E’
il
17/07/16, sono le ore 9.15, ………………… siamo a Goro,
provincia di Ferrara, il Corriferrara Bike Team, ha la sua prima
uscita in un evento ufficiale.
Nell’ambito
della caratteristica Sagra della Vongola di Goro, il Gruppo
Ciclistico locale, organizzava una manifestazione ciclistica non
agonistica, e per l’occasione, si ritrovavano nella cittadina
deltizia, alcuni portacolori del nostro nuovo team.
Se
dall’antica Magnavacca giungevano i coniugi Zaghi, alla
spicciolata, dalla città estense arrivavano, con il sottoscritto,
con Barbara Talmelli, poi il duo Cinzia Carlini & Paolo Franzini
i coniugi Ricci e l’atleta simbolo di Bologna, il nostro
Massimiliano Zecchini.
Assistiti
da una temperatura ideale, una volta parcheggiata l'auto, iniziavano
le fasi preparatorie, quindi scarico bici dall’auto, montaggio
della ruota anteriore, controlli vari e dopo qualche battuta, ci
avvicinavamo al gazebo delle iscrizioni.
A
pronunciare per la prima volta il nome del team agli organizzatori
non poteva non essere che il “timido” Zecco, e dopo un saluto
agli amici runners, Sandra Giannella e Alberto Mantovani, goresi doc
ed oggi in veste, pure loro ciclistica, (e facenti parte
dell’organizzazione), iniziava l’attesa dello start, che il
sottoscritto ed il buon Ricci, decidevano di trascorrerla alla
ricerca di un giornalaio per le viuzze di Goro, visto che entrambi
siamo “drogati” del quotidiano.
Ore
9, come da tradizione podistica, foto di squadra e subito dopo, ecco
allinearci sulla linea di partenza.
Come
d’obbligo, visto che la bicicletta è la mia vera passione, cercavo
di buttare un occhio per passare in rassegna la maggior parte dei
“ferri” presenti; in prevalenza erano biciclette da corsa, alcune
veramente il top di gamma, ma vi erano anche mezzi d’annata,
sicuramente nate prima degli anni ’90 visto che portavano ancora i
manettini del cambio sul telaio; vi erano poi parecchie mtb (anche in
questo caso alcuni erano pezzi da assegno a 4 cifre), mentre il
nostro Ricci era l’unico del gruppo con bicicletta a scatto fisso;
le divise poi, presentavano tutte dei colori sgargianti, e forse,
quella Corriferrara, era una delle più sobrie.
Alle
9.15 puntuali, veniva dato il via alla prova e trattandosi di una
vera e propria manifestazione ciclo-turistica (penso davvero l’unica
del panorama provinciale), in testa al gruppo si poneva un’auto
dell’organizzazione, per tenere tranquilla e costante la velocità,
coadiuvata da alcuni del Goro team.
Poi
un tipo munito di Vespone anni ’50 ed uno con uno scuterone
facevano la spola tra la testa e la coda del gruppo, ed a chiudere il
tutto, un furgone e l’ambulanza.
Dopo
le prime pedalate, Max Zecchini si portava subito nelle prime
posizioni, mentre poco dietro stazionavano Matteo, Cinzia ed il
Franzo, nelle retrovie restavamo io, Ricci e le restanti girls.
Attraversamento
del paese e dopo circa 1,5 km eccoci salire sulla ciclabile Destra Po
e da questo momento…………
Da
questo momento il paesaggio circostante cambiava totalmente ed
iniziava veramente una bellissima avventura.
Se
pedalare veniva automatico, il dubbio era dove gettare lo sguardo,
perché il paesaggio in pochi metri cambia totalmente, il familiare
cemento scompare ed è finalmente la natura la vera regina di tutto
ciò che appare ai nostri occhi.
Le
valli cominciano a circondare la nostra strada, il verde con
l’azzurro sono i colori predominanti ed alcuni aironi con qualche
anatra, sono gli unici essere viventi (oltre a noi) che popolano la
zona.
La
bellezza del paesaggio è tale che ogni tanto non puoi non fermarti a
scattare qualche foto e così facendo io e Andrea arriviamo alla coda
del gruppo dove, fin da subito, hanno preso posizione le nostre Barbara
T., Barbara M. e Marika.
Tra
noi ed il resto del gruppo si apre un buco, ma al momento ci
interessa poco, stiamo facendo veramente i ciclo-turisti.
L’attraversamento
di un primo ponte di chiatte ci fa accodare al resto dei pedalatori,
poi nuovamente argine sul versante veneto e poco dopo, secondo ed
ultimo ponte di chiatte.
In
terra veneta, dopo un tratto ai piedi dell’argine, dove il
territorio è una lunga distesa di terra coltivata a seminativo,
ritorniamo sull’argine ed alla nostra destra, in piena sacca, si
aprono gli allevamenti di vongole.
