Domenica 2 aprile si è svolta la terza edizione della Rovigo Half Marathon, sono stati quasi cinquanta gli atleti Corriferrara partecipanti alla gara competitiva.
ecco il racconto di Fabio e Monia
E-Brezza
Si comincia volendo fare qualcosa di diverso dal solito: inizi a correre, coinvolgi qualcuno e senza neanche accorgertene sei li che vuoi superare i tuoi limiti.
Oggi non sono io il protagonista ma Monia che si presenta alla partenza della sua prima mezza maratona.
La domenica inizia presto, sveglia alle sei per prepararci e preparare le bambine alla partenza verso Rovigo dove oggi assieme altre sei, settecento persone prenderemo parte alla mezza maratona in programma più altre centinaia iscritte alle non competitive 10k e 3,5k. Io non mi sento molto bene: la notte è passata quasi in bianco per forti dolori alla cervicale e un forte raffreddore mentre la sera prima ho sofferto anche di due linee di febbre che stoicamente riesco a sopportare senza chiamare il 118. Faccio colazione con un po’ di pane e cioccolato, un caffè e il fido Aulin che ha il compito di togliere tutti i mali della vecchiaia e impedire che il ginocchio ancora malconcio si faccia sentire durante la corsa. Anche Sofia non è al cento per cento ma rischiamo comunque di portarla via anche perché la mattinata sembra serena e confidiamo nel calore dei giorni precedenti. Ad aiutarci con le bambine oggi sono stati arruolati gli zii Nora e Paolo che hanno dormito da noi così alle sette e trenta siamo tutti già pronti per partire.
Arrivati a Rovigo e parcheggiate le auto ci dirigiamo senza indugio al ritiro delle pettorine e pacchi gara alla Camera di Commercio a due passi dall’arrivo e quattro della partenza situati rispettivamente in piazza Vittorio Emanuele e corso del Popolo. Tralascio le gags fantozziane all’interno della Camera di Commercio dove rompo un vasetto di conserva di pomodoro contenuto in uno dei pacchi gara e le difficoltà nell’agganciare il pettorale con le spille da balia, operazioni che mi portano via mezzora.
Prima della partenza ci concediamo un caffè a un bar vista arco d’arrivo che diventa lungo quando prima di uscire ci mettiamo in coda tutti per la pipì; e chi ti trovo in coda al bagno? Niente popò di meno che Lorenzo Lodi, la saetta della bassa; ci scambiamo qualche parola poi siamo pronti per uscire.
Perdiamo tempo davanti il bar io e Monia, vediamo sul centro della piazza i ragazzi della Corriferrara in posa per la foto di rito e si capisce bene che si tratta di un boicottaggio perché noi lenti non ci vogliono! Ci avviciniamo al gruppo e scambiamo due chiacchere con chi ha fatto parte dello staff per la maratona di Ferrara assieme Monia e riceviamo i paternali buffetti del Presidente che ci bacchetta per non aver indossato la canottiera d’ordinanza.
È ora di riscaldarci. Il meteo non sembra voler volgere al meglio e si percepisce un forte vento soffiare sopra i palazzi e fra le vie del centro storico della città veneta. Corriamo un quarto d’ora per le vie attorno la partenza più qualche esercizio di stretching ma continuo a sentire freddo, tanto che rimpiango di aver lasciato a casa i manicotti per le braccia. Sono ormai le nove e quindici così ci spostiamo verso la zona di partenza dopo aver dato un bacio e un cinque alle bimbe. La tensione sale. Siamo quasi omogeneamente suddivisi in zone fra i partecipanti sulle tre distanze in programma così io e Monia, abbastanza avanti, siamo fra i mezzi maratoneti con tutte le maglie verdi dei dieci chilometristi alle spalle.
