo di incollarci il più possibile ai muri, perché sono veramente tanti questi pazzi.
Alcuni hanno le sembianze di veri atleti ma altri....vien da chiedersi cosa li spinge a portarsi ai nastri di partenza di una gara così massacrante.
Vi sono poi coloro che, evidentemente, sono senza sostegno al seguito, perché sotto un sole che brucia, li vedi carichi di ogni, hanno kway legato in cinta, cintura porta borracce, gel infilati ovunque...insomma sembra proprio la partenza di un esercito allo sbando.
Finalmente sono le 15:00 e con puntualità teutonica, ecco lo sparo.......la massa parte e lentamente ci scivola davanti, noi restiamo nel nostro angolino e dopo alcuni minuti ecco la coda del gruppo, sono le 15:03, io e Marika ci guardiamo e partiamo...anche la nostra 100 km ha inizio.
Nonostante un caldo davvero eccessivo, c'è tanta gente hai bordi della strada, e tutti ancora applaudono nonostante i podisti siano già passati ed ora restiamo solo noi, ciclisti/assistenti.
I primi 3,5 km sono tutti in centro a Firenze, un continuo zigzagare tra vie strette ed antiche, dove il nostro obiettivo è solo quello di non perdere contatto col gruppo.
Riusciamo ad arrivare alla testa del gruppetto ciclistico ed a vedere la coda dei podisti, dove alcuni già camminano e fra questi anche un ragazzo vestito come l'immagine più famosa del Passatore (al secolo Stefano Pelloni), mantella, cappellaccio a tesa larga e barba lunga, seguito da alcuni amici in bicicletta che, con un megafono, cercano di spronarlo ad andare più forte.
Tra una svolta a destra ed una a sinistra, incrociamo i cartelli del primo rifornimento; al km 3.5, proprio dove ha inizio la prima asperità di giornata (la salita di Fiesole), è posto il primo punto ristoro della gara..........stiamo sul lato destro della strada, quando Marika avvista il primo dei nostri eroi, il buon Romano Gagliardi, che sta uscendo da un formicaio (una marea di gente ha letteralmente assaltato il tavolino con i vivevi e le bevande), e lo chiama a gran voce.
Romano, con in mano una bottiglia di té freddo (in realtà caldissimo vista la temperatura africana che avvolge Firenze in queste ore), riesce a districarsi dalla massa, e sentendo il proprio nome da noi urlato, ci viene incontro.
E' ancora sorridente l'atleta, così gli chiedo immediatamente di Emiliano, che mi dice essere letteralmente volato nei primi metri, così qualche secondo per decidere che fare, poi salutone a Romano e Marika e mi involo alla ricerca del “mio” atleta.
La tensione stava prendendo pure il sottoscritto, su di me sentivo una certa responsabilità, perché mai prima d'ora avevo avuto questo compito di aiutare qualcuno durante lo svolgimento di un'impresa sportiva, e se volevo appunto volare per essere immediatamente al fianco di Emiliano (avevo anche il timore di non riconoscerlo perché il serpentone colorato di podisti era ancora piuttosto corposo), la strada ed il caldo non me lo permettevano.
Della collina di Fiesole ne avevo sempre sentito parlare, ma mai avrei immaginato essere così dura.
I tornanti sono continui e sotto una canicola guardo continuamente il mio computer di bordo, sul display i km passano molto lentamente, il sudore mi avvolge sempre più.
Ad ogni gruppetto di podisti che affianco, cerco di fare una vera e propria radiografia, ho il continuo timore di non vedere Emiliano, mi sembra tanto il tempo trascorso dalla partenza ma ancora non l'ho vedo.
Le uniche cose che in questo momento mi fanno sorridere, sono i tanti abitanti della zona che, assiepati ai lati della strada, incitano continuamente i partecipanti ed in alcuni casi, hanno collegato un lungo tubo di gomma per il trasporto d'acqua dalla propria abitazione alla strada, per cercare di dare un po' di sollievo ai concorrenti.
