Riprendiamo il viaggio su
Ferrara, uscendo per ora dalla nostra piazza e ritornando nella via
più bella della città rinascimentale, Via Savonarola.
Oltre a tanti palazzi, che
erano le dimore delle nobili famiglie dell'epoca, in questa via vi è
anche un luogo di culto di assoluto rilievo per la storia cittadina.
Sto parlando chiaramente
della chiesa di San Francesco, che, a mio modesto avviso, rimane la
chiesa più bella della città, per il suo sagrato, per la sua
imponenza, per i suoi dipinti e per alcune sue particolarità.
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Basilica di San Francesco |
Certamente tutto questo
era più vero fino al 2012, poi il sisma ha lasciato segni che
probabilmente, solo e speriamo, fra qualche anno potranno essere
cancellati del tutto.
Tra Via Terranova (su cui
si affaccia il grande sagrato) e Via Savonarola (l'antica Via di San
Francesco), nelle forme attuali, venne edificata nel 1494, da Biagio
Rossetti (a detta di molti una delle sue migliori opere) su incarico
del Duca Ercole I, ma il primo nucleo risale al 1232, quando venne
qui costruita, una piccola chiesa, gestita dai frati francescani.
Successivamente, è grazie al vescovo Filippo Fontana (siamo nel
1241) che cresce l'idea di realizzarne una più grande.
Fin da subito questo
luogo di culto assume in Ferrara, un ruolo di primo piano, tanto che
è proprio qui che si tennero i lavori preparatori per il Concilio
Ecumenico (Basilea-Ferrara-Firenze-Roma, anni 1431-1445).
L'architettura della
basilica cambiò nel 1570 quando, con il terribile terremoto che
colpì la città, tutta la parte alta crollò e venne ricostruita con
qualche variante.
Fin dagli inizi, fu luogo
di sepoltura di molti esponenti della casa D'Este e fra i tanti qui
vennero sepolti Ugo (figlio di Niccolo III) e Parisina Malatesta.
Nel complesso religioso,
vennero pure tenute le prime lezioni della facoltà di legge
dell'Università di Ferrara.
Venendo velocemente ad
anni a noi più vicini, una data importante è il 1864 quando venne
completamente spogliata di tutte le tavole del grande pittore
Benvenuto Tisi da Garofalo, per essere portate nella Pinacoteca.
Nel secolo scorso invece, il 16 gennaio 1957, Pio
XII la elevò, con bolla pontificia, a Basilica minore.
Una delle prime curiosità di questo luogo è
inerente la sua proprietà, strano a dirsi, ma l'attuale
proprietario, se lo vogliamo identificare con una persona, è
praticamente Angelino Alfano, il Ministro degli Interni dell'attuale
Governo italiano.
Ebbene si, questo complesso, non appartiene alla
Curia o ad altro ente religioso, ma è di proprietà del Ministero
degli Interni, tramite il Fondo Edifici di Culto, come è
testimoniato anche da una targa apposta nei pressi della porta
principale.
Passando tra il verde del sagrato, proviamo ora ad
entrare (ma solo virtualmente, i danni del terremoto non permettono
di utilizzare l’entrata principale e l'unica via di accesso per il
pubblico, è quella laterale posta in Via Savonarola).
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Interno prima del sisma |
L'interno ha una pianta a
croce latina, con ampie navate ed otto cappelle per lato; in ogni
cappella è possibile ammirare bellissimi affreschi, ma, se ci
rechiamo nel transetto di destra (proprio in prossimità dell'entrata
attuale) ecco apparirci una splendida opera, ben poco nota, ma che
merita veramente uno sguardo (la foto non rende appieno), e direi
unica nel suo genere nella nostra città, sto parlando del sontuoso
mausoleo di Francesco Ghiron Villa.
Mausoleo di Francesco Ghiron Villa |
Francesco fu tra i Villa,
sicuramente quello che diede più lustro a questa nobile famiglia
ferrarese che, tra le altre cose, abitarono nel Palazzo dei Diamanti
dopo la dipartita degli Estensi.
Fu grande condottiero, al
soldo in particolar modo della Repubblica di Venezia, e proprio
lavorando per la città lagunare, divenne uno degli eroi di Candia
(città dell’isola di Creta che, nella seconda metà del ‘600,
fu difesa strenuamente da Venezia dall’attacco dell’impero
Ottomano), ed alla sua morte, fu la moglie, la marchesa Camilla
Bevilacqua, che fece costruire questo mausoleo in stile barocco, con
statue e bassorilievi, a ricordo proprio di quell’evento.
Se lasciamo riposare il
marchese e ci spostiamo nel transetto di sinistra, possiamo invece
notare, un prezioso sarcofago romano di fattura ravennate, risalente
al V secolo.
Ed ora usciamo e
fermiamoci sul lato opposto della strada, con lo sguardo rivolto
all’entrata della chiesa, ed ecco un’altra particolarità di
questa basilica, sulla sommità della porta è posizionato un
sarcofago, che raccoglie le spoglie di Gerardo Saraceni, giurista e
cattedratico dell'Università.
Il sarcofago di Gerardo Saraceni |
Infine un ultimo sguardo
va al campanile, l'attuale venne costruito nel '600 in quanto,
l'originario, alto 37,16mt, senza contare la cubatura che accoglieva
le campane, fu abbattuto nel 1616, a causa dell'inclinazione che
aveva assunto e che minacciava la stessa sicurezza della chiesa.
Ora lasciamo questo
tempio e continuiamo per la via.......
Alessandro
Polesinanti