8 Maggio 2016, giunti alla diciassettesima edizione in Maratona e ventunesima in Mezza, la Green Europe Marathon e Half Marathon, quest'anno si è svolta in una splendida giornata soleggiata, che ha favorito i circa 10000 iscritti nelle competitive e camminata presenti in questo splendido territorio tra Trieste e il Carso Sloveno.
E’ Robert Chemonges
dell’Uganda, con il tempo di 2:11:45 il vincitore della 17° Green Europe
Marathon, in campo femminile prima a tagliare il traguardo Maurizia Cunico
(Runners Team Zanè) in 2:55:45. In maratona secondo posto per Samuel Kimutai
dal Kenia in 2:13:44, terzo dall’Uganda Simon Rugut in 2:20:12, tra le donne
seconda Daniela Da Forno (Asd Bavisela) in 3:05:53, terza Italia Della Torre
(Athletic Club Apicilia) in 3:15:09.
A vincere la
21° Green Europe HalfMarathon il keniano Alfred Ronoh Kimeli in 1:03:27, secondo
Stefano Scaini (Parco Alpi Apuane) in 1:09:00, terzo Fabio Bernardi (Body
Evidence Elgevero) in 1:10:20. Per le donne prima Rosaria Console (Fiamme
Gialle) 1:12:13, seconda Simona Saicu (ROU), in 1:17:52, terza Giulia Merola
(Vicenza Marathon) in 1:23:49.
Percorso piuttosto subdolo quello della Maratona, tenendo conto della mappa altimetrica sembrerebbe, a parte i primi 6 km, sempre in discesa.
La morfologia del territorio carsolino invece, prevede continui sali-scendi, strappetti e dolci discese lunghe. Condizioni non proprio ideali per chi come Frozzi, Corà, Fardella, Sarno e Guerra, hanno preso parte all'evento come Pacers; soprattutto dopo l'ultima salita di Santa Croce, intorno al 30° km, che precede una brusca variazione di quota. Infatti la strada scende in picchiata per quasi 4 km verso Grignano (34° km c.a.) dove tra tornanti a gomito e pendenze fino al 13%, hanno causato qualche difficoltà nel mantenimento dei tempi prestabiliti. Da non sottovalutare nemmeno il tratto finale tra Grignano, Barcola e gli ultimi 1500m dove il percorso è in leggera salita, prima di tagliare il traguardo nella splendida Piazza dell'Unità d'Italia.
Paolo Frozzi
E’ il momento di rifiatare e appena la strada torna a regalare una simil-pianura, ci si può rincuorare… cambio di scena, ma mancano ancora quasi 8 km.
Lo avevano detto, la discesa va gestita, ma fino a quando non ci sbatti il naso… chi ci crede? Parti carico e contento, dalla partenza sino a lì, e ora… e ora stai zitto e corri, la tua dose di ossigeno l’hai già avuta col venticello fresco, non puoi mica chiedere altro! Con quel che resta, dritto fino al traguardo… e se vuoi fare il pb, perché lo vuoi fare… devi anche darti una mossa!
E mentre sei nel mezzo di questi spiccioli pensieri tecnici, non ti accorgi che i Km scorrono, sfilano senza risparmiarti nulla, e a un certo punto… un sacco di gente lungo le transenne!
La piazza è a un tiro di schioppo!!!! Piena di gente, piena, piena, di più!!!
A questo punto, non si sa esattamente come ciò possa accadere, fatto sta che anche se sei moribondo, l’ultimo Km è il più veloce della gara!
