giovedì 9 aprile 2015

A CORRIFERRARA A SPASSO NEL TEMPO 25

25° PUNTATA – IL CANNONE E LA LAMA

 
Oltrepassiamo oggi “la Via Coperta” ed entriamo in Largo Castello, o meglio in un tratto del Largo, visto che con questo nome, oggi è chiamata tutta quell'area attorno al Castello, tranne la parte ad est.
La zona di cui ci occupiamo oggi era, fino al 1473, conosciuto come il “Cortil Grande”, dove la casa ducale, aveva ubicato le stalle dei cani e dei cavalli, la legnaia e la panetteria di Casa d'Este.
Con l'arrivo dello Stato Pontificio, la piazza prese il nome di Piazza Cibo, appellativo derivante dal Cardinale Alderano Cibo, che fece qui costruire, accanto alla Beccheria maggiore (il macello) una grande Pescheria.
In tempi a noi più vicini, tra l'800 ed i primi del '900 (1911), l'area era nota anche con il nome di Piazza dei Pollaiuoli, perché tutti i giorni avveniva qui, la compravendita di polli ed uova.
Oggi questo splendido spazio è oggetto ha fortunatamente un uso molto più nobile, da palco per concerti (le serate di “Ferrara sotto le stelle”), a vero e proprio teatro all'aperto del Giuramento del Palio, a sede di sfilate di moda, per non dimenticare la magnifica serata che ogni 31/12 ha proprio qui la base per “L'incendio del Castello”; ma nel quotidiano sono due gli elementi che contraddistinguono questo posto, la Colubrina (meglio noto come “il cannone”) e la chiesetta di San Giuliano.

La Colubrina

La Colubrina che vediamo fissa nella piazza è un dono dell'Unione Industriali di Ferrara, che la donò al comune nel 1985, in occasione del sesto centenario del Castello Estense. Questa era una delle artiglierie, che a partire dal '500 difendevano il castello.
Delle originali non ne è arrivata nessuna ai giorni nostri, sia perché andate distrutte negli ultimi combattimenti che coinvolsero gli Estensi e sia perché i pezzi rimasti presero la via di Modena quando la Corte ferrarese dovette lasciare la città.
La copia che possiamo vedere è lunga 6,74 mt e pesa circa 7.250 kg, e corrisponde ad un cannone denominato “Regina” (il pezzo più famoso a disposizione degli Estensi). L'originale fu realizzato da Annibale Borgognoni nel 1556 per incarico del Duca Ercole II d'Este. 

Particolare della Colubrina

Il Borgognoni fu certamente il principale bombardiere (inteso come costruttore di pezzi di artiglieria) di casa d'Este del '500 e nel Museo di Artiglieria di Torino si conserva una incisione del 1766 trovata dall'Angelucci a Villa d'Este a Varese ed è descritto come la più bella artiglieria fabbricata in Italia nel sec. XVI.
Oggi il nome “Colubrina”, se durante l'anno raramente balzi agli onori della cronaca, riecheggia però sempre a Ferrara, nel periodo autunnale, quando, durante l'assegnazione del Premio Estense (un premio letterario), viene assegnato, ad un personaggio vivente (che deve essere presente per poterlo ritirare), che operando nel campo dell’informazione si è particolarmente distinto per correttezza, impegno e personalità, il premio “Gianni Granzotto”, il quale è simboleggiato proprio dalla riproduzione della colubrina, “La Regina”, in argento.
Ed ora occupiamoci della chiesa di San Giuliano.


Facciata chiesa di San Giuliano

Questa chiesetta chiusa ormai da tempo immemore è un piccolo gioiello nel centro di Ferrara, e la sua storia è piuttosto curiosa.
Originariamente era ubicata all'incirca ove si trova ora l'entrata del Castello in questa piazza, poi, con la necessità di costruire la fortezza, venne abbattuta.
Qualche anno dopo (siamo nel 1405), il nobile ferrarese Galeotto Avogari, camerlengo del marchese, avendo ricevuto in dono da Niccolò II un terreno nei pressi del castello, decise di ricostruire la chiesa precedentemente distrutta.
Rimase aperta al culto fino al 1796, quando anch'essa subì la sorte di tante chiese ferraresi con l'arrivo dei francesi.
Fortunatamente qualche anno dopo, il Conte don Pietro Dalla Fabbra, ne acquistò la proprietà evitando che venisse nuovamente distrutta.
Successivamente la proprietà passò prima a don Santino Fiori e quindi al cardinale Luigi Giordani, arcivescovo di Ferrara dal 1877 al 1893. 

Interno della chiesa di San Giuliano


Nel 1895, grazie ad un accordo tra la Famiglia Giordani, il Comune, la Provincia ed il Ministero della Pubblica Istruzione, la chiesa fu protagonista di un primo forte restauro e nel 1957 di un secondo, che ne sancì l'uso all'Associazione della Stampa (anche per questo motivo è da sempre conosciuta come la chiesa dei giornalisti), al quale, nel 1971, si affiancò anche l'Ordine del Santo Sepolcro. Nel 1972 il passaggio, dagli eredi del Giordani, a monsignor Mariotti, che sarà l'artefice degli ultimi scoppiettanti eventi della chiesa.
Siamo nel 2002, la chiesa ormai è già chiusa da tempo ed il monsignore decide di disfarsi del piccolo gioiello quattrocentesco, vendendolo ad una società di Massa Finalese (MO), la “Tricongress”, per farne un contenitore espositivo, ma la società in breve tempo fallì e fortunatamente la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara venne in soccorso alla storia di Ferrara ed alla successiva asta fallimentare, acquistò la chiesa per donarla poi, alla diocesi di Ferrara-Comacchio.
Ed ora un piccolo cenno al Santo a cui è dedicata la chiesa, San Giuliano l'ospitaliere.

Riproduzione della storia di S.Giuliano

“La storia della vita di San Giuliano, narra di come, durante una battuta di caccia, un giovane Giuliano incrocia un cervo, il quale gli profetizza che in futuro si sarebbe macchiato dell'omicidio dei propri genitori.
Colpito da questa predilezione decide di fuggire il più lontano possibile e fatta fortuna in una nuova terra, sposa una nobile castellana.
I genitori però, hanno continuato a cercarlo scomparso e dopo tanto girovagare, finalmente e per puro caso, arrivano nella nuova casa del figlio; qui incontrano la moglie a cui raccontano la loro storia. Dopo aver ascoltato la triste storia, la giovane donna offre ai suoceri il proprio letto per riposare prima di incontrare il figlio.
Giuliano tornato a casa trova il proprio letto nuziale occupato e, accecato dall'idea di un tradimento, estrae la propria lama e trafigge i due corpi inermi che lo occupano.
Uscito di casa incontra la moglie viva, di ritorno dalla chiesa, così capisce che la tragica profezia ha avuto luogo.
Con il cuore affranto, Giuliano decide, aiutato dalla moglie, di costruire un ospedale sul greto del fiume che scorre in zona e di dedicare la propria vita all'accoglienza dei viandanti. Una notte poi, incurante del pericolo, il Giuliano traghetta un lebbroso dall'altro lato del fiume. Il malato, che altri non era che il Cristo, una volta guarito scomparve, annunciando la remissione dei loro peccati.
San Giuliano per queste vicende è detto l'Ospitaliere ed è patrono degli osti e degli albergatori.”

Alla prossima


Alessandro Polesinanti