11° PUNTATA – IL MIRACOLO E LA
BICICLETTA
Abside Santa Maria in Vado |
Le ho girato attorno da
alcune settimane, ho visitato minuziosamente il suo quartiere, ma ora
è arrivato il suo momento, dobbiamo andare in Via Borgo Vado n° 3,
la Basilica di Santa Maria in Vado è lì.
Prima di lasciare casa è
ormai di rigore dare una lettura all'ormai nostro amico “Melchiorri”,
per scoprire l'origine del nome della sua strada, di Borgo Vado.
Borgo Vado (o del Guado),
perché l'antichissima chiesa e le case del borgo attorno ad essa,
erano situate vicino ad un guado su uno dei numerosi canali che
attraversavano l'abitato, quando ancora la città era alla destra del
fiume Po.
Questa chiesa è, non
solo, una delle più antiche della città, (anche se di dimensioni
molto più ridotte, le prime sue notizie sono del X secolo), ma è,
fin dalla sua costruzione una delle più importanti, in pratica oggi,
non è solo una chiesa, ma è un vero e proprio museo.
Lascio San Giorgio,
riprendo Porta Romana e ripercorro lo stesso itinerario della scorsa
settimana...Museo Schifanoia e S.Maria in Vado sono vicini, molto
vicini, come due vecchi amici seduti ad un tavolo, che si guardano
mentre il tempo passa, mentre la gente passa, ma loro, sempre fermi
ed imponenti a governare il quartiere.
Su via Scandiana, quando
ormai si oltrepassa lo Schifanoia, già ti appare l’abside della
basilica, pochi metri ancora ed eccoci nel piccolo piazzale della la
basilica.
Piazzale chiesa di S.M. in Vado |
La sua facciata non si
discosta molto dalle tante della città, un rosone centrale, alcune
statue che fortunatamente sono state salvate dal terremoto del 2012,
ma si caratterizza per il bel portale marmoreo opera dell’artista
Andrea Ferreri (dei primi anni del ‘700), ma è all’interno che
la chiesa sprigiona tutto il suo splendore.
Portale |
Praticamente ovunque
volgiamo il nostro sguardo, possiamo ammirare delle opere d’arte.
Il soffitto è ricco di opere di Carlo Bononi e passeggiando tra le
navate, vi sono gigantesche tele di un altro pittore ferrarese,
Domenico Mona, oltre ad opere di Camillo Filippi.
![]() |
Catino absidale dipinto dal Bononi |
Nel 1495, dalle iniziali
ridotte dimensioni, fu ampliata su impulso del Duca Ercole I d’Este,
con il genio grande Biagio Rossetti, facendole assumere una forma
molto particolare, in pratica la sua struttura coincide ad un
incrocio tra due chiese indipendenti.
A testimoniare
l’importanza di questo luogo di culto per Ferrara sono due altri
elementi, uno piuttosto lontano nel tempo, siamo agli albori della
città, quando ancora il fiume Po scorreva alla destra della Ferrara
medioevale, la chiesa di Santa Maria in Vado, era l’unica che aveva
il fonte battesimale, mentre in tempi recenti, nel 1990, questa fu la
seconda tappa della visita di Papa Giovanni Paolo II una volta giunto
a Ferrara.
Proprio per questa sua
forma particolare, sono due gli accessi alla basilica, quello
ufficiale su via Borgovado di cui abbiamo parlato ed uno su via
Scandiana (ora utilizzato come accesso per i disabili) e proprio su
questa porta, una targa della Ferrariae Decus, ricorda un fatto
straordinario, ai più poco noto, il Miracolo del Preziosissimo
Sangue.
Targa Ferrariae Decus |
iamo nel 1171, 28 marzo,
giorno di Pasqua, e Padre Pietro da Verona, priore dei Canonici
Regolari Portuensi, che all’epoca officiavano la chiesa, si trovava
a celebrare la messa.