Sparo! Partiamo con calma. Faccio praticamente da pacer per Monia che però dimostra di voler alzare il ritmo. Mi ero convinto che avesse nelle gambe un passo attorno i sette minuti al chilometro ma il primo chilometro lo corriamo ai sei mentre il grosso di chi fa i dieci chilometri ci supera. Fino al decimo non scendiamo sotto il sei e trenta, ottimo! Al terzo chilometro facciamo già gara praticamente da soli, al nostro passo si aggrega una signora che ci saluterà per accelerare prima dei dieci chilometri. Al ristoro dei cinque chilometri consiglio a Monia di prendere un paio di fette biscottate con marmellata perché non aveva ancora fatto colazione mentre io prendo una bottiglia d’acqua che terrò in mano fin quasi al traguardo. Ai sette e cinquanta Monia si rinfresca con la spugna, io non mi azzardo perchè non mi sono ancora riscaldato e sto provando molto freddo soprattutto quando in zone di aperta campagna ci investono forti folate di vento. Anzi, il dramma inizia presto, ed è l’incubo più brutto per chi corre… la caccotta del Podista! Che fare? Fino al decimo chilometro non c’è l’ombra di un bagno chimico, nemmeno di un bosco, dei rovi o chissà. Vabbè stringo il cu…
I primi dieci chilometri non sono ancora conclusi che lancio l’ultimatum a mia moglie che è preda degli influssi euforici delle endorfine e non la smette più di urlare e incitare i pochi e silenti spettatori sulle strade ad incitarci. Il fatto è che quando incontra un povero infortunato zoppicante gli chiede come va con tono quasi di sberleffo, questi le risponde mugugnando parole che non sento ma che non fatico a capirne il significato; al chè le dico che se non ci dà un taglio io prendo a fare il mio passo e ci vediamo al traguardo. Il rimprovero fa effetto e torniamo verso il centro cittadino un po’ più tranquilli.
Al ristoro dei dieci chilometri entrambi prendiamo dei sali mentre la nostra compagna di passo ci stacca per accelerare. Il tragitto che nella prima metà aveva esplorato la periferia nord di Rovigo ora punta verso sud passando su alcune graziose passeggiate sull’Adigetto, o così mi pare di ricordare il nome del fiumiciattolo che attraversa la città. Qua e là la corsa deve però attraversare le strade principali chiuse al traffico dove non passano inosservate le numerose sfuriate di molti automobilisti verso i volontari che vediamo sempre più tesi e cupi.
L’ampio giro seguendo il corso dell’Adigetto vede molti posti alberati anche ben appartati e un pensierino lo faccio, dico la verità, anche più di uno; ma forse mi manca il coraggio o forse l’emergenza non è così alta come sembra e proseguo imperterrito fra alti e bassi. Anche Monia riesce a mantenere un passo che dopo il decimo chilometro passa attorno i sei e quarantacinque fino al diciassettesimo. In realtà dopo il ristoro dei quindici chilometri dove ho mangiato mezza banana sono io a soffrire l’appannamento della vista e forse qualche giramento di testa ma le gambe non sembrano risentirne, tanto che il ritmo rimane costante e migliora al chilometro diciotto che facciamo in sei minuti.
Questo strappetto però taglia le gambe a Monia che vedo cambiare espressione (oltre al fatto che non parla più!). Mi confiderà poi che non parlava perché si stava ripetendo che aveva partorito due volte e che quello sforzo non era niente in confronto. I chilometri diciannove e venti diventano tribolati per lei e dobbiamo rallentare alzando il passo sopra i sette al chilometro tanto che qualche avversario ci sorpassa; la cosa non mi dispiace perché i passaggi fra sanpietrini e marciapiedi o i vari cambi di direzioni mi hanno irritato il ginocchio destro. Siamo ormai per le vie del centro tanto che iniziamo a sentire la voce del presentatore che parla di podi e premiazioni. Sono gli ultimi metri e vediamo il cartello dei ventuno chilometri così ci prendiamo per mano e faccio i complimenti a Monia perché ce l’ha fatta; ultimi metri di trionfo con Gaia che ci attende all’arrivo. Cavallerescamente mi stacco di qualche centimetro per lasciarla arrivare davanti. Attraversato l’arco ci scambiamo un caloroso bacio: complimenti Monia, ce l’hai fatta! Il cronometro segna due ore e diciassette minuti.