Tutto comincia a
metà aprile, quando una contrattura sulla parte del muscolo del polpaccio
sinistro che dà sul tendine va ad infiammare la guaina tendinea e, poco dopo,
arriva la richiesta di Daniele che cerca qualcuno per affiancarlo come pacer
sulle cinque ore. Penso e ripenso. In situazioni normali non avrei neppure
riflettuto tanto e dopo un attimo di esitazione, considerato il ritmo alla
“passo da montanaro”, a me congeniale, decido che sì, tento l’affiancamento,
visto che non si offre nessuno, mentre l’infiammazione, bombardata da
ultrasuoni, comincia a rientrare. E così domenica mattina, sotto una
bell’arietta e in una giornata di sole si parte, con due palloncini
contrassegnati da un 5 sulle spalle e un maestro pacer d’eccezione. Mi sento un
po’ Kung Fu Panda. I primi venti chilometri trascorrono tranquilli, con
l’infiammazione che ha cercato di farsi sentire, ma che poi si è pressoché
cristallizzata lì. Lo so che quando arriverò al traguardo troverò un malleolo
che sembrerà stendersi fino alla pianta del piede, per il ritorno del gonfiore
sul tendine che gli passa sotto. So anche che questa arietta che tira, ovvero
Bavisela, in mezzo a questo sole e all’ombra della strada Slovena non sarà più
così piacevole sulla provinciale da Trebiciano a Santa Croce, specie per chi,
come noi, ci arriverà nella tarda mattinata. La tattica geniale che metto in
atto è portarmi dietro una fettina di limone da ogni ristoro in maniera tale da
buttare dentro vitamine e liquido per non rischiare di bere troppo. E funziona,
se non fosse che al ventesimo chilometro sperimento tutta la genialità di
questa mia tattica quando mi ritrovo a masticare un pezzo di banana con il
palato. L’acidità del limone ha elevato al 200% la sensibilità dentale. Riparto
succhiando un biscotto stando attenta a non farlo toccare dai denti: ad ogni
tocco sono due dita di pelle d’oca. Nel frattempo siamo già da diversi
chilometri sulla provinciale. Il passo è buono, prevediamo di essere giù per le
13.30. Le gambe girano, ma è sempre meglio non dirlo troppo presto, perché
comincio a sentire un leggero punzecchiare sulla rotula destra. Va e
viene, senza grande fastidio. Nel frattempo incrociamo una macchina dello staff
rimasta a piedi per mancanza di benzina. Potrebbe essere un segnale, ma non ci
bado. Il sole picchia, nessun fastidio. Al ristoro del 25° chilometro oltre al
consueto bere opto per qualcosa di facilmente solubile, ovvero non masticabile.
La genialità non mi abbandona neppure in questo caso: scacchetti di cioccolato,
pressoché fusi. Mi ritrovo a correre con la mano sinistra impiastricciata di
succo di limone e, ora, di arancia (ho optato per qualcosa di più dolce
rispetto al limone) e la destra di cioccolata. Ho Daniele da un lato e tutti
gli insetti volanti del Carso che mi stanno inseguendo. Al 27° chilometro
comincio a perdere colpi, più o meno come la macchina dello staff. Lo scarso
allenamento delle settimane precedenti si fa sentire, e pure la rotula: pare
voglia uscire dal ginocchio, lei o chi per lei. Mi accorgo che perdo sempre più
terreno. Spingo ma non vado avanti. Daniele ce la mette tutta a tenermi con
lui, ma poi lo lascio andare. Trotterello un poco e provo a riprendere, ma
niente. Per due chilometri ho il motore ingolfato. Entro in Santa Croce e una
signora mi guarda un poco sull’incuriosito. Mi rendo conto che ho tra i denti
la buccia dell’arancia. L’immagine che le si presenta dovrebbe essere quella di
un pugile suonato con dei palloncini legati alla schiena. Mi tolgo la buccia e
la saluto. Lei ricambia. Oramai comincio a salutare tutti, e comincia la
discesa. Al ristoro di via del Pucino, al 30° km osservano con curiosità i miei
palloncini. Non riescono a capire il numero. Dico loro che lo so, sono in
ritardo. Chiedo se hanno visto il mio collega e mi dicono di no. Mi fermo pure
a descriverlo: ha tre palloncini, uno è rosso. Niente, pare non l’abbiano
visto. Stai a vedere che quel palloncino in più gli è servito per volare
