martedì 16 dicembre 2014

LA CORRIFERRARA A SPASSO NEL TEMPO 10

10° PUNTATA – UN RUDERE, TANTA STORIA


Corsetta fatta, doccia fatta, caffè preso, ed ora un po' di relax, prima di intraprendere il giro turistico settimanale, made in …...... Corriferrara.

Sottofondo musicale, l'amato divano e libro, il Melchiorri ...... oggi scopriamo l'origine delle vie Camposabbionario e Scandiana, prima di visitarle.

La prima: fu chiamata Strada di Campo Sabbionario, perché nei pressi della via, era presente una cava o deposito di sabbia, che era utilizzata per sistemare, nei casi di necessità, le strade, in particolar modo nei mesi invernali o nei periodi piovosi.

La seconda: il palazzo Schifanoia, qui ubicato, uno dei più importanti palazzi estensi, ebbe tra i suoi proprietari Marfisa d'Este, la quale, ad un certo punto, siamo nel 1582, decise di affittarlo a Giulio Tieni Conte di Scandiano, che qui rimase fino al 1590, e questi pochi anni, bastarono a cambiare il nome della strada, da Piazza Schifanoia (piazza perché nel periodo estense, nel tratto tra Via Madama e Camposabbionario, oltre alla chiesa di S.Maria in Vado e Palazzo Schifanoia, non c'era nulla ma solo un grande slargo) a Via Scandiana.

Ora tutto mi è più chiaro, infilo Nike e giubbotto, prendo Nikon e posso partire, la decima puntata ha inizio.

Questa volta lascio la bici in garage, il sole splende, anche se la temperatura è pungente, quindi parto da casa a piedi.

Attraverso il Volano sul ponte vecchio di San Giorgio, da qui Porta Romana e Via Formignana ed eccomi arrivare nei pressi di via Scandiana.
Il primo colpo d'occhio, arrivando in questo punto, non è dei migliori, sulla destra, quello che rimane della Caserma Pozzuolo del Friuli, un grande complesso militare ormai abbandonato da anni e governato ora da erbacce per non dire altro; quindi a passo svelto, lascio questo pugno nell'occhio e dopo pochi metri eccomi all'incrocio con Via Camposabbionario.

Proprio su questo crocevia c'è l'ex chiesa di Santa Libera.

Museo Civico Lapidario Ex Chiesa S.Libera

Venne fatta costruire nel XV secolo, dal Cavalier Antonio Angelici, ed in origine era attigua al complesso conventuale di Sant'Andrea, oggi scomparso.
Nel 1556, i frati Agostiniani, che reggevano il convento, la cedettero all’Arte dei muratori che provvide a restaurarla ed abbellirla.
Con l’invasione francese del 1796, la chiesa, come tante altre cittadine, fu sconsacrata e, negli anni, adibita a tantissimi usi, tra i più disparati, da magazzino a stalla, laboratorio e infine officina metallurgica fino al 1979, quando l’amministrazione comunale ne decise il recupero e restauro per destinarla definitivamente a museo.
Oggi è ben difficile trovare un ferrarese che conosca l'ubicazione dell'ex Chiesa di Santa Libera, per tutti, oggi, è il Museo del Civico Lapidario.
Al suo interno è possibile vedere una collezione di marmi romani, prevalentemente di artigianato funerario, provenienti da tutto il territorio ferrarese; vi sono steli e sarcofagi di cui, il più prestigioso, è quello degli Aurelii.
Ora proseguo per Camposabbionario, bastano pochi passi per arrivare ad un rudere, anche se in questo caso, le colpe delle amministrazioni pubbliche sono meno pesanti.


Ex Chiesa di S.Andrea

Proprio a lato della Scuola Media “Dante Alighieri”, all'interno di una recinzione, vi è quel che resta di una grande costruzione, di cui non è facile capirne le antiche forme, ma fortunatamente vi è ancora una targa apposta dalla Ferrariae Decus, siamo davanti a quel che resta dell'antica chiesa di Sant'Andrea.
Targa della Ferrariae Decus

Ormai questo rimane uno degli ultimi ricordi tangibili del secondo conflitto mondiale, ma mentre nel caso della chiesa di San Benedetto (che aveva avuto la medesima sorte) si è provveduto a ricostruirla, per Sant'Andrea invece, non si è fatto nulla, ed anzi, parte dell'area su cui era costruita è stata utilizzata per la costruzione della scuola media precedentemente menzionata, in modo tale, che ora non è nemmeno possibile immaginarne le vecchie forme.
Credo comunque valga la pena ripercorrerne la storia, perché parliamo di quello che fu uno dei principali luoghi di culto dell'intera storia ferrarese.