Ad uno di questi ristori improvvisati mi fermo pure io, ho già terminato la mia prima borraccia d'acqua e così la riempio.
La salita dal quarto al decimo km è continua e senza attimi di respiro, in alcuni punti sicuramente la pendenza supera l'8%, io fatico e non riesco ad immaginare cosa stiano provando i podisti.
Ho ormai utilizzato tutte le corone posteriori della mia ruota e superato il km 10, finalmente un indizio di falsopiano, così riesco a rifiatare un attimo, ma di Emiliano nessuna traccia.....davvero ho il timore di non averlo individuato, anche se mi pare di essere stato attento, così continuo a pedalare.
Il paesaggio è davvero incantevole, ma ho poco tempo per ammirarlo.... i km diventano 11, poi al 12, come una visione mi appare Emi. Sembra appena uscito da un bagno al mare, è un lago di sudore, la canotta Corriferrara sembra una seconda pelle...ancora qualche pedalata e l'affianco; un rapido saluto ed ora posso rilassarmi e pensare solamente a pedalare.
Emi ha un ottimo passo, è silenzioso, concentrato sulla strada, i suoi occhi sono presi unicamente dall'asfalto ed io cerco di stargli al fianco, adeguandomi al suo silenzio. 
La strada continua a salire, ma fortunatamente la pendenza non è così forte, oltre ai ristori ufficiali (ogni 5 km), continuano ad esserci quelli improvvisati, il passaggio del Passatore è veramente una festa per gli abitanti della zona, in alcuni casi ti vedi spuntare l'acqua (sempre tramite le gomme collegate ai rubinetti di casa) dalle recinzioni dei giardini senza nessuno a presidiare; in altri invece, sono gli stessi proprietari delle case che si divertono ad innaffiare i podisti, i quali, visto il caldo assurdo, benedicono questo loro gioco.
Emi sembra una moto che abbia impostato la velocità controllata, con passo regolare continua a macinare metri, si ferma ad ogni ristoro ufficiale, beve e poi riprende, e come sempre restiamo vicini ma raramente ci diciamo qualcosa.
Fino al km 20 è un continuo falsopiano, Emi sembra un robot, il suo passo è sempre lo stesso e sono parecchi i “passatori” che sorpassa, ma una volta giunti al ventesimo, la strada nuovamente richiede il “lei”, ci stiamo avvicinando alla Vetta Le Croci, 518 mt.
A questo punto decido che è il momento di mandare un sms alla moglie di Emiliano. 
Durante la fase di preparazione nel parcheggio, una delle sue poche richieste è stata quella di inviare un messaggio alla moglie ogni 20/30 km per tranquillizzarla.
Lo avverto di quello che mi accingo a fare ed è tale la sua concentrazione che mi risponde alzando il pollice della mano destra.
Vista la velocità con cui sua moglie mi risponde, ritengo fosse in attesa da parecchio di un cenno da parte nostra, chiude il suo sms con un “grazie” e con la richiesta di trasmettere ad Emi il suo sostegno.
Rimetto il cellulare nella tasca e mi perdo un attimo a guardare il paesaggio, in questo tratto la natura la fa veramente da padrona, ed è bello trovare ancora zone dove hai l'impressione che l'uomo non ha ancora stravolto tutto.
Ovunque guardo, il verde è il colore dominante, boschi, boschi e ancora boschi, in mezzo a questa natura ed a un caldo che non da tregua, solo podisti e ciclisti.
Valicata la Vetta Le Croci, ora dobbiamo pensare ad arrivare tranquilli a Borgo San Lorenzo (circa il trentesimo km), dove ci aspettano i nostri amici motorizzati.
Ad un certo punto Emi mi chiede un gel, quindi frenata, scendo dal mio ferro, apro la sacca dove ho riposto i suoi integratori e ne prendo uno.