Il
bellissimo sole che ci sta accompagnando fin dal primo mattino
contribuisce ad ammirare questo splendido ed unico paesaggio.
Ammiriamo
le tipiche impalcature (non saprei che altro termine usare) alla cui
base sono allevati i mitili, poi i casoni di valle ed alcuni
macchinari per la raccolta del prezioso frutto marino.
Ci
ritroviamo nuovamente staccati dal resto della truppa, così
riprendiamo a pedalare più velocemente, mentre un tipo
dell’organizzazione ci chiede se deve fare rallentare la testa del
gruppo e comunque ci informa che più avanti, vi è anche la
possibilità di accorciare il tragitto previsto.
Con
Barbata T e Ricci, aumentiamo le frequenze delle pedalate e nell’arco
di qualche minuto riusciamo a raggiungere la coda del gruppo mentre
Marika e Barbara M. non ne vogliono sapere di produrre una goccia di
sudore in più e continuano del loro passo.
Mentre
i km passano tra sole, una leggera brezza e vere e proprie fotografie
della natura, ecco una gradita sorpresa.
In
un punto imprecisato dell’argine (perché capire i paesi in cui
stiamo pedalando, resterà un rebus fino alla fine) ecco l’incontro
con il Raid evocativo del Museo della Seconda Guerra Mondiale di
Felonica, mentre noi ciclisti ci teniamo sulla destra della strada, a
sinistra sono in sosta (per favorire il nostro passaggio) tanti mezzi
militari originali del secondo conflitto mondiale, da Jeep ad
automobili, moto, sidecar ma la cosa simpatica, è l’abbigliamento
dei relativi autisti ed accompagnatori, tutti con regolari abiti del
periodo bellico.
Salutati
e fotografati i componenti del convoglio, si riprende a pedalare a
passo più spedito, ma non vedendo più alle nostre spalle il duo
Barbara M.& Marika, Andrea, da bravo marito, decide di andare a
riprenderle, mentre io e Barbara T. restiamo accodati al gruppo.
I
km passano, ma dal trio alle nostre spalle non giunge nessuna
notizia, così la deduzione più logica è che abbiamo preso il
percorso più breve.
Ad
un certo punto lo sciame di ciclisti abbandona la vista mare e, dopo
una bella discesa ci immettiamo in un viale alberato, un paio di km
ancora e quindi nuova svolta a sinistra.
Il
paesaggio ha perso la sorpresa e la bellezza dei km precedenti, ora
ci troviamo nuovamente tra campi coltivati, strada dritta, discreto
asfalto ma almeno siamo confortati dall’ombra, visto che alla
nostra sinistra si innalzano un lunga fila di alberi.
A
poche centinaia di metri da un incrocio, una dolce melodia si innalza
alle mie spalle, il mio cellulare suona….. è Andrea, il quale mi
informa che, lasciate moglie e Marika all’imboccatura del percorso
corto, ha deciso di provare a raggiungerci e quindi, dopo aver
aumentato l’andatura, ora necessita di info sulla tragitto da noi
fatto, perché si trova in mezzo al nulla.
Vorrei
tornare indietro a riprenderlo ma poi, chi ritroverebbe la retta via?
Così
non mi resta che guardarmi attorno e cercare di dargli dei punti di
riferimento, quindi il viale alberato, i fili dell’alta tensione e
l’unico dato certo che ora vedo, è il cartello (al termine
dell’incrocio) che indica l’abitato di Santa Giulia a 6 km.
Informo
Barbara T. dell’accaduto e, portandomi in coda al gruppo, cerco di
porre maggior attenzione alla strada per prendere eventuali punti di
riferimento e comincio a voltarmi spesso nella speranza di
intravedere l’Andrea.
Passano
i minuti, incrociamo frazioni (forse più borgate che frazioni) che
mai avevo sentito nominare, come Cà Tiepolo, Cà Mello od Ivica….
Nel
frattempo riprendiamo a salire su un argine e nuovamente guadiamo un
canale pedalando su un ponte di chiatte ed ecco l’inconfondibile
suono di Trinità salire alle mie spalle (la suoneria del mio
cellulare), nuovo veloce briefing con Ricci a cui comunico il
tragitto da noi seguito e che ora ci stiamo dirigendo in direzione
Gorino Veneto.
Altro
ponte di chiatte, ed ora verso Gorino (quello ferrarese), passaggio
nel piccolo porticciolo e quindi dritti verso Goro.
Ora
la strada mi diventa familiare, siamo sul tratto pedalato all’inizio
così nuova telefonata al nostro “disperso”, il quale mi informa
che ha trovato l’indicazione per Goro, così abbandono Barbara T.
in mezzo al gruppo e ritorno verso Andrea.
Gli
ultimi km li faccio guardando il bellissimo panorama e ascoltando il
racconto del Ricci, e tra una risata (in verità più mia che sua) e
qualche foto, giungiamo nel piazzale di partenza dove ci aspetta il
meritato ristoro.
Alessandro Polesinanti
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