Le prime tracce risalgono all'anno mille, mentre è dal 1256 che vi si insediarono i frati agostiniani per volere di Azzo VII d'Este.
Nel 1338, venne ampliata e portata a tre navate, poi, un susseguirsi di artisti del tempo, fra cui lo Scarsellino, il Bononi, il Garofolo, Giuseppe Mazzuoli (meglio conosciuto come il “Bastarolo”, che qui venne anche sepolto) e tanti altri minori concorsero, con le loro opere, ad abbellirne ogni spazio.

Una curiosità che riportano le cronache dell'epoca, è legata proprio ad una di queste opere, il soffitto era dipinto con emblemi e stemmi di S.Agostino, immersi in nuvoloni con lampi e fulmini, mentre il nostro Duomo aveva il soffitto dipinto di azzurro con stelle d'oro lucenti, così quando si chiedeva quali erano le condizioni atmosferiche del tempo, pare che i più burloni dicessero: “sereno in duomo e sempre brutto in S.Andrea”.
Da ricordare infine, che al suo interno, vennero tra gli altri, tumulati personaggi del calibro di Biagio Rossetti, Alberto Schiatti, Giovan Battista Aleotti oltre al già citato Mazzuoli.
Fortunatamente, durante gli ultimi crolli e demolizioni, parte degli affreschi sono stati salvati e portati nella Pinacoteca cittadina, mentre il coro ligneo è quello ora ubicato in San Cristoforo della Certosa.

Ed ora, andiamo in Via Scandiana, verso il Museo Schifanoia.
Siamo nel 1385, quando viene posta la prima pietra (lo stesso anno del nostro castello), sotto la spinta di Alberto V d'Este (colui che possiamo vedere sulla facciata del duomo) e questo palazzo è l'ultima testimonianza di dimora (un tempo definite “delizie”), entro le mura cittadine, destinata a rappresentanza della casa D'Este.


Museo Schifanoia

Inizialmente il palazzo era ad un solo piano e lungo 32 mt, poi nel 1391, viene ampliato; diventa di 64 mt e viene costruito un piano superiore. Ma il suo anno magico è il 1465, quando Borso d'Este, decide un ulteriore ampliamento (la costruzione di un piano nobile per degli appartamenti ducali) ma specialmente fece nascere quello che oggi conosciamo come “Salone dei Mesi”, chiamando i principali pittori dell'officina ferrarese, come Ercole de Roberti e Francesco del Cossa, e facendo affrescare un intero salone, celebrando la propria casata in chiave astrologica e mitologica.
Venne poi costruito l'imponente portale per opera degli artisti Ambrogio di Giacomo di Milano e Antonio di Gregorio.

Portale Museo Schifanoia

Lo splendore del palazzo continua anche dopo il Duca Borso, ma è con la caduta degli Estensi (1598) che il declino arriva.
Il palazzo comincia a passare di affitto in affitto, toccando momenti molto bui. Addirittura, quando la gestione arriva al marchese Annibale Romei, se ne disinteressa totalmente e viene occupato da varie famiglie (definite dalle cronache dell'epoca, “gentaglia”) che si spartiscono i locali.
Nel 1703, la proprietà passa alla famiglia Tassoni, la quale comincia a modificarne la struttura; vengono demolite la loggia e la scala con cui, dall'esterno, si poteva giungere direttamente al salone dei mesi.
Quando il palazzo viene dato in affitto ad una Manifattura Tabacchi, lo scempio è completo, visto che si provvide ad intonacare di bianco tutte le pareti, coprendo tutti gli affreschi.
Con l'arrivo dei francesi, infine l'edificio è confiscato e ceduto al concittadino Giacomo Mayol.

Sarà solo a partire dagli 20 del '800, che rinasce in città, la voglia di riscoprire gli antichi fasti di questa ex Delizia Estense.

Per poi arrivare, nel novembre del 1898, al completo recupero ed alla definitiva destinazione a Civico Museo.

A due passi ci sarebbe ora da visitare la splendida basilica di Santa Maria in Vado, ma vista l'ora, meglio un aperitivo e la visita alla Basilica sarà per una prossima volta.

Alessandro Polesinanti