Restiamo
anche oggi nei pressi del Savonarola.
Anche
se la maratona è finita e quell'enorme via vai di gente che ha
contraddistinto quella grande festa di sport che è la Ferrara
Marathon non c'è più, questa piccola piazza resta uno dei punti più
caratteristici della città.
Anticamente
questa era la Piazza della Pace, poi, dopo l'unità d'Italia,
denominata Piazza Savonarola, anche se era più conosciuta come
Piazza dei Fiaccherai, visto che i Friacres (vettura ad uso pubblico
trainata da cavalli) sostavano proprio qui come ora i taxi, a partire
dal 20 maggio 1858.
Questo
slargo, delimitato dal fossato del Castello a nord, dal Palazzo
Municipale a sud, il Palazzo dei Prolegati (residenza dei legati
pontifici) ad ovest (la costruzione che unisce l'edificio comunale al
castello) e Corso Martiri della Libertà ad est, oltre che per
l'opera dello scultore Stefano Galletti, è oggi forse più
conosciuta, per la presenza di una delle più famose birrerie della
città, la “Birreria Giori”.
Da
sempre punto di ritrovo della gioventù ferrarese, e non solo, negli
anni ha subito varie ristrutturazioni, ma lo splendido gazebo in
stile liberty, che da sempre contraddistingue l'esterno del locale, è
fortunatamente rimasto intatto nei decenni, diventando scena anche di
alcuni film ambientati in città, il primo fra tutti “La lunga
notte del '43” di Florestano Vancini.
Ma
forse........ in tema di spettacolo, è l'anno 1999 quello che più
ha dato notorietà a “Giori”, in quell’anno, viene qui girato
un spot pubblicitario che, successivamente, inonderà le televisioni
di tutta Italia, una giovanissima Cristiana Capotondi con un
gustosissimo gelato, il …......”Maxibon”!
Fino
a tutti gli anni 80, andavi da Giori anche per giocare la schedina,
quando ancora le partite di calcio si disputavano solo alla domenica
pomeriggio, quando la schedina era praticamente l'unico modo per
tentare la fortuna, quando tentare la fortuna era ancora un
divertimento e non una piaga sociale come ormai è diventata oggi.
Il
sabato pomeriggio era di rigore andare in centro, recarti da Giori,
entrare dalla portina laterale (quella sotto l'arco, stanza ora
utilizzata dal locale come deposito) e consegnare il tuo prezioso
pezzo di carta sognando che finalmente il 13 milionario, da li a
poche ore sarebbe arrivato.
Una
volta usciti, birrone subito!
Oggi
si direbbe: “facciamoci un aperitivo”................. ma erano
altri tempi....
Dove si giocava la schedina |
Ora,
se ci sediamo ad un tavolino della bella distesa estiva della
birreria, con alle spalle il muretto del fossato del castello, e dopo
aver ordinato una fresca birra media ed un bel panino (da Giori è
divertente farsi un panino, perché scegli tu con che pane lo vuoi e
con cosa vuoi farcirlo), proviamo a volgere lo sguardo verso gli
archi che delimitano il lato ovest della piazza.
Ci
appare una costruzione piuttosto imponente (di origine
quattrocentesca), con al centro un balcone, che unisce il vecchio
palazzo della corte Estense con la fortezza cittadina.
Nel 1385 viene posta la
prima pietra per la costruzione del castello (nei suoi primi anni
vera e propria fortezza difensiva dei signori di Ferrara), quindi,
fin da subito, nacque la necessità di trovare una sicura, via di
fuga, in particolar modo per le dame Estensi, in caso di attacco
nemico o di sommosse popolari, dal palazzo residenziale al fortino;
venne così costruito un primo passaggio, interamente in legno, per
unire i due edifici.
Arriviamo al 1471, Ercole
I° d’Este diventa Duca di Ferrara, il secondo, dopo la morte del
fratellastro Borso d’Este.