Il ragazzo è concentratissimo, trangugia in un attimo “la benzina” e riprende subito la sua gara. 
Ora finalmente la strada comincia a scendere ed anche la temperatura inizia ad essere meno soffocante.
In questa fase di relativo relax, mi squilla il cellulare, è Barbara che mi avverte che con l'automobile si sono fermati all'entrata di Borgo San Lorenzo, sul lato sinistro, appena oltrepassato un ponte, informazioni che passo anche ad Emiliano.
Superiamo l'abitato di Faltona, ancora qualche passo ed il primo terzo di gara sarà andato.
In lontananza ecco il ponte sul Sieve, che immagino essere quello dei nostri amici; infatti quando siamo a pochi metri, sulla destra ci appare Calle che oltre a salutarci ci urla la posizione degli altri.
Due pedalate ed il ponte termina e sulla sinistra ecco tutto lo staff Corriferrara.
Emiliano provvede al primo cambio d'abiti con l'aiuto di tutti, mentre il sottoscritto con la Marchi, rimpinguiamo la borraccia di Emi con nuovi sali....
Lui è chiaramente al centro delle attenzioni di tutti, l'impresa iniziata, al momento è perfetta, e mentre tutti gli fanno domande sul suo stato fisico, io mi mangio una barretta.
Franzini e Calle scattano qualche foto, poi noi salutiamo e ci buttiamo nuovamente sul percorso.
A Borgo San Lorenzo è previsto anche il primo controllo del chip, ed una volta oltrepassato, la strada prende rapidamente quota........stiamo iniziando ad affrontare il tratto che ci porterà al famigerato Passo della Colla.
Emi è il solito robot, continua con lo stesso passo della partenza...solo che il ragazzo si è già fatto 30 km con una buona dose di salita.
Lasciato il paese, la strada pullula di auto parcheggiate sul lato destro. Quasi tutte sono lì per assistere dei podisti, molti hanno addirittura appeso al vetro (chi lateralmente e chi sul retro) il numero del podista a cui fanno assistenza.
Qualche km e poi Emi mi chiede un gel..... e come una ammiraglia del giro d'Italia, freno ed immediatamente apro la tasca della borsa di destra dove li ho riposti. Un paio di minuti di sosta e si riparte.
La temperatura comincia ad esserci amica, il caldo afoso è andato ed in canotta (i podisti) e in maniche corte (tutti i ciclisti che incontro) si sta finalmente bene.
Corriamo e pedaliamo senza sosta, ma quando arriviamo nei pressi della località Ronta (circa 7 km dopo Borgo San Lorenzo), la strada sale nuovamente in maniera impegnativa.
Io smanetto con il mio cambio per andare più agile mentre Emi non fa una grinza.
Ci avviciniamo al km 40 e così mando il secondo messaggio ad Erica (moglie di Emiliano), la rassicuro sullo stato del “ragazzo” ed immediatamente arriva la sua risposta nella quale si raccomanda di trasmettergli il suo tifo.
Lasciata Ronta ci avviciniamo a Razzuolo e qui si fa dura, Emi decide di rallentare e camminare perché la salita sta diventando veramente pesante. La pendenza sicuramente supera il 10 %, iniziano i tornanti ed il sole comincia ad eclissarsi.
Dietro una curva ecco il cartello del km 42,195..... guardo l'orologio e dalla partenza sono trascorse 4 ore e 30'.........Emi sta andando veramente forte ed in cuor mio spero solo riesca a tenere questo passo fino alla fine, visto che ne mancano ancora tanti di km.
Corre ancora per qualche km, poi decide di arrivare in cima alla Colla camminando. Il suo, più che un camminare, è una vera marcia, passo deciso, ritmato, certamente in velocità ha perso qualcosa, ma credo che i suoi muscoli ne traggano giovamento, la salita è dura per una bici.......non oso immaginare per un podista.
