giovedì 26 marzo 2015

FALAVENA ALESSIO

FALAVENA ALESSIO
1985
SM
UISP
NELL'ATLETICA CORRIFERRARA DAL 2014
PRESENZE 2014: 1

















Si potrebbe dire che corro un po' da sempre.
Se ognuno ha quella cosa che per altri è una fatica, mentre per sè è un piacere, eccomi, presente: corsa.
Come sia poi successo dall'essere passato al "ogni tanto vado a fare una corsetta, non avrò mai modo di fare una maratona" a correrla, quest'anno, non è ben chiaro.
Ma era nell'aria, da qualche anno.
Il fascino dell'impresa, la voglia di una sfida, un passato fatto di campestri da giovane, corsette sull'argine di Sant'Agostino con il primo sensore della Nike da attaccare all'Ipod, qualche garetta non competitiva (quelle che fai quando ancora non corri).
La prima gara, la Vivicittà, aprile 2014, fatta con l'incuranza di chi dodici km non li ha quasi mai corsi e decide di farlo (perchè era nell'aria, una vera corsa) smontando da un turno di notte, con un doppio caffè e un brio inaspettato, con un tempo sorprendente, tale da far scoprire, in tempo reale alle mie gambe di poter andare più veloci di quanto pensassero.
Dalla prima gar(etta) al primo obiettivo, ecco dove le rette distanti finiscono per incontrarsi in Corriferrara: la Diecimiglia di Settembre era la prima corsa (col chip!) vera e mentre maturava il pensiero di iscriversi in società, l'email di questo Corà che proponeva l'iscrizione: ci avevo già pensato, gli scrivo, e lo faccio subito dopo la gara, imparando la piacevole differenza tra scrivere "libero" e "Corriferrara".
Rudy Magagnoli, in negozio, mi dice che fatta la Diecimiglia, è come aver fatto una mezza maratona, vista la difficoltà dei saliscendi e allora, nel trasporto emotivo della società, della scoperta dell'infinito calendario di gare, decido che si, l'annata è quella buona, tanto vale arrivare a fare la mezza maratona.
Da quell'aprile della Vivicittà a quella prima mezza maratona (Il Cardinelli) ci sono altre gare, mille letture, l'acquisto di un paio di scarpe decenti, le prime esperienze su quei pochi errori che possono costare le gare: una crema nel punto giusto, i vestiti più adatti, un allenamento migliore.
E così eccoci, una sera a pensarci: se non mi iscrivo ad una Maratona, non la farò mai.
Se mi iscrivo, se ho un pettorale prenotato, se ho una mezza nelle gambe e qualche mese davanti, allora è la volta che ci sono, io e la maratona, il sogno accarezzato, distante, improbabile, eppure, quarantadue chilometri e centonovantacinque metri dopo la partenza, arrivo a Treviso, in una gara non perfetta, ma perfetta: perchè se arrivi hai vinto.
Così, eccomi qui, infermiere dagli orari sballati, a volta presente a volte no, ma sempre in corsa ormai, naturale come mangiare o bere, pronto a indossare la canottiera della Società, con una celata soddisfazione di un bel gruppo di persone e la voglia di fare ancora passi avanti, per stare bene.
Perchè l'equilibrio della corsa si riflette sulla vita di tutti i giorni, i cui ostacoli diventano un po' più lievi, da attraversare, sapendo che basta andare sempre un po' avanti.