Tutto procedeva nella
norma, senonché, al momento del frazionamento dell’ostia
consacrata, si sprigionò del sangue che andò ad imbrattare la volta
della cappella……….lo stupore fu generale, ma se folla rimase
sorpresa ed estasiata, si racconta che Padre Pietro ne uscì
terrorizzato.
L’evento varcò i
confini nazionali in brevissimo tempo, raggiungendo la Francia, il
Galles, l’Irlanda (in pratica tutto il mondo conosciuto di quegli
anni).
Le prime testimonianze
cartacee dell’evento furono opera di Giraldo Cambrense (storico
gallese del medioevo) che nel 1197 ne scrisse nella sua “Gemma
ecclesiastica”, mentre solo successivamente, anche il clero
italiano ne certificò l’autenticità (prima la bolla del cardinale
Migliorati nel 1404 e successivamente Papa Eugenio IV nel 1442).
Questo piccolo grande
scrigno di storia un po’ dimenticato, ha rischiato, con il sisma
del maggio 2012, di subire un declino rapido ed irreversibile, ma
fortunatamente l’impegno di tutti ha contribuito a risollevarne le
sorti ed oggi, solamente il chiostro rimane chiuso al pubblico .
Come passare dal sacro al
profano.
Da un lato, un luogo che
ha più di mille anni e che tutt’ora svolge un ruolo primario nella
vita religiosa della città, dall’altro……ma proprio dall’altro
lato della strada, ora vi è una piccola casa anonima, all’apparenza
e forse anche nella realtà, vuota, ma che anch’essa, se i suoi
muri potessero parlare, racconterebbe storie, fatti, persone che,
fino ad una ventina di anni fa, hanno girato attorno ad uno dei
simboli di Ferrara, la bicicletta, ma in questo caso non di una
normale bicicletta, ma solo di uno storico marchio di biciclette da
corsa.
Al civico 6 di via Borgo
Vado lavorava Bruno Fantini, l’ultimo vero artigiano ferrarese
della bicicletta.
Ex Officina Cicli Fantini |
A Ferrara, Bruno stava
alla bicicletta, come Pavarotti alla lirica, Rivera al Milan, Rita
Levi Montalcini alla ricerca medica, e così via.
Ora si è persa quella
poesia di un tempo, oggi se vuoi una bicicletta da corsa, vai in
negozio, ti prendono le misure, ti fanno scegliere il colore tra quei
3 o 4 che sono in produzione e ti ordinano il telaio, che arriverà
da….. Taiwan? Stati Uniti? Corea?...quando va bene viene dal
Veneto.
Fino ai primi anni ’90,
a Ferrara, se volevi un telaio su misura e volevi vederlo nascere,
andavi da Fantini…………ti prendeva le misure, ti chiedeva che
colore volevi per la tua bici, poi ordinava i tubi, e se “per
caso”, qualche tempo dopo, passavi per la sua ….. Officina?
Laboratorio? Studio? Ti poteva capitare di veder nascere la tua
bicicletta, a parte la verniciatura, tutto veniva fatto lì, in quel
piccolo tempio.
E’ anche vero che il
buon Bruno era un tipo un po’ spigoloso, e alle volte, la tua
fuoriserie la potevi vedere solo finita, ma d'altronde parliamo di un
artista, e come tutti i veri artisti, alle volte sfuggono alle
regole.
A certificare la bontà
dei mezzi che uscivano da quella porta, sono le numerose Fantini che
tutt’ora sfrecciano per la nostra provincia, alcune ancora modello
corsa, altre riadattate ad ottime biciclette da turismo.
Tra coloro che
custodiscono ancora, con maniacale cura, alcune di queste opere
d’arte, c’è anche il nostro Andrea “Iron” Roveri, podista da
alcuni anni, ma vecchio ciclista.
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Fantini da strada |
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Prototipo Triathlon Fantini |
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Il ns. Roveri e la sua Fantini |
Dopo questo salto dal
sacro al profano, anche se a Ferrara in realtà la bicicletta è cosa
sacra, è arrivato il momento di salutarci, alla prossima settimana.
Alessandro
Polesinanti