Oltrepassiamo oggi “la Via Coperta” ed entriamo
in Largo Castello, o meglio in un tratto del Largo, visto che con
questo nome, oggi è chiamata tutta quell'area attorno al Castello,
tranne la parte ad est.
La zona di cui ci occupiamo oggi era, fino al 1473,
conosciuto come il “Cortil Grande”, dove la casa ducale, aveva
ubicato le stalle dei cani e dei cavalli, la legnaia e la panetteria
di Casa d'Este.
Con l'arrivo dello Stato Pontificio, la piazza prese
il nome di Piazza Cibo, appellativo derivante dal Cardinale Alderano
Cibo, che fece qui costruire, accanto alla Beccheria maggiore (il
macello) una grande Pescheria.
In tempi a noi più vicini, tra l'800 ed i primi del
'900 (1911), l'area era nota anche con il nome di Piazza dei
Pollaiuoli, perché tutti i giorni avveniva qui, la compravendita di
polli ed uova.
Oggi questo splendido spazio è oggetto ha
fortunatamente un uso molto più nobile, da palco per concerti (le
serate di “Ferrara sotto le stelle”), a vero e proprio teatro
all'aperto del Giuramento del Palio, a sede di sfilate di moda, per
non dimenticare la magnifica serata che ogni 31/12 ha proprio qui la
base per “L'incendio del Castello”; ma nel quotidiano sono due
gli elementi che contraddistinguono questo posto, la Colubrina
(meglio noto come “il cannone”) e la chiesetta di San Giuliano.
La Colubrina |
La Colubrina che vediamo fissa nella piazza è un
dono dell'Unione Industriali di Ferrara, che la donò al comune nel
1985, in occasione del sesto centenario del Castello Estense. Questa
era una delle artiglierie, che a partire dal '500 difendevano il
castello.
Delle originali non ne è arrivata nessuna ai giorni
nostri, sia perché andate distrutte negli ultimi combattimenti che
coinvolsero gli Estensi e sia perché i pezzi rimasti presero la via
di Modena quando la Corte ferrarese dovette lasciare la città.
La copia che possiamo vedere è lunga 6,74 mt e pesa
circa 7.250 kg, e corrisponde ad un cannone denominato “Regina”
(il pezzo più famoso a disposizione degli Estensi). L'originale fu
realizzato da Annibale Borgognoni nel 1556 per incarico del Duca
Ercole II d'Este.
Particolare della Colubrina |
Il Borgognoni fu certamente il principale
bombardiere (inteso come costruttore di pezzi di artiglieria) di casa
d'Este del '500 e nel Museo di Artiglieria di Torino si conserva una
incisione del 1766 trovata dall'Angelucci a Villa d'Este a Varese ed
è descritto come la più bella artiglieria fabbricata in Italia nel
sec. XVI.
Oggi il nome “Colubrina”, se durante l'anno
raramente balzi agli onori della cronaca, riecheggia però sempre a
Ferrara, nel periodo autunnale, quando, durante l'assegnazione del
Premio Estense (un premio letterario), viene assegnato, ad un
personaggio vivente (che deve essere presente per poterlo ritirare),
che operando nel campo dell’informazione si è particolarmente
distinto per correttezza, impegno e personalità, il premio “Gianni
Granzotto”, il quale è simboleggiato proprio dalla riproduzione
della colubrina, “La Regina”, in argento.
Ed ora occupiamoci della chiesa di San Giuliano.
Facciata chiesa di San Giuliano |
Questa chiesetta chiusa ormai da tempo immemore è
un piccolo gioiello nel centro di Ferrara, e la sua storia è
piuttosto curiosa.
Originariamente era ubicata all'incirca ove si trova
ora l'entrata del Castello in questa piazza, poi, con la necessità
di costruire la fortezza, venne abbattuta.
Qualche anno dopo (siamo nel 1405), il nobile
ferrarese Galeotto Avogari, camerlengo del marchese, avendo ricevuto
in dono da Niccolò II un terreno nei pressi del castello, decise di
ricostruire la chiesa precedentemente distrutta.
Rimase aperta al culto fino al 1796, quando
anch'essa subì la sorte di tante chiese ferraresi con l'arrivo dei
francesi.
Fortunatamente qualche anno dopo, il Conte don
Pietro Dalla Fabbra, ne acquistò la proprietà evitando che venisse
nuovamente distrutta.
Successivamente la proprietà passò prima a don
Santino Fiori e quindi al cardinale Luigi Giordani, arcivescovo di
Ferrara dal 1877 al 1893.
Interno della chiesa di San Giuliano |
Nel 1895, grazie ad un accordo tra la Famiglia
Giordani, il Comune, la Provincia ed il Ministero della Pubblica
Istruzione, la chiesa fu protagonista di un primo forte restauro e
nel 1957 di un secondo, che ne sancì l'uso all'Associazione della
Stampa (anche per questo motivo è da sempre conosciuta come la
chiesa dei giornalisti), al quale, nel 1971, si affiancò anche
l'Ordine del Santo Sepolcro. Nel 1972 il passaggio, dagli eredi del
Giordani, a monsignor Mariotti, che sarà l'artefice degli ultimi
scoppiettanti eventi della chiesa.
Siamo nel 2002, la chiesa ormai è già chiusa da
tempo ed il monsignore decide di disfarsi del piccolo gioiello
quattrocentesco, vendendolo ad una società di Massa Finalese (MO),
la “Tricongress”, per farne un contenitore espositivo, ma la
società in breve tempo fallì e fortunatamente la Fondazione Cassa
di Risparmio di Ferrara venne in soccorso alla storia di Ferrara ed
alla successiva asta fallimentare, acquistò la chiesa per donarla
poi, alla diocesi di Ferrara-Comacchio.
Ed ora un piccolo cenno al Santo a cui è dedicata
la chiesa, San Giuliano l'ospitaliere.
Riproduzione della storia di S.Giuliano |
“La storia della vita di San Giuliano, narra di
come, durante una battuta di caccia, un giovane Giuliano incrocia un
cervo, il quale gli profetizza che in futuro si sarebbe macchiato
dell'omicidio dei propri genitori.
Colpito da questa predilezione decide di fuggire il
più lontano possibile e fatta fortuna in una nuova terra, sposa una
nobile castellana.
I genitori però, hanno continuato a cercarlo
scomparso e dopo tanto girovagare, finalmente e per puro caso,
arrivano nella nuova casa del figlio; qui incontrano la moglie a cui
raccontano la loro storia. Dopo aver ascoltato la triste storia, la
giovane donna offre ai suoceri il proprio letto per riposare prima di
incontrare il figlio.
Giuliano tornato a casa trova il proprio letto
nuziale occupato e, accecato dall'idea di un tradimento, estrae la
propria lama e trafigge i due corpi inermi che lo occupano.
Uscito di casa incontra la moglie viva, di ritorno
dalla chiesa, così capisce che la tragica profezia ha avuto luogo.
Con il cuore affranto, Giuliano decide, aiutato
dalla moglie, di costruire un ospedale sul greto del fiume che scorre
in zona e di dedicare la propria vita all'accoglienza dei viandanti.
Una notte poi, incurante del pericolo, il Giuliano traghetta un
lebbroso dall'altro lato del fiume. Il malato, che altri non era che
il Cristo, una volta guarito scomparve, annunciando la remissione dei
loro peccati.
San Giuliano per queste vicende è detto
l'Ospitaliere ed è patrono degli osti e degli albergatori.”
Alla prossima
Alessandro Polesinanti