lunedì 30 marzo 2015

A CORRIFERRARA A SPASSO NEL TEMPO 24

24° PUNTATA – LA VIA CHE NON E' UNA STRADA

 
Restiamo anche oggi nei pressi del Savonarola.
Anche se la maratona è finita e quell'enorme via vai di gente che ha contraddistinto quella grande festa di sport che è la Ferrara Marathon non c'è più, questa piccola piazza resta uno dei punti più caratteristici della città.
Anticamente questa era la Piazza della Pace, poi, dopo l'unità d'Italia, denominata Piazza Savonarola, anche se era più conosciuta come Piazza dei Fiaccherai, visto che i Friacres (vettura ad uso pubblico trainata da cavalli) sostavano proprio qui come ora i taxi, a partire dal 20 maggio 1858.
Questo slargo, delimitato dal fossato del Castello a nord, dal Palazzo Municipale a sud, il Palazzo dei Prolegati (residenza dei legati pontifici) ad ovest (la costruzione che unisce l'edificio comunale al castello) e Corso Martiri della Libertà ad est, oltre che per l'opera dello scultore Stefano Galletti, è oggi forse più conosciuta, per la presenza di una delle più famose birrerie della città, la “Birreria Giori”.
Da sempre punto di ritrovo della gioventù ferrarese, e non solo, negli anni ha subito varie ristrutturazioni, ma lo splendido gazebo in stile liberty, che da sempre contraddistingue l'esterno del locale, è fortunatamente rimasto intatto nei decenni, diventando scena anche di alcuni film ambientati in città, il primo fra tutti “La lunga notte del '43” di Florestano Vancini. 

 
Giori oggi
Ma forse........ in tema di spettacolo, è l'anno 1999 quello che più ha dato notorietà a “Giori”, in quell’anno, viene qui girato un spot pubblicitario che, successivamente, inonderà le televisioni di tutta Italia, una giovanissima Cristiana Capotondi con un gustosissimo gelato, il …......”Maxibon”!
Fino a tutti gli anni 80, andavi da Giori anche per giocare la schedina, quando ancora le partite di calcio si disputavano solo alla domenica pomeriggio, quando la schedina era praticamente l'unico modo per tentare la fortuna, quando tentare la fortuna era ancora un divertimento e non una piaga sociale come ormai è diventata oggi.
Il sabato pomeriggio era di rigore andare in centro, recarti da Giori, entrare dalla portina laterale (quella sotto l'arco, stanza ora utilizzata dal locale come deposito) e consegnare il tuo prezioso pezzo di carta sognando che finalmente il 13 milionario, da li a poche ore sarebbe arrivato.
Una volta usciti, birrone subito!
Oggi si direbbe: “facciamoci un aperitivo”................. ma erano altri tempi....


Dove si giocava la schedina

Ora, se ci sediamo ad un tavolino della bella distesa estiva della birreria, con alle spalle il muretto del fossato del castello, e dopo aver ordinato una fresca birra media ed un bel panino (da Giori è divertente farsi un panino, perché scegli tu con che pane lo vuoi e con cosa vuoi farcirlo), proviamo a volgere lo sguardo verso gli archi che delimitano il lato ovest della piazza.
Ci appare una costruzione piuttosto imponente (di origine quattrocentesca), con al centro un balcone, che unisce il vecchio palazzo della corte Estense con la fortezza cittadina.





Nel 1385 viene posta la prima pietra per la costruzione del castello (nei suoi primi anni vera e propria fortezza difensiva dei signori di Ferrara), quindi, fin da subito, nacque la necessità di trovare una sicura, via di fuga, in particolar modo per le dame Estensi, in caso di attacco nemico o di sommosse popolari, dal palazzo residenziale al fortino; venne così costruito un primo passaggio, interamente in legno, per unire i due edifici.
Arriviamo al 1471, Ercole I° d’Este diventa Duca di Ferrara, il secondo, dopo la morte del fratellastro Borso d’Este.
Ercole, uno dei principali mecenati del rinascimento, decide la trasformazione del passaggio riparato in legno, a vera e propria costruzione compiuta, appoggiata su 5 arcate, ma sarà solo con il suo successore, Alfonso I° (al potere tra il 1505 e 1534), che la costruzione assume l’aspetto imponente che ha tutt’ora.
Questo stabile è, quello oggi conosciuto con il nome di “Via Coperta”. 

