mercoledì 18 luglio 2018

38ª TRANSCIVETTA 2018 ( CON GLI OCCHI E LE GAMBE DI 2 RUNNER NEOFITI).


ANTEFATTO
Succede che un giorno apri le mail e trovi quella della Corriferrara che parla di un trail sul Civetta, montagna che conosciamo benissimo perché tutti gli anni andiamo a farci passeggiate e picnic. 
Succede che alle sera tua moglie ne parla col presidente, noto fanatico di trail, che ne decantata la bellezza e nonostante da dietro tu gli fai segno tipo "ti taglio la gola" lui va avanti e si lascia scappare un "ma si, c'è la fate tranquillamente!"
Succede che qualche giorno dopo torni a casa dal lavoro e tua moglie ti accoglie con un "Ti ho fatto una sorpresa: un bel regalo!!!"- mi hai preso le nuove Brooks? - meglio, meglio... - il Forerunner 265? - è una cosa per NOI... 
Ritiriamo il pettorale al venerdì e già da questa banale operazione capiamo che dietro c'è una macchina organizzativa galattica. Pacco gara pieno di dépliant pubblicitari ma anche con una maglia tecnica molto bella e istruzioni chiarissime per il giorno della gara.
- un week end a Parigi?
- siamo iscritti alla Transcivetta! 

38ª TRANSCIVETTA 2018 ( CON GLI OCCHI E LE GAMBE DI 2 RUNNER NEOFITI). 
Domenica mattina ci svegliamo presto. Parcheggiamo la macchina alla Luxottica e una navetta ci porta alla partenza. C'è nuvolo e anche freddino il che mette un pò di apprensione a Barbara. Pausa al bar con sosta al bagno dove c'è anche chi si fa la barba... evidentemente ci tiene a "venire bene" nelle foto.
Ci spostiamo alla partenza dove depositiamo il sacco con gli indumenti e cerchiamo maglie amiche, ma non è facile in mezzo ad altri 2500 partecipanti. Conosciamo sul posto alcuni ragazzi della Corriferrara e poi troviamo Alberto e Loriana, compagni di CRS e stemperiamo la tensione parlando con loro. LA PARTENZA. 
Siamo in tantissimi. La pistola da il via ma passa più di qualche secondo prima di passare sotto l'arco della Karpos e facciamo partire gli orologi. La strada è asfaltata ma in costante salita quindi partiamo correndo piano. Cerchiamo anche di restare vicini perché siamo davvero in tanti e la strada è stretta. Piove. Piano ma piove, ma forse è meglio così. La strada continua a salire alternando rampe più ripide a tratti più facili. Barbara si sente il cuore in gola e optiamo per una camminata veloce. Per fortuna poco dopo arriviamo al primo ristoro presso Capanna Trieste: acqua, te, sali, cioccolata, crostate, banane, mele, limoni e chi più ne ha più ne metta. Si riparte!

VERSO IL RIFUGIO VAZZOLER.
Finisce la parte asfaltata e comincia il sentiero. Procediamo spediti aiutati anche dal fatto che attraversiamo un falsopiano con tanto di mucche al pascolo. È nuvoloso e non piove più, ma poco dopo ricomincia la salita, senza grandi strappi, ma costante ed inesorabile. Passiamo qualche cartello che ci dice quanto manca all'arrivo ma siamo ancora in doppia cifra: meglio non pensarci. Entriamo nel bosco così adesso il terreno diventa anche scivoloso. Il cuore torna a farsi sentire nei pressi dell'epiglottide. Ci prende un pò d'ansia perché questo maledetto rifugio non si vede nemmeno in lontananza ed è il primo check point da passare entro l'orario stabilito. Mi guardo indietro e vedo ancora un bel serpentone che ci segue. L'ultimo strappo si sente tanto, soprattutto nei polpacci ma finalmente ci siamo: 100 metri al ristoro. Stesso menu ricco e abbondante del primo. Gli addetti ci fanno i complimenti e questo insieme al fatto di essere arrivati con buon anticipo rispetto al tempo limite ci ricarica. 

