Nel
precedente capitolo ci eravamo lasciati davanti la chiesa di Santa
Francesca Romana, ed oggi, da questo stesso punto, ritorno verso
l'uscita della città.
Smonto
dalla bici e riprendo il mio percorso a piedi, perché solo il
viaggiare lento ci permette di notare alcuni particolari che fanno di
questa via, una strada con testimonianze dei secoli di storia che
Ferrara possiede.
Prima
sosta al civico 54.
Palazzo Gulinelli |
Davanti
agli occhi un bel palazzo, oggi trasformato in un complesso di
appartamenti, ma con la facciata esteriore che mantiene ancora
l'aspetto signorile e nobile dei tempi passati (peccato le forti
tracce di smog adagiato ormai da anni sulla parete esterna).
Appartenuto
ai conti Boari, poi rifatto dell'architetto Luigi Federzoni, prese il
nome di Palazzo Gulinelli dal nome del conte Gualtiero che ne
acquistò la proprietà.
Soffermandoci
davanti al portale d'ingresso è curioso notare il posizionamento del
civico, sulla destra abbiamo l'attuale numero, ma appena sopra, ecco
la presenza del vecchio numero, il 4893, a testimoniare l'antichità
di questo palazzo, quando ancora la toponomastica della città era
agli albori.
Ora
avviciniamoci a quello che in passato, era anche chiamato al “canton
dell'Argenta” o “dei Milesi”, cioè l'incrocio tra via XX
settembre e via Ghisiglieri.
Al
civico 69, dove ora trova sede una piccola pizzeria d'asporto, una
lapide ricorda l'illustre personaggio che qui abitò nel seconda metà
del '500, Giambattista Aleotti , detto l'Argenta.
Casa Aleotti |
Aleotti
fu uno dei più grandi architetti del rinascimento italiano, nato ad
Argenta (da qui il suo soprannome) nel 1546, nel 1560 si trasferisce
a Ferrara, per acquistare questa casa nel 1597, dove resterà fino
alla sua morte avvenuta nel 1636 (come testimonia la lapide stessa).
Lapide Casa Aleotti |
Oltre
che architetto di palazzi signorili, chiese e fortezze militari, si
occupò anche di lavori idraulici e bonifiche per collezionare anche
alcuni lavori teatrali, lavorando prima per casa d'Este e
successivamente anche per lo Stato Pontificio.
Dopo
la sua morte la casa passò a varie famiglie nobili dell'epoca, i
Libanori, i Rizzoni, i Bargellesi, per accogliere nel 1787 anche i
duchi Federico di Regnano e Matilde Malatesta.
Ora
andiamo presso il “pezzo” più prestigioso della strada, vale a
dire Palazzo Costabili.
Con
questo nome però, un ferrarese “doc”, ad una eventuale richiesta
da parte di un turista sull'ubicazione dell'edificio, con difficoltà
potrà rispondere dove si trova, per tutti gli autoctoni, si parla
solo del Palazzo di Ludovico il Moro o del Museo di Spina; solo con
questi due nomi, senza dubbi si va diretti al 122 di Via XX
Settembre.
Tante
sono le peripezie vissute da questo splendido palazzo ed ora, in
poche righe, proviamo a riassumere questi suoi primi 500 anni.
Antonio
Costabili, nobile ferrarese, uomo molto potente nella corte estense,
ambasciatore a Milano del Duca Ercole I, nonché segretario di
Ludovico Sforza detto il Moro, commissionò questa opera al grande
Biagio Rossetti nel 1500, lavoro che dopo alcuni anni passò nelle
mani di Girolamo Pasini e Cristoforo Ambrogio da Milano, costruzione
che comunque non venne mai ultimata rispetto al progetto iniziale.
Durante
la proprietà Costabili, vennero qui ospitati personaggi di assoluto
rilievo, come il Re di Tunisi Muleasse o il Cardinale Ippolito
d'Este.
L'edificio
resterà nelle proprietà dei Costabili fino alla fine del XVI
secolo, quando a causa dell'estinzione della famiglia, inizia un
susseguirsi di passaggi di proprietà, prima i conti Bevilacqua, poi
i marchesi Calcagnini, gli Scroffa, i Berrettoni ed i Beltrame, che
ne comportarono il frazionamento e modifiche rispetto alla struttura
iniziale.
Questo
palazzo prese anche il nome di Palazzone della Ghiara o meglio ancora
di Palazzo della Sussitenza, perché nel 1864 venne utilizzato quale
deposito delle provviste per le milizie qui raccolte per la guerra
per la conquista del Veneto.
Nel
1920, è il Direttore Generale alle Antichità e Belle Arti, Corrado
Ricci, a causa delle pessime condizioni in cui versava, a definirne
l'esproprio, e per la cifra di 195.000 lire dagli ultimi proprietari,
i marchesi Antinori di Firenze ed il farmacista Giovanni Giovannini
di Porotto, passerà al Demanio dello Stato.
Nei
primi anni '30 iniziano i lavori di restauro ed il 20 ottobre 1935
viene inaugurato al suo interno il Museo Archeologico Nazionale, o,
come è più conosciuto in città, il Museo di Spina, cioè la
raccolta delle innumerevoli testimonianze archeologiche ritrovate
nella provincia di Ferrara, ed in primis, quelle scoperte nell'antica
città etrusca di Spina, uno dei centri principali della regione tra
il VI e il III sec. a.C.
Visitare
questo palazzo, almeno una volta, è doveroso, sia per ammirare gli
splendidi reperti dell'Antica città di Spina, per visitare lo
splendido giardino, e per ammirare gli splendidi affreschi della
varie sale; ma una volta visitato l'interno, vanno calpestati i
ciottoli della via che fiancheggia il palazzo, Via Porta d'Amore,
perché forse è solo guardando il lato dell'edificio su questa via,
che ci possiamo veramente rendere conto delle dimensioni e della
maestosità di questa dimora del 1500.
Palazzo L. il Moro lato Porta d'Amore |
Alla
prossima.
Alessandro Polesinanti