direttamente giù senza fare questa mulattiera. Li saluto e ringrazio. Tanto,
oramai, penso, sono in ritardo mostruoso. Non ho neppure più il coraggio di
guardare il gps, non mi direbbe neppure nulla, visto che mi sono accorta
qualche metro prima che l’ho messo sul display che mi dà solo i chilometri e il
passo e non il tempo (se non al passaggio del chilometro, che oramai non
corrisponde più a quello segnato lungo la strada). Colpi di genio come se
piovesse, insomma. Apprenderò solo quando mi arriverà la mail della classifica
ufficiale che il mio ritardo era di una manciata di secondi e che Daniele,
probabilmente, era dietro la curva. Ma non sentivo neppure la sua voce, quindi
penso che, oramai, lui sia già a Barcola. Trotterello giù per via del Pucino,
cercando di portarmi dietro qualcuno. E qualcuno va e qualcuno viene, più o
meno come io faccio per loro. Dimentico il primo grande insegnamento di
Daniele, quando vede qualcuno in difficoltà: dare la mano e fare qualche metro
assieme. Forse è meglio averlo dimenticato: con il morale sotto ai tacchi che
avevo in quel momento avrei pure potuto farmi trascinare per una mano. A
Grignano avrei volentieri seguito il cartello “Grignano mare”, ma il ragazzo
dello staff era lì, pronto, con una bottiglietta d’acqua in mano, per me. Me la
porge senza tappo e ci devo ficcare un dito dentro per tenermi un po’ d’acqua
per tutta Barcola. Avanzo alternando una corsetta trotterellata ad una marcia
veloce. Nel mio palmares di acciacchi posso annotare, ora, anche il primo
crampo in vita mia. Sul polpaccio destro, mentre la rotula, se accelero un po’,
ancora vuole arrivare prima di me al traguardo. Barcola è pressoché deserta,
chiamo Daniele per dirgli dove mi trovo, che non mi aspetti, lui sembra
cotto più o meno come me. Provo a chiedere a una signora se ha un pennarello
nero, così, giusto per mettere due punti e un 30 dopo il cinque. Con uno scatto
d’orgoglio, il pollice dentro il collo della bottiglia per non fare uscire
l’acqua e un fitto dialogo con i due palloncini decido, anzi, decidiamo di
comune accordo, io e i palloncini, che dobbiamo arrivare entro le cinque ore e
trenta. Cerco di affrettare il passo mentre mandiamo (io e i palloncini,
ovviamente) improperi alla macchina dei vigili urbani che viaggia sul percorso
costringendomi a correre sul lato in pendenza della strada. E mentre sono lì
che zoppico, per la pendenza del percorso, passa l’ambulanza. Alzo il pollice,
non si sa mai che mi carichino sopra, chi penserà a Pallo e Ncino senza di me?
Mi salutano e passano. Paradossalmente Barcola non è mai stata così corta come
domenica, per me. Generalmente mi è infinita, ora pare avere pietà di noi
(sempre io e i palloncini, oramai siamo una squadra fortissimi). A un paio di
chilometri dal ristoro 40 sento un sibilo alle mie spalle. Il terrore mi
assale: sta morendo un palloncino! Li tiro a me. Ci sono tutti e due, vivi e
vegeti. Mi guardo a lato e vedo Susanna, una signora in difficoltà al 25°km che
Daniele aveva preso per mano, che avanza affannosamente e con il baricentro
fortemente in avanti. Le dico di rallentare, le dico che faccio la strada
insieme a lei, ma il mio passo lento riesce comunque ad avanzarla. Allora le
dico che camminiamo un attimo insieme. Cammina, cammino. Dopo qualche decina di
secondi mi dice che sta pensando che fa meno fatica a correre e riprende
continuando ad ansimare. Cerco di andare al suo passo che, mi rendo conto, è
una camminata veloce per me. Almeno la rotula tace. Il malleolo, oramai, con il
suo tendine, è nel silenzio a meditar vendetta. Lascio Susanna al ristoro e
riparto, con una bottiglia provvista di tappo, questa volta. Forse l’unica
volta che non mi serviva, visto che manca una manciata di chilometri
all’arrivo. Ovvio, siccome è la giornata dei colpi di genio: il tappo l’ho
richiesto io, il ragazzo me la stava porgendo senza. Susanna mi raggiunge, col
suo fiato pesante. La lascio andare avanti, almeno così la vedo, penso.