 
La Via Coperta

A testimoniare l’importanza che questo luogo ebbe per Alfonso, basta dire che al piano sovrastante il camminamento, fece realizzare i suoi “studioli”; in pratica, alcune sale di piccole dimensioni, venivano da lui utilizzati come studi (che oggi molto probabilmente chiameremo “uffici”), ma con la particolarità che li abbellì con vere e proprie opere d’arte; in primis le pareti, che furono arricchite con opere di artisti del calibro di Tiziano, Raffaello, Dosso Dossi, ed a queste aggiunte una serie di sculture, ad opera di Antonio Lombardo; queste sale, sono oggi conosciute come “Camerini d’Alabastro”.
Di tutte queste preziosissime opere ormai resta poco, quanto poteva essere asportato lo è stato; a partire dal 1598, con la dipartita degli Estensi da Ferrara e l'arrivo dello stato pontificio, le opere furono smontate ed asportate ed oggi molte di queste le troviamo nei principali musei d'Europa, come il Louvre di Parigi, il Prado di Madrid e l'Hermitage di San Pietroburgo.
Tornando ai giorni nostri, la “Via Coperta” fu per tanti anni chiusa al pubblico, finché finalmente si decise di darle nuova vita, utilizzandola come spazio museale.
Tra le varie collezioni qui esposte, sicuramente una delle più curiose fu quella in onore del centenario di storia della squadra di calcio della città, la nostra mitica ed amata “S.P.A.L.”.
Nel 2007 nella sala denominata “Alfonso I”, venne realizzata, con materiale interamente derivante dal contributo dei tanti tifosi e cittadini ferraresi e non, la mostra, denominata “Cent'anni di Spal”, nella quale fu possibile ammirare tutto ciò che, anche se di poco, aveva il sapore dei colori biancoazzurri, da vecchi abbonamenti, a biglietti di entrata al vecchio comunale prima e “Paolo Mazza” poi, ancora vecchie figurine Panini, dischi a 45 giri con l'inno della Spal, bandierine, quadri, album fotografici, calendari, edizioni del Corriere dei Piccoli e tanto altro ancora.
Quella mostra ebbe anche l'onore di avere tra i suoi visitatori, il grande Fabio Capello (una delle tante scoperte del Presidentissimo spallino Paolo Mazza) che, accompagnato dalla propria signora, in una giornata di settembre, venne appositamente a Ferrara per un saluto alla squadra ed alla città, che contribuì a farlo crescere come uomo e come grande calciatore.
Dopo la breve descrizione degli interni della “Via Coperta”, un ultimo sguardo va alla facciata esterna che dà sulla Piazza.
Vi è un balcone in marmo, anche questo costruito nel periodo alfonsiano e poi una grossa lapide che spesso sfugge alla normale passeggiata e che mai nessun evento ormai ricorda più.

 


Sulla lapide sono menzionati tre personaggi della seconda metà dell'ottocento, che parteciparono all'epopea delle grandi esplorazioni in Africa, i cui nomi sono oggi forse più noti per le vie omonime a loro intitolate, Gustavo Bianchi (la via di accesso al Motovelodromo), Cesare Diana (la via in cui ha la sede l'Hera) e Gherardo Monari (come la precedente, nella zona della Piccola Media Industria di Ferrara). 


 

La lapide ricorda l'infausta data del 7 ottobre 1884, quando il ferrarese Bianchi con i due compagni di avventura, il centese Monari ed il Diana (un novarese), vennero trucidati dai dankali, durante una spedizione, nel territorio compreso tra le attuali Eritrea, Etiopia e Gibuti, alla ricerca di una nuova via commerciale in quelle terre.

Bene, anche oggi è finita...................... alla prossima.

Alessandro Polesinanti