Dopo la scrematura sulla Fiesole, è difficile ora trovare gruppi di podisti in numero superiore ai 4/5, è molto più facile vedere il podista singolo, ogni tanto accompagnato da un ciclista, come stiamo facendo noi e sono parecchi quelli che la salita l'affrontano camminando.
Quando ormai la cima è vicina, squillo di trombe alle nostre spalle, la mitica Grandepunto di Calle è dietro a noi, ci supera e dopo pochi metri parcheggia alla nostra destra. Dall'ammiraglia motorizzata escono Calle, Franzini e Barbara.
E' bello vedere il loro entusiasmo, Emiliano sembra una star attorniata dai suoi fans, i tre si accavallano nel porgli domande mentre io mi disseto un po'. Ci aggiornano sulla posizione di Romano (al momento parecchi km dietro a noi) e prima di ripartire, mi passano una borsetta con il cambio di Emi da utilizzare sulla Colla.
Un saluto e ripartiamo, con i tre abbiamo appuntamento al km 66.
Lui cammina mentre io, con un po' di fatica, pedalo, ma a qualche centinaio di metri dal fatidico Passo della Colla, ecco la telefonata che mai mi sarei aspettato di ricevere.
Dal display leggo che è Barbara, al mio pronto, la notizia bomba: “Alessandro, la nostra auto non parte”.
La sorpresa è così forte che al momento non so che rispondere........
Mi spiace per Paolo, ma il pensiero oggi va in primis sempre ad Emi, che fare ora?  Avevamo programmato di ritrovarci al km 66 per il terzo cambio abbigliamento.
Per salvaguardare Emi, resta solo una cosa da fare, tornare indietro....
Noi due ci diamo appuntamento in vetta, poi sterzo la bici e giù in discesa. Per velocizzare, pedalo pure ed in pochi minuti arrivo dai tre.
Sembrano altre persone, l'euforia precedente è totalmente scomparsa.... I due Paolo (Calle & Franzo), fanno supposizioni sulla possibile causa , batteria? Motorino di avviamento? O cosa?
Io, visto che comunque mi devo fermare, colgo l'occasione per anticipare il mio cambio d'abiti, via maglia mezze maniche, infilo quella a maniche lunghe, a cui aggiungo il k-way, poi in pochi minuti mi spazzolo un panino.
Lascio il mio cambio nell'auto, prendo quello di Emi e riparto.
Questa variazione di programma non ci voleva, il tratto finale della Colla è veramente duro e mi tocca rifarlo, e devo lottare per non farmi prendere dalla foga di strafare, visto che vorrei essere vicino ad Emi, ma ho pure paura di spingere troppo e di pagare poi.
I pedali girano, i metri passano, ma la vetta non la vedo, finché una luce sempre più potente appare all'orizzonte.
L'arrivo in cima è una sorpresa, a parte il bar/ristorante, che immagino non vedrà mai più tanta gente fino alla prossima edizione del Passatore, vi è una marea di gente, tanti che sono arrivati fin lassù per assistere altri podisti, vi sono le tende della croce rossa, quella adibita a spogliatoio, una per i massaggi, il punto ristoro, i cronometristi oltre a tanti semplici curiosi.
Da una di queste tende ecco spuntare Emi che mi richiede a gran voce il cambio....... qui in vetta la temperatura è totalmente cambiata.
Passano non più di 5 minuti ed Emi letteralmente scappa dalla tenda imprecando perché l'inconveniente gli ha fatto perdere circa mezz'ora; io cerco di seguirlo ma la ressa sulla Colla è pazzesca.
Il lato destro della strada è una fila continua ed ininterrotta di auto, la gente urla, chiama, salta, in alcuni punti sembra di vedere quelle scene da Giro d'Italia, dove è il cibo il fulcro dell'evento e non la corsa, vi sono pure qui le griglie in piena funzione ed all'apparenza direi salsicce sopra a rosolare.
La ressa è così tanta che ad un certo punto pure io resto bloccato assieme ad un altro paio di ciclisti, c'è un tizio che ha pensato bene di risalire la Colla in auto dal versante romagnolo, proprio nel momento in cui l'80% dei mezzi motorizzati, percorre la strada in senso contrario ed il restante 20% è parcheggiato sul ciglio della strada.
