Firenze è la culla dove tutto nasce, la scintilla da cui tutto parte, il salvagente a cui aggrapparsi nel mare in tempesta. Firenze è un enorme debito di riconoscenza. Firenze è una scommessa, una storia di riscatto, un incubo che si trasforma in fiaba di speranza. Senza Firenze non esisterebbe Alessio che corre, i sacrifici e le soddisfazioni di questi ultimi 2 anni. Già, perché l’innamoramento con la Firenze Marathon è giunto tanto inaspettato quanto fulmineo: non avevo mai corso un solo km in gare podistiche, ma condotto una vita da calciatore dilettante, una carriera da atleta onesto, senza eccessi ne vizi. Ma torniamo al colpo di fulmine con Firenze e la sua meravigliosa maratona: era il Novembre 2015, e casualmente mentre andavo a trovare degli amici sono capitato in città nel weekend della maratona, senza dubbio nel periodo più difficile della mia vita. Mi trovavo a Firenze ospite di amici per il weekend ed avevo terminato l’ultimo dei 23 cicli di radioterapia, che seguivano sei mesi di chemioterapia. All’inizio di quell’anno infatti mi era stato diagnosticato un tumore, un linfoma di Hodgkin, un evento totalmente inaspettato per una persona di 36 anni che ha sempre condotto una vita sana: per usare un eufemismo in quei giorni “non stavo proprio bene”: avevo raggiunto un peso di quasi 100 kg a causa di alcuni medicinali assunti in quel periodo. Mi faceva male ogni centimetro del corpo e in particolare la gola e la cassa toracica erano state messe a dura prova dalle recenti radiazioni; respiravo con affanno e il mio corpo si affaticava dopo 3 gradini di scale. Aspettavo i risultati oncologici e vivevo i giorni più incerti della mia vita, in attesa di sapere se le cure avessero avuto effetto; se sei guarito o se il male avanza; se ci sarai ancora, o non ci sarai più. Sono dicotomie semplici, ben definite e nette, quando le devi mettere in un breve racconto; un po’ gravose quando realizzi che il racconto è la tua vita, e quello in attesa del giudizio della dea bendata sei tu. Ma tornando in tema, arriva il giorno della maratona e dalla mia finestra in via Aretina sono spettatore del passaggio dei top runners: decido di scendere in strada e vengo travolto da un’ondata di emozioni... una moltitudine di persone superava il km 26 della gara e fra questi gli eroici atleti con le hand-bike, impegnati in uno sforzo di braccia sovrumano; il coraggio delle persone ipovedenti legate ad un runner-guida con un laccetto al polso, la fiducia di essere guidati da una voce per 42 km, fra pericoli, curve, tombini e buche, senza poter vedere quell’orizzonte dove speri sempre di veder apparire il traguardo.
È stato uno dei giorni più belli della mia vita, un’indimenticabile emozione dal primo metro fino al pianto liberatorio quando mi hanno messo la medaglia al collo... Il debito di riconoscenza verso Firenze è tale che anche quest’anno mi sono ripresentato alla partenza, sebbene meno allenato, con qualche linea di febbre e piccoli fastidi fisici, ma orgoglioso di indossare i colori della mia città e la divisa di Corriferrara. Dopo una colazione a base di antinfluenzali e toast, sono arrivato sulla linea dello start sotto un cielo plumbeo che non prometteva nulla di buono. Tuttavia, dopo il via della gara ho deciso di togliermi la mantellina di plastica protettiva, che mi faceva caldo: mai scelta fu più sbagliata! Nel giro del primo chilometro il cielo si è rovesciato su noi runners rendendoci totalmente fradici in poco tempo: quasi 4 ore di pioggia su 5 totali di corsa! È stata realmente un’impresa epica, con tutti i runners ad incoraggiarsi l’un l’altro, a scambiarsi le mantelline per ripararsi qualche minuto dal freddo; lo staff della Firenze Marathon come sempre impeccabile nonostante le condizioni meteo avverse, ad incoraggiare i runners dal primo all’ultimo chilometro, sotto la pioggia come noi. Le scherzose battute con gli addetti agli spugnaggi (“grazie, per oggi basta acqua!”) La città come sempre ha risposto in un modo fantastico, con i negozianti che regalavano sacchi dell’immondizia ai corridori che erano stremati dal freddo! Il numeroso pubblico presente sul tracciato (mai un punto noioso in tutta la gara..) ha incitato i corridori sotto la pioggia, ed anche al mio arrivo (in 5 ore esatte) il pubblico era ancora molto numeroso ad applaudire tutti quelli che erano arrivati in fondo alla corsa. Lungo il tracciato ho avuto modo di incrociare i compagni di squadra Monia Pozzati e Fabio Bossolari (conosciuti in quel contesto) con i quali ci siamo incoraggiati a vicenda e che sono stato felice di incrociare nuovamente al traguardo, felici e medagliati! Appuntamento al 2018 mia cara Firenze! Infinitamente grato. Alessio
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