Il Drago che Rinacque tra i Boschi di Lavarone
Ci fu un tempo, non troppo lontano, in cui il vento urlò tra le montagne come un gigante furioso.
Era l’autunno del 2018, e la tempesta Vaia spazzò via milioni di alberi, ferendo il cuore verde delle Dolomiti. Ma la natura, che conosce la pazienza e la rinascita, non si arrese. Da quei tronchi abbattuti, da quel dolore silenzioso, nacque un simbolo di forza e speranza: il Drago Vaia.
Una scultura imponente, fatta del legno degli alberi caduti, eretta per ricordare che anche dopo la distruzione, la vita può rinascere più potente di prima.
C’era una volta, sull’altopiano incantato di Lavarone, quel Drago di Legno che dominava le valli, custode silenzioso dei boschi e dei venti. Le sue scaglie non erano di fuoco, ma di corteccia; i suoi occhi, non di brace, ma di luce che filtrava tra i rami dei faggi.
Ma un giorno l’uomo, cieco alla magia del creato, lo distrusse. Il Drago cadde, e con lui parve spegnersi un respiro antico della foresta.
Eppure, come ogni vera creatura di leggenda, il Drago Vaia non poteva morire davvero. Dal legno caduto, dalle mani sapienti degli artisti e dall’amore della gente, rinacque più bello di prima. Ora le sue ali sembrano abbracciare l’altopiano, e chi sale fin lassù giura di sentire il suo sussurro tra le foglie: “Io sono tornato.”
È in questo regno di meraviglia che, il 19 ottobre 2025, si è disputata la Drago Vaia Trail, una gara che più che una corsa è un viaggio tra miti, colori e respiro.
Due distanze, 22 km con 700 metri di dislivello e 12 km con 312 metri , si sono snodate tra i sentieri cimbri, dove l’autunno tinge di oro e rame ogni ramo di faggio, e il cielo sembra un lago d’azzurro sospeso sopra i monti.
Tra i protagonisti di questa fiaba sportiva, anche i dieci atleti Corriferrara, che hanno sfidato la fatica con il sorriso e lo stupore di chi sa che la bellezza vale ogni passo.
Emanuela Lambertini ha detto, con occhi che brillavano come stelle:
“Il Drago è rinato più bello di prima. Solo uno stolto poteva pensare di uccidere un Drago.”
Renato Finco ha raccontato la magia del luogo con parole che sanno di poesia:
“I paesaggi dell'altipiano di Lavarone sono stupendi in autunno, con i mille colori delle foglie di faggio che contrastano con l’azzurro del cielo e il verde degli abeti. Domina la scultura del Drago Vaia. Ho ritrovato emozioni e sensazioni bellissime che riconciliano con la natura, grazie a chi ha condiviso con me la fatica.”
E infine, Andrea Sattin, al suo battesimo nella gara lunga, ha sussurrato con la gratitudine di chi ha toccato la magia:
“Gara molto suggestiva negli altipiani cimbri, immersi nella natura del bosco. I colori del foliage sono splendidi… 20 km con 700 metri di dislivello, la mia prima volta. Molto contento del risultato.”
Così, tra i passi degli atleti e il silenzio dei boschi, il Drago ha sorriso di nuovo.
Perché finché qualcuno correrà tra le sue ali di legno e vento, la sua leggenda non morirà mai.
E forse è proprio questo il segreto del Drago Vaia Trail: non una sfida, ma un abbraccio.
Ogni passo è un battito della terra che rinasce, ogni respiro un canto di gratitudine verso la natura.
Correre in questi luoghi significa diventare parte della loro storia un filo d’erba, una foglia, una scintilla del Drago che continua a vivere in chi ama la montagna e il silenzio del bosco.
Perché, in fondo, ogni corsa è una rinascita, e ogni Drago che cade, se c’è cuore, può sempre tornare a volare.
Nessun commento:
Posta un commento