LA SALITA AL TISSI.
FINO AL COLDAI.
Sì esce dal bosco e si scende leggermente così le gambe si sciolgono un pò. Le nubi si diradano e filtra un timido sole, ma ad incantare è il panorama sempre più incantevole. Sappiamo che dobbiamo riprendere a salire, ma quando scorgiamo le maglie colorate di chi ci precede, a qualche centinaia di metri sopra le nostre teste... ci accomuna un pensiero: "ma chi ce l'ha fatto fare?" ( vedi prologo). Di sentieri in montagna ne abbiamo fatti tanti però una salita come questa non la ricordiamo proprio: dura, durissima impossibile correrla, almeno per dei comuni mortali. Mi piacerebbe vedere come l'hanno affrontata le prime coppie. L'ultimo pezzo poi è indescrivibile. Vediamo il rifugio Tissi. Guardo l'orologio e penso: "ok anche questo check point è andato". Il rifugio è bruttino, ma la vista che si gode dai 2262 m di altitudine è mozzafiato. C'è una panchina libera: ne approfittiamo, anche perché abbiamo bisogno di mangiare qualcosa, anche se mezzo panino al salame non è proprio da runner... ma ce lo siamo guadagnato! 
Il laghetto Coldai è bellissimo (v. foto) e qualche turista azzarda persino il bagno. Ancora un ulteriore strappo in salita, mentre di fronte ci appare il Pelmo con l'immancabile nuvala a fargli da cappello e raggiungiamo l'ultimo ristoro dove ci timbrano il pettorale: adesso è davvero fatta! Beviamo tanto e ci lanciamo per gli ultimi 5 km tutti in discesa.

Ripartiamo e adesso c'è sole pieno e una bella discesa che ci aspetta. Sulla destra le "ali spiegate" del Civetta, con gli ultimi cumuli di neve e a sinistra uno skyline dominato da sua maestà la Marmolada. Bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi perché ci sono solo pietre, ma le gambe tengono ancora. Il problema è che sappiamo dov'è il rifugio Coldai ci siamo già stati, anche se passando dal versante opposto e siamo consapevoli del fatto che prima o poi ricomincerà la salita. Quando la vediamo, Barbara mi propone di tornare indietro. Le faccio notare che abbiamo appena passato il cartello dei -8: "era più lunga la corsa della Nutria" aggiungo. Non la convinco (e non convinco nemmeno me), anche perché polpacci, flessori e glutei urlano più forte e nemmeno la vista di Alleghe con il suo lago in fondo alla vallata, mitiga la fatica. Per fortuna condividiamo con altre coppie questo tratto e ci facciamo coraggio a vicenda. L’ARRIVO. Il primo tratto di discesa è un classico ghiaione di montagna, quindi procediamo con qualche cautela, ma quando il terreno migliora “acceleriamo” e tagliamo anche qualche curva del sentiero seguendo chi ci precede. Do un’occhiata al mio orologio, ma è spento: la batteria che non ha retto: noi si! Passiamo in velocità i cartelli -4 km e -3km ed arriviamo sul tratto finale che di fatto è una pista da sci. Sul muro più ripido i piedi battono sulla punta delle scarpe e fanno male, rallentiamo ma siamo a -2 km. L’ultimo tratto è un prato alla fine del quale ci aspetta il traguardo e una quantità di persone sbalorditiva. Tagliamo la linea d’arrivo affiancati e ricordo a Barbara di fermare il cronometro (il suo va ancora). Qualcuno ci applaude ci fa i complimenti. Ci chiedono di restituire i chip (ce n’è uno scatolone pieno al traguardo). Non realizziamo subito di aver fatto nel nostro piccolo un’impresa. 
Si scherza eh…
Ci mettiamo in fila per il pasta party e nell’attesa cominciamo a realizzare di aver coperto quasi 24 km (più di una mezza) e chi se ne frega del tempo, ad ottobre dello scorso anno ancora alternavamo 1 minuto di corsa ad uno di camminata! Ci riempiono i piatti e ci sediamo insieme ai nostri amici della CRS, loro si che sono andati forte! Non mangiamo quasi niente, le emozioni e la felicità hanno il sopravvento sulla fame (e comunque il panino al salame ha tappato egregiamente il buco). Si torna indietro con la cabinovia fino ad Alleghe e con il bus navetta fino all’auto: organizzazione davvero al top, unico neo: ci avevano promesso una birra all’arrivo, ma quei frettolosi dei primi l’hanno finita senza aspettarci. Vabbè, tanto loro il panorama non se lo sono goduto come noi. 
In macchina Barbara dice che le piacerebbe riprovarla per vedere se riesce a migliorare il tempo finale, ora che conosce il tracciato e sa cosa aspettarsi. Io credo che se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide!
ANDREA COGORNO

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