I clacson cominciano a farsi sentire, imprecazioni varie si elevano a più non posso, finché un piccolo varco si apre ed io, e gli altri ciclisti, ci lanciamo in discesa come il miglior Nibali giù dallo Stelvio.
Faccio presto a recuperare Emi, ora che la salita è alle spalle, perché dalla Colla a Faenza (per la precisione fino a circa 5 km da Faenza), la strada è tutta in discesa (forte prima, poi sempre più lieve), e se da un lato questo mi permette finalmente di riposare le gambe, dall'altro sarà l'inizio di un fortissimo uso delle mani, perché devo continuamente frenare per stare al suo fianco, operazione che alla fine mi lascerà qualche strascico.
Mi affianco al mio uomo e riprendo ad essere la sua ombra; non avendo mai fatto da supporto prima, non so se il mio comportamento è quello corretto, ma vedendo Emi così concentrato continuo a non parlare se non interrogato da lui, se parlassi ho il timore di distogliere la sua attenzione, anche se alle volte mi piacerebbe porgli delle domande, come in questo momento, perché dopo il valico il paesaggio cambia totalmente, e per correre ora, la voglia deve essere proprio tanta.
Siamo nel buio più totale, l’illuminazione pubblica non esiste, di abitazioni nei pressi nemmeno l’ombra e le strade, non hanno nemmeno la linea di mezzeria, e se Emiliano è aiutato da una luce posta sopra il proprio cappello e da quella prodotta dal mio fanale, vi sono alcuni suoi “colleghi” che non hanno nulla.
Attraversando Crespino del Lamone, incrociamo un mio amico e la sua compagna che, da Brisighella, anch’essi in bici, sono risaliti per venirci incontro, così da questo momento il buon Emi ha ben tre scudieri al suo fianco.
Poco dopo Crespino ecco il ristoro n. 14, siamo intorno al sessantesimo km, così nuovo messaggio alla signora Rapini mentre pure io usufruisco dei viveri dell’organizzazione.
Emi è la solita maschera anche se ogni tanto rallenta il suo passo e fa qualche metro camminando velocemente.
Dopo Crespino, attraversiamo Marradi, Popolano per arrivare al km 70 dove, presso il ristoro di Sant’Adriano, la sosta si protrae più a lungo del solito, è il punto dove Emiliano dice chiaramente che è in crisi, la parte sinistra del corpo gli trasmette forti dolori.
Dopo aver mangiato qualcosa e bevuto proviamo a ripartire, ma dopo pochi metri nuova sosta.
Appoggio la bici ad una casa, mentre Emi utilizza il marciapiede come sedia.
Se prima ci parlavamo a cenni ora le cose cambiano, Emi non ha più solo bisogno di un “portaborse”, si sta demoralizzando.
Lo rincuoro sul tempo, siamo abbondantemente in anticipo sulla tabella di marcia, quindi gli consiglio di sostare ancora un po’.
Per cercare di lenire il dolore al polpaccio proviamo il suggerimento NinoSarno, ricorrere all’alcool.
Tra le cose che ho caricato nelle borse, ho pure una bottiglia di questo liquido che Emi mi ha passato a Firenze, da utilizzare in caso di crampi.
Ora un crampo non è il nostro problema, ma visto che l’abbiamo, proviamo a verificare se può esserci comunque di aiuto.
Mentre scrivo mi rivedo la scena, che ora mi fa sorridere, ma in quel momento …….. apriamo il tappo dell’alcool, stringiamo la bottiglia sul polpaccio di Emi ma…. niente, non esce nulla, ci accorgiamo che c’è un secondo tappo che andrebbe forato.
Ca_ _ o ca _ _ o ca _ _o, sono state le prime parole che praticamente all’unisono abbiamo detto, ed ora?
Il grande Emi prende la bottiglia e comincia a sfregare il tappo contro il muro della casa a cui è ancora appoggiato il mio ciclo ed a forza di farlo, l'obiettivo lo raggiungiamo... un piccolo pertugio si apre.