Il tempo di mettere la medaglia al collo e prendere una limonata e una macedonia ciascuno dal ristoro finale poi ci avviciniamo a Gaia per passarle la medaglia. Ormai è un rito. Non fosse altro che questa volta mi ha accolto con un “Ma io ho visto tre persone con la coppa: papà, la prossima volta vinci la coppa?”; sì Gaia la coppa è un’altra storia, dovrai aspettare ancora un po’! Mi dispiace.
Andiamo a recuperare anche Sofia che è in un bar con la zia. Guance rosse, ha dormito, è calda! Supposta poi dritti a casa senza mangiare, ma credo che il pasta parti non ci fosse, senza doccia, senza usufruire di un bagno. Vabbè, l’ho tenuta fino adesso, vuoi non tenerla un’altra mezzoretta.
Il pomeriggio e la notte sono tranquilli per Sofia, la febbre non c’è ed è vispa come al solito. Io dopo una piacevole seduta di gabinetto sono rinato, il raffreddore è sparito e la cervicale sta che è una meraviglia. Insomma, la corsa guarisce più delle medicine! Ho solo le zone basse irritate per aver corso venti chilometri con le terga strette.
Monia invece cammina come un robot e anche da rottamare. Povera, questa settimana ha anche il turno di notte così questa sera dovrà uscire alle dieci!
Ah, già, bellissima è la prima cosa che mi ha detto Monia appena saliti in macchina per tornare a casa: “ALLORA: LA PROSSIMA QUAND’È?”. La mia risposta è stata più pessimista: “Vediamo mercoledì cosa mi dice l’ortopedico per il ginocchio poi vediamo”.
di Fabio Bossolari
OLEKSANDR VASKOVNIUK 21+31
BENETTI MATTEO 21+27
MARIOTTI STEFANO 21+26
ROSATI ANDREA 21+26
GARBELLINI MARCELLO 21+23
GRANDI DENIS 21+22
POLIZZI OMAR 21+20
PRESTI GIUSEPPE 21+20
ROSATI MATTIA 21+20
PRINI SANDRO 21+19
GALATI LORENZO 21+19
FARDELLA ALESSANDRO 21+19
ARTIOLI ANDREA 21+19
CORA' MASSIMO 21+18
BOCCHI LORENZO 21+18
BIGONI MASSIMILIANO 21+16
SCABBIA DANIELE 21+16
TIEGHI MAURO 21+15
ALBERTIN ROSANNA 21+21
BOARATI MARIO 21+15
LODI LORENZPO 21+14
TEBALDI MIRKO 21+14
DESERTI SIMONE 21+14
MALFATTO OTTORINO 21+14
GUERRATO ELENA 21+20
MONTANARI MATTEO 21+14
ROSSETTI ANNAMARIA 21+19
ZUCCHINI MARIO 21+13
MEDAS LUIGI 21+13
TEUTONICO ANTONIO 21+13
PANTALEONI PAOLA 21+18
BOTTONI MASSIMO 21+11
BLEVE COSIMO 21+11
MARANGONI EMANUELA 21+17
PAVASINI DEBORAH 21+16
BENINI ELISA 21+15
MALAGOLI ELEONIRA 21+15
MAIETTI CATERINA 21+14
ROBUSTINI MAURO 21+7
BROMBIN COSETTA 21+9
POLESINANTI ALESSANDRO 21+1
BRANDALESI ERICA 21+7
TALMELLI BARBARA 21+6
COLOMBANI PAOLO 21
COSTANTINI ENRICO 21
POZZATI MONIA 21+1
BOSSOLARI FABIO 21
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