martedì 18 novembre 2025

Pignoletto Run, Emanuela Marangoni 1^ di categoria

 





Bazzano, dove la memoria s’innalza come vite antica

In queste terre che ondeggiano di colli e filari, Bazzano appare come un lembo d’Italia in cui la storia non giace muta, ma respira ancora tra le pieghe delle sue rocche, delle sue fontane e delle sue vigne. Qui, dove la Rocca dei Bentivoglio erge ancora il suo profilo severo, si avverte quel fremito d’eternità che ammaliò e imprigionò persino l’animo di Ugo Foscolo, trattenuto entro quelle mura come un titano relegato, ma non domato, dall’umana sorte.
E forse fu proprio il contrasto tra l’asprezza della prigionia e la dolcezza del paesaggio circostante a imprimersi nell’indole del poeta, rendendo Bazzano un luogo in cui la bellezza pare riscattare anche l’esperienza più cupa.

A vegliare silenziosa sulla vita del borgo è la Fontana Giuditta, la cui figura marmorea ha ispirato non solo sguardi innamorati, ma anche un dolce che custodisce nel sapore l’eco di un’antica grazia: un omaggio alla purezza e alla forza evocativa delle sue forme, proprio come avrebbe amato Foscolo nella sua ricerca del bello perenne.

Tra queste colline mature di sole nascono i vitigni che danno origine al Pignoletto, vino gentile e franco, specchio liquido dell’anima emiliana: agricola, sincera, ospitale. Ed è accanto a questi filari che, il 16 novembre 2025, uomini e donne hanno attraversato il paesaggio con passo atletico durante la Pignoletto Run, gara trail che, come un rito moderno, unisce sport, convivialità e la voce antica della terra.

Due i percorsi: uno di 11,3 km con 333 metri di dislivello, e uno più impegnativo di 17 km con 505 metri di dislivello. Sentieri di creta e foglie, vigneti attraversati dal vento, saliscendi che sembrano quasi misurare la volontà dei partecipanti più che la loro forza fisica. A guidare la corsa, nella fantasia popolare, la maschera locale di Barba Zecc, spirito burlone delle colline, quasi nume tutelare di fatica e ironia.

E in questa cornice di terra e mito, si distingue anche la prestazione luminosa di Emanuela Marangoni, che ha saputo dominare il proprio percorso, conquistando il primo posto di categoria: un risultato conquistato con passo saldo e determinazione, degna di chi sa interpretare il paesaggio non solo come sfida, ma come compagno di viaggio.

Tra i protagonisti della giornata, risuona il commento. vivo, autentico di Marco Gianantoni  che racconta così la sua avventura:


"Partito male (indietrissimo) e con l'azzardo delle scarpe A2 (con suola liscia che più liscia non si può) ho usato tutta la mia esperienza trailistica per correre i primi 9 km tra vigneti e single track caratterizzati da tratti fangosi e scivolosi; ho fatto quell'azzardo perchè Mattia, che aveva fatto la prima edizione lo scorso anno, mi aveva raccontato che gli ultimi km erano in piano e su una ciclabile quindi molto veloci. Devo dire che la tattica ha funzionato ( 35° su 212 arrivati). Personalmente, mi sono parecchio divertito; il percorso è molto bello e panoramico. Peccato che la pioggia e la competizione non mi abbia fatto godere appieno dei ristori (con pignoletto e crescente) e la mancanza di soldi in contanti non mi abbia permesso di comprare il vino nei numerosi banchetti delle cantine all'arrivo. Vabbè... tornerò il prossimo anno. Unica pecca dell'organizzazione è stata la mancanza delle docce che, specialmente dopo una gara bagnata, sarebbero state sicuramente gradite. Per il resto gara consigliata anche perchè comunque, grazie al pacco gara, una boccia di pignoletto sono riuscito a portarmela a casa.... State benone! "


Parole che paiono vibrare delle stesse corde del paesaggio: fatica, gioia, qualche mancanza umana — così come Foscolo avrebbe forse sorriso nel vedere che la passione, come l’illusione, sa sempre sollevare l’uomo oltre gli inciampi della vita.

E così Bazzano, con la sua Rocca che custodì un poeta ribelle, con le sue vigne che si arrampicano come versi su pergamena, con la sua fontana che trasforma marmo in leggenda, continua a raccontarsi attraverso chi la vive e la attraversa correndo.
Perché, come insegnano le colline, ogni passo, lento o veloce, è un atto d’amore verso la terra che ci sostiene.










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