Ercole, uno dei
principali mecenati del rinascimento, decide la trasformazione del
passaggio riparato in legno, a vera e propria costruzione compiuta,
appoggiata su 5 arcate, ma sarà solo con il suo successore, Alfonso
I° (al potere tra il 1505 e 1534), che la costruzione assume
l’aspetto imponente che ha tutt’ora.
Questo stabile è, quello
oggi conosciuto con il nome di “Via Coperta”.
A testimoniare
l’importanza che questo luogo ebbe per Alfonso, basta dire che al
piano sovrastante il camminamento, fece realizzare i suoi “studioli”;
in pratica, alcune sale di piccole dimensioni, venivano da lui
utilizzati come studi (che oggi molto probabilmente chiameremo
“uffici”), ma con la particolarità che li abbellì con vere e
proprie opere d’arte; in primis le pareti, che furono arricchite
con opere di artisti del calibro di Tiziano, Raffaello, Dosso Dossi,
ed a queste aggiunte una serie di sculture, ad opera di Antonio
Lombardo; queste sale, sono oggi conosciute come “Camerini
d’Alabastro”.
Di tutte queste preziosissime opere ormai resta
poco, quanto poteva essere asportato lo è stato; a partire dal 1598,
con la dipartita degli Estensi da Ferrara e l'arrivo dello stato
pontificio, le opere furono smontate ed asportate ed oggi molte di
queste le troviamo nei principali musei d'Europa, come il Louvre di
Parigi, il Prado di Madrid e l'Hermitage di San Pietroburgo.
Tornando ai giorni nostri, la “Via Coperta” fu
per tanti anni chiusa al pubblico, finché finalmente si decise di
darle nuova vita, utilizzandola come spazio museale.
Tra le varie collezioni qui esposte, sicuramente una
delle più curiose fu quella in onore del centenario di storia della
squadra di calcio della città, la nostra mitica ed amata “S.P.A.L.”.
Nel 2007 nella sala denominata “Alfonso I”,
venne realizzata, con materiale interamente derivante dal contributo
dei tanti tifosi e cittadini ferraresi e non, la mostra, denominata
“Cent'anni di Spal”, nella quale fu possibile ammirare tutto ciò
che, anche se di poco, aveva il sapore dei colori biancoazzurri, da
vecchi abbonamenti, a biglietti di entrata al vecchio comunale prima
e “Paolo Mazza” poi, ancora vecchie figurine Panini, dischi a 45
giri con l'inno della Spal, bandierine, quadri, album fotografici,
calendari, edizioni del Corriere dei Piccoli e tanto altro ancora.
Quella mostra ebbe anche l'onore di avere tra i suoi
visitatori, il grande Fabio Capello (una delle tante scoperte del
Presidentissimo spallino Paolo Mazza) che, accompagnato dalla propria
signora, in una giornata di settembre, venne appositamente a Ferrara
per un saluto alla squadra ed alla città, che contribuì a farlo
crescere come uomo e come grande calciatore.
Dopo la breve descrizione degli interni della “Via
Coperta”, un ultimo sguardo va alla facciata esterna che dà sulla
Piazza.
Vi è un balcone in marmo, anche questo costruito
nel periodo alfonsiano e poi una grossa lapide che spesso sfugge alla
normale passeggiata e che mai nessun evento ormai ricorda più.
Sulla lapide sono menzionati tre personaggi della
seconda metà dell'ottocento, che parteciparono all'epopea delle
grandi esplorazioni in Africa, i cui nomi sono oggi forse più noti
per le vie omonime a loro intitolate, Gustavo Bianchi (la via di
accesso al Motovelodromo), Cesare Diana (la via in cui ha la sede
l'Hera) e Gherardo Monari (come la precedente, nella zona della
Piccola Media Industria di Ferrara).
La lapide ricorda l'infausta data del 7 ottobre
1884, quando il ferrarese Bianchi con i due compagni di avventura, il
centese Monari ed il Diana (un novarese), vennero trucidati dai
dankali, durante una spedizione, nel territorio compreso tra le
attuali Eritrea, Etiopia e Gibuti, alla ricerca di una nuova via
commerciale in quelle terre.
Bene, anche oggi è finita......................
alla prossima.
Alessandro Polesinanti