La gara perfetta.
Perfetta se devi imparare a soffrire ed accettare la tribolazione e star lì lo stesso, portando a termine la tua corsa.
É andato tutto (o quasi) storto: non sono riuscito a montare i bastoncini in gara (bastava un “click” in più, ma evidentemente non ero lucido), ho preso dozzine di storte, ho avuto caldo, dolori agli addominali e poca ossigenazione in altura; addirittura ho fatto 3 km (che definirei “scalare 3 km” piuttosto che “correre”) in circa un’ora e mezza di gara; apoteosi della schifezza 1 km in 36 minuti; ci son stati momenti in cui non ci capivo nulla. La salita é stata tosta, e dopo la terza/ quarta volta che in cresta ho messo un piede sul vuoto, ho capito che non era giornata; ma la parte avvilente è stata una discesa tecnica (la più tecnica mai affrontata) di pietre che scivolavano verso valle: penso di non esser riuscito a fare un appoggio sicuro per tutta la gara, se poi ci aggiungiamo che io in discesa faccio pena…addirittura in bosco un piede mi rimane sotto una radice, ed elongando il polpaccio sento per la prima volta i crampi da quando faccio questo sport. Capivo di essere in difficoltà e non riuscivo a reagire, e con appena un filo di voce ringraziavo chi incrociavo e mi lasciava il sentiero libero. EPIC FAIL.
Finalmente verso il 23º km si comincia a correre, e mi capita di superare qualche runner con facce veramente sgomente (immagino come la mia). Passiamo anche un’area dove turisti locali fanno il bagno in torrente e da tutte le parti grigliano carne ai ferri, rendendo la nostra corsa doppiamente complicata per l’intensa nebbia e profumino di ciccia… ideale per un vegetariano come me.
La gente qui sulle Orobie è veramente cortese e sembra aspettare questo tipo di eventi tutto l’anno: in più di una casa le famiglie sono sul portico a offrire da bere ai runner e a bagnargli la testa con acqua di fonte, visto l’intenso caldo (tornando a valle, sempre più intenso).
Chiudo la mia fatica da 26 km e D+1700 m. giungendo al traguardo al 28º posto ma chiudo con un tempo molto più alto di quando sperassi, senza trovare proprio la causa di questa debacle; alla fine ci sta: ogni gara è diversa e poco programmabile il suo andamento, e nel running non si finisce mai di imparare.
Staff e pasta party spettacolare: canzoni degli Alpini durante il pasto, vino, birra e limoncello a fiumi e cambio in corsa del mio pasto quando spiego che sono vegetariano: ottima polenta e formaggi.
Ora riposo e poi sabato prossimo sia quel che sia in una grande avventura. Alessio Montanari
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