La Corsa del Sole di Mezzogiorno. Si narra che, in un tempo non lontano, quando l’estate infuocava la pianura del grande fiume Po, nella terra di Zampine, il Sole decise di mettere alla prova il coraggio degli uomini e delle donne corridori. Era il 10º giorno del mese che i bianchi chiamano Agosto, e la distanza da percorrere misurava 5,15 miglia del fiume, ma gli anziani dicevano che il calore la faceva sembrare doppia.
Quella giornata, la terra ardeva come il Deserto del Mojave, dimora degli antichi Cahuilla, Chemehuevi, Mojave e Paiute. I loro spiriti, dicono, vegliavano sulle ombre che correvano nella polvere.
Tra i guerrieri della tribù Corriferrara, molti si prepararono per la sfida.
Il vento racconta ancora di Rudy Magagnoli, il più veloce tra tutti, che tagliò per primo il traguardo e si guadagnò il canto del Sole.
Dietro di lui, Chiara Rosignoli, seconda tra le donne, come un’antilope d’argento che corre libera tra le dune. Il suo commento: Gara caldissima 35/36 gradi percepiti 50... al sesto km.calo di zuccheri ... ma sono arrivata al traguardo in seconda posizione assoluta .. dopo Nadia che mi ha distaccato di 4 minuti ... va bene ugualmente ... mai mollare e arrivare sempre con il sorriso...
E Sabina Drimaco,
che dalle fresche montagne è tornata a correre sulla calda pianura. Il suo passo, terzo assoluto, era come quello di un cervo che conosce sia l’ombra dei boschi che il riverbero delle sabbie.
Tra le donne guerriere, Sara Mellonisi presentò con un bandana dai colori dell’arcobaleno: simbolo per gli antichi di ponte tra la terra e il cielo, promessa di pace dopo la tempesta e richiamo agli spiriti protettori delle acque e dell’aria. Con quel segno, ella corse come se un raggio di luce la guidasse. Terza nella sua stirpe, portò il messaggio che il coraggio ha molti colori, e ognuno brilla quando incontra il sole.
Al suo fianco, Serena Chiarini, quarta della sua gente, avanzò leggera come una foglia sospinta dal vento.
E poi vi fu Elisa Benini,
che tornava alla corsa dopo molti cicli di luna di silenzio e riposo. Alla sua prima battaglia dopo mesi di inattività, il suo passo aveva il sapore del ritorno e della rinascita. Quarta nella sua categoria, portò con sé la lezione che il guerriero non è colui che non cade, ma colui che trova la forza di tornare sul sentiero.
Tra i guerrieri uomini, Denis Grandi fu quarto nella sua schiera, correndo con il cuore di chi conosce il silenzio del deserto e la freschezza dell’acqua nascosta.
Tra le voci del villaggio si levava anche quella di Massimo Gozzo,
guerriero che nonostante la durezza della prova: “Una gara disputata con una temperatura elevata che ha messo a dura prova tutti i concorrenti, specialmente il sottoscritto, racconta, comunque arrivato a premio (per la bontà dell’organizzazione) che ha permesso a me e Mariano Mariani (che ringrazio per avermi aspettato e spronato), piazzati 11° e 12°, di essere ripagati della grande fatica che la gara ci ha richiesto! Alla prossima.”
Quel giorno, il calore del Sole non piegò gli spiriti. Al contrario, li temprò. E quando la corsa finì, il popolo di Corriferrara portò a casa non solo trofei, ma storie di resistenza, velocità e fratellanza.
E così, ogni volta che il vento del Po soffia caldo, qualcuno ricorda: “Nel deserto di Zampine, i figli del fiume hanno corso come guerrieri del Mojave”.
Grande Gigi!
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