Con il polpaccio incriminato in bella mostra, provo a versare il liquido, ma a parte una forte sensazione di freddo, non succede nulla.
Restiamo fermi ancora qualche minuto, lui sempre seduto ed io in piedi. In quel frangente passa un concorrente che vedendo Emi seduto gli chiede:
PODISTA: "qualche problema?
EMI: "ho solo male ad una gamba
PODISTA: "a questo km tutti abbiamo male alle gambe"
Questo piccolo scambio di battute ci strappa un sorriso e ci da la forza di ripartire.
Qualche passo, Emi che mostra sofferenza, io con i miei due amici che rallentiamo al massimo, finché riprende coraggio e riprende a correre.
Da quasi presenza silenziosa da Firenze a qui, ora comincio a fischiettare ed a parlare, ma specialmente ad incoraggiare Emi, sempre più spesso lo informo dei km che oltrepassiamo, se serva o meno non so (non l'ho chiesto nemmeno una volta arrivati) ma tant'è che nonostante tutto ora non smette di correre.
Quando ormai il mio contachilometri è arrivato a 74 km e 700 mt, ecco finalmente il cartello giallo che ci avvisa di essere nei pressi del prossimo ristoro...siamo arrivati al km 75, a San Cassiano.
L’unica bella sorpresa, arrivando in questo paese, è vedere la nostra ammiraglia, con Calle, Franzini e Barbara che ci stanno aspettando vicini al tavolo delle cibarie.
Entrambi beviamo e poi andiamo dalla nostra auto.
Breve racconto sull’evoluzione del problema avuto dalla Punto sulla Colla che nel frattempo era ripartita per poi tornare ad Emi ed ai suoi dolori.
E' la prima volta che lo vedo veramente demoralizzato, lamenta mali su tutto il lato sinistro......chiaramente tutti lo rincuoriamo, perché fino ad ora ha fatto veramente una grande gara.
Ancora qualche minuto e poi la nostra ammiraglia parte, con destinazione Faenza.
Attorno ad Emiliano, oltre al sottoscritto restano il mio amico Daniele e la sua compagna; vogliamo lasciare tutto il tempo ad Emiliano affinché la sua testa si convinca a partire.
Ritorno al ristoro e mangio qualche cubetto di mortadella per poi tornare da Rapo e solo una parola:
Andiamo?
Il fisico di Emiliano non risponde mentre la mente è lucida, si rialza e comincia a camminare e noi tre inforchiamo le nostre bici per seguirlo, riprende a correre, ma dopo non più di 50 metri, nuovamente rallenta e ricomincia a camminare.
"Ho male Ale, non riesco a correre" (le sue parole); "nessun problema Emi, cammina, mancano meno di 25 km ed ora importa solo che tu arrivi alla fine" ( il sottoscritto).
Da questo momento Emiliano non correrà più fino al km 99 ma comincia a camminare ad un passo veramente svelto.
Guardarlo mentre cammina, sembra vedere quei soldati alle parate militari, alterna con estrema sincronia la gamba sinistra con il braccio destro e viceversa; il suo passo mi sembra proprio efficace.
Emi torna ad essere il podista della prima parte di gara, sentirà certamente i dolori alla gamba sinistra, ma ora la testa ha preso nettamente il sopravvento, cammina o meglio marcia, con uno sguardo fisso all'orizzonte, e praticamente mai si volta verso di noi; certamente il nulla che c'è intono, perché fuori dai paesi (in alcuni casi, vere e proprie borgate), siamo solo noi su una strada in mezzo al buio totale, aiuta a non farsi distrarre.
Di questo passo arriviamo al km 80, Casale, altro ristoro (che sfruttiamo), ed essendo trascorsi altri 20 km, come promesso, invio un altro messaggio alla moglie di Emi.
