Valorizzare la bellezza del territorio facendole conoscere agli appassionati di trail running, era questo l'obbiettivo e il sogno dell'Associazione Amici del Rifugio Loff quando hanno avuto l'idea di organizzare questo Trail del Gevero con percorso snodato tra sentieri e mulattiere con partenza e arrivo a Cison di Valmarino bellissimo borgo in provincis di Treviso.
La gara proponeva poi due percorsi, uno da 21 Km con 1.500 D+ e uno da 42 Km con 2.600 D+.
Quasi mille i partecipanti, nonostante una giornata non certo buona dal punto di vista meterologico, e fra questi il nostro Nicola Cavallini, 360° all'arrivo della 21 km con il tempo di 4.08'50" mentre la vittoria sorrideva all'atleta dell'ASD San Rocco Eddy Nani con il tempo di 1.57'43". Fra le donne vittoria per Tina Sbrissa dell'Atletica Brentella in 2.37'42". Nella gara lunga la vittoria è andata a Luca Miori della GS Fraveggio in 4.11'20" mentre in campo femminile successo per la portacolori del Grupo Valetudo Silvia Rampazzo in 4.32'48". Ecco il bel racconto di Nicola:
Domenica 6 Novembre 2016 si è tenuta la terza
edizione del trail del Gevero. A partire erano mille runners, (o
podisti, o svalvolati, che dir si voglia). I percorsi erano due, 21.5 km
1500D+, 42 km 2000 e rotti D+. Parto dalle informazioni logistiche, un
po’ noiose, ma sempre utili, spero. La partenza è a Cison Valmarino, un
piccolo borgo molto carino, venti chilometri dopo Conegliano Veneto. La
gara inizia alle 8:30 del mattino, per evitare una sveglia davvero
antelucana, ho deciso di approfittare del dormitorio messo a
disposizione dagli organizzatori. Una brandina da campo in uno stanzone
con i compagni di avventura. Ammacca un po’ la schiena ma rinfranca lo
spirito, fa piacere sapere di non essere l’unico malato di mente
disposto ad una notte di fortuna pur di andare a scorrazzare in giro per
le Prealpi. Per la cena gli organizzatori avevano previsto un pasto a
12 euro in un locale convenzionato poco distante dal dormitorio e dalla
partenza. Con i 5 euro del dormitorio è compresa un’abbondante colazione
con torte fatte in casa e bevande calde.
Detto
ciò non resta che raccontare della gara, mi raccomando, ricordate che è
il racconto di uno scarso, quindi, siate comprensivi. Per tutto il
sabato sera aveva piovuto abbondantemente. La mattina aveva illuso le
aspettative dei partecipanti, dalle sei del mattino (ora della sveglia
in dormitorio) al momento della partenza (isn’t it ironic) il tempo si è
mantenuto nuvoloso senza pioggia. Ha poi iniziato a gocciolare
esattamente al via. Non importa, parto per i miei ventuno chilometri. I
primi chilometri si snodano intorno al borgo regalando qualche vista
dall’alto del paese, fino a passare per il piccolo castello che lo
domina dall’alto. I primi otto chilometri e mezzo danno la falsa
illusione che si tratterà di una domenica bagnata, ma tranquilla. Dopo
un ristoro con the caldo, parte la salita che ci porterà da quota 575 m a
1150 m. Il tracciato è molto bello, la vista è spettacolare anche con
il nuvolo. La salita è ripida, quasi seicento metri in poco più di due
chilometri e mezzo. Il tracciato, che il mio istruttore di arrampicata
avrebbe definito “facili roccette”, è tecnico. Sebbene fossi scarso
anche nell’arrampicata, sono stato felice di essermi scoperto
“disinvolto” nel muovermi a “quattro zampe”. Per disinvolto, intendo,
sapere cosa sia un “mano-piede” e sapere che delle volte, con le
braccia, è meglio spingere che tirare. Naturalmente tutto questo
avveniva sotto la pioggia, a tratti battente. Arrivati in cima alla
salita ci troviamo su una cresta ed esposti al vento. Le gocce di
pioggia diventano aghi congelati che si ficcano nelle guance. Al ristoro
in cima alla salita, gli organizzatori ti incoraggiano urla belluine e
pacche sulle spalle, pensavi che fosse quasi fatta, invece il peggio
deve ancora arrivare. Iniziano cinque chilometri di discesa. La discesa è
il terreno dei corridori agili e ben coordinati, nulla di più lontano
dalla mia andatura goffa e dinoccolata. Due giorni di pioggia hanno reso
la discesa un torrente di fango. Ora, io invidio enormemente il
giroscopio che altri corridori hanno innestato nel cervello, ma io ogni
tre passi ero a terra. Alla quinta caduta ho smesso di contarle. Ad un
certo punto mi sono lanciato in un toboga di una decina di metri. Sono
stati cinque chilometri infernali, senza riuscire a mettere in fila tre
passi di corsa. Oltre al fango, il terreno era smosso dai numerosissimi
partecipanti davanti a me. Al diciassettesimo chilometro l’ultimo
ristoro e gli ultimi quattro chilometri affrontati con rabbia, l’unica
cosa che potesse motivarmi a continuare a mettere un piede davanti
all’altro. Traguardo tagliato. Ecco che inizia l’effetto delle nostre
care amiche endorfine.
Tiriamo
un secondo le somme. Vale la pena fare questa gara? Anche se piove?
Anche se il tempo non aiuta? Mille volte si. Anche se a prestazione
cronometrica soffre delle condizioni pesanti, l’organizzazione è
impeccabile, i volontari sono dovunque e tutte le insidie del percorso
sono meticolosamente segnate. Nonostante la fatica non ci si sente mai
in pericolo. La salita è bellissima, tecnica ed esposta. Le creste in
cima sono davvero affascinanti. Sottolineo di nuovo l’organizzazione
spettacolare che preoccupa di ogni minio dettaglio, l’ambiente è
caloroso ed entusiasta. Il borgo è molto carino e merita la passeggiata
la sera prima della gara. That’s it! Buone corse a tutti!TRAIL DEL GEVERO 21 KM 1500D+ (1°5'36")
360° CAVALLINI NICOLA 4.08'50" 11'51" +6'15" 21+15
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