Ripartiamo e nulla cambia, il ritmo di Emi, i dolori di Emi, il buio, la poca gente sulla strada (perché è già passata l'una di notte), sicuramente non farò mai questa corsa (a piedi), ma nel caso dovessi subire un incantesimo e ritrovarmi a Firenze alla partenza, ora che ho testato il percorso, certamente è questa seconda parte quella che temerei maggiormente......correre di notte, nel buio in mezzo a queste “lande sconfinate” e questa volta siamo anche stati fortunati con il clima, il Passatore per me non è una gara....ma torniamo al nostro campione.
Dopo Casale ci fermiamo a Fognano, ristoro del km 85. La ripresa è nuovamente lenta, Emi lamenta forti dolori.............sono circa le due, comincia ad esternare timori di non farcela, ma a quel punto non riesco a tacere e gli dico: "vedi di ripartire ed arrivare, anche piano, ma ora ripartiamo e tu finisci, perché non esiste che mi hai fatto fare tutta questa fatica per poi nemmeno finire la gara."
Se la mia “ironica minaccia” sia servita o meno non saprei, ma sta di fatto che ripartiamo e da questo momento sono meno incline ad ascoltare i suoi malanni. Ogni volta che apre bocca per dirmi che sente dolore al ginocchio/polpaccio/gamba (insomma ovunque!), io immediatamente rispondo con un: "dai dai che è quasi fatta...dai dai poche pippe e avanti così".
Dopo tre km ecco Brisighella, dove salutiamo e ringraziamo Daniela e Donatella, che ritornano alla loro auto.
Qualche secondo è mi squilla il cellulare, è Barbara che mi chiede dove siamo in quel momento e come sta la nostra “star”. Gli rispondo che è tutto ok, Emi va alla grande. Un saluto con promessa di avvertirla quando arriviamo all'ultimo ristoro, vogliono essere pronti al trionfo di Emi.
A Brisighella attraversiamo il bellissimo centro storico, dove ancora c'è gente ad aspettarci...era dalla Colla che non ne vedevamo tanta.
Quando arriviamo ad Errano (meno 5 all'arrivo), la sorpresa, il buon Calle, stanco di attendere inerme, si è cambiato e ci è venuto incontro; alcuni passi al nostro fianco, poi, sfoggiando le sue capacità di retrorunner (anche se una volta rischia di cadere), comincia a filmare gli ultimi km che restano.
Ormai stiamo entrando a Faenza, le case cominciano a farsi più numerose, ma è specialmente la luce della piazza che si intravede; Calle oltre che fare il regista cerca di emulare anche il mitico Franco Bragagna, commentando gli ultimi passi di Emi.
Alle spalle abbiamo già lasciato il km 97....il 98... , davanti ad un portone due ragazze ci guardano e Calle, con fare da marpione, chiede gli applausi per Emi....... questi km sono un vero divertimento (per la cronaca le tipe simpaticissime applaudono e urlano) e quando siamo al 99, ecco Barbie che si accoda correndo.
Sono al fianco di Emi dall'inizio, ma a mio avviso, il momento più bello di tutta la sua gara (anche più dell'arrivo) arriva ora, a circa 700 mt dal traguardo, i dolori, la stanchezza, non esistono più, finalmente vede il traguardo e come un leone ferito, smette di camminare e riprende a correre...ed aumenta il passo, lui davanti e noi tre dietro.....il palcoscenico è tutto per lui, la piazza è illuminata a giorno, ancora 500mt....poi 400mt....lui è davanti, e noi tre dietro, come veri e propri scudieri... 200mt ed a 100mt noi usciamo dalle transenne....Piazza del Popolo è sua!



     








ARTICOLO 100 Km del Passatore 2016: l'impresa di ROMANO GAGLIARDI

CLASSIFICA COMPLETA

RAPINI EMILIANO

BIMBATI SIMONE

MORSIANI SANDRO

GAGLIARDI ROMANO


SERVIZIO FOTOGRAFICO:

      
     
    
    
     
     
     
    
    
    
     
      
   
     

    
    
      
    
    
    
     
     

    
    
     
    
    
      
      
     
     
   
    
      
    
  
P.C.

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