Costeggio la stazione e ho pure la lucidità di buttare nel bidone della
plastica la bottiglia d’acqua, dopo aver bevuto un ultimo sorso e averla
vuotata. Peccato che, poi, mi rendo conto la mattina dopo, ho confuso il bidone
della carta (giallo) per quello della plastica (azzurro). Riprendo Susanna
sulle rive, mi piacerebbe accompagnarla fin sotto al traguardo, ma il mio
corricchiare lento, con la rotula che vuole arrivare prima di me, è più veloce
del suo corricchiare e se rallento ancora rischio di non riavviarmi più. Penso
se ne renda conto pure lei, perché mi dice di andare. E vado. All’altezza del
Tommaseo vedo un fotografo un po’ strano: non ha le solite macchine
professionali ma una minuscola macchinetta. Mentre sto pensando a come, in
cinque ore si possano ridurre le macchine fotografiche mi accorgo che è il mio
amico triestino, Moris, che non avendo potuto, per motivi di salute, fare la
maratona ora prova l’ebrezza di farsi un paio di metri insieme a me (alla mia
elevatissima velocità, ovvio), dopo aver rischiato l’insolazione per
aspettarmi. Quando arrivo sul tappeto rosso lo speaker mi saluta con fare
osannante, come fossi il pacer che ha portato al traguardo il vincitore. Io
vedo solo un 5:30 e qualcosa, sul display, e allungo il passo, convinta che
arriverò a 5:31 e rotti. Invece il tempo reale segnerà un 5:29:31 e qualcosa.
E’ la prima volta che il tempo reale mi risulta più basso di quello irreale
(5:30:17). Anche questo è un pb. Pallo e Ncino non moriranno, almeno non per
mano mia. Uno andrà a Susanna, quando la vedrò arrivare, poco dopo, per la sua
costanza nel non arrendersi e l’altro lo lascio ad una bimba. Non voglio mica
avere sulla coscienza la morte di due compagni di una squadra fortissimi.
Enrica Guerra
Maratona di Trieste deciso all'ultimo per non sprecare la preparazione, certo una sfacchinata. Partito 16.30 del sabato,c ena in Slovenia, dormito poco e male, sveglia alle 5. Partenza gara 8.30 con i presupposti per fare bene, parto piano, raggiungo e supero i pacemaker delle 3.45 e decido di tenere un ritmo per fare 3.35...tutto fila liscio e gara piacevole con un gran paesaggio, purtroppo all'ultima discesa di San. Croce vedendomi quasi raggiunto dai palloncini 3.45 mi butto a rotta di collo e tac.. sento tirare la coscia destra.. gara rovinata e PB pregiudicato...rallenti per non strapparmi del tutto.. mi fermo anche a fare pipi e allacciarmi la scarpa destra slacciatasi in discesa..la vado a chiudere in 3h 56m 51s peccato la mia presunzione galeotta l'ultima discesa. Poi dietro comunque il significato che gl'avevo dato alla partenza con le lacrime negli occhi per il mio papà che non sta bene...certo 2 Maratone in 21gg per dirgli soffro con te ma non abbastanza per l'amore che provo...Maratona di Trieste gran bella gara consiglio a tutti e grazie a capitano Nino le sue tabelle funzionano e come poi sta a noi metterci gambe e testa. Alla prossima non mi farò frenare discese o salite sarà PB parola di John Simon
Giovanni Simone
È come attraversare un confine invisibile, a Trieste,
alla Europe Marathon & Half, quando si arriva al traguardo in Piazza
dell’Unità d’Italia.
I tuoi occhi che fino a quel momento hanno scoperto solo il colore dell’asfalto, il verde dei monti e l’azzurro del mare sullo sfondo… a un certo punto registrano il passaggio a una dimensione diversa e sempre nuova:
il traguardo!
La “Half” parte da Duino e le salite sono già dalla nostra parte, è un ottimo inizio…si fa per dire!
Dopo un paio di Km la strada spiana e lo sfondo cambia del tutto: il tappeto di asfalto si snoda sotto i piedi, a sinistra il verde dei monti e a destra lui, il mare.
Lo spettacolo acquista tutti i punti necessari che valgono l’intero prezzo del biglietto. La strada spiana e poi leggermente inizia la sua discesa, la sensazione che arriva dai piedi ripercuotendosi fino alla testa è delle migliori: inizia la discesa, la questione si fa semplice e interessante. Eh no, la discesa aiuta ma se non sai gestirla… dopo è un gran casino.
I tuoi occhi che fino a quel momento hanno scoperto solo il colore dell’asfalto, il verde dei monti e l’azzurro del mare sullo sfondo… a un certo punto registrano il passaggio a una dimensione diversa e sempre nuova:
il traguardo!
La “Half” parte da Duino e le salite sono già dalla nostra parte, è un ottimo inizio…si fa per dire!
Dopo un paio di Km la strada spiana e lo sfondo cambia del tutto: il tappeto di asfalto si snoda sotto i piedi, a sinistra il verde dei monti e a destra lui, il mare.
Lo spettacolo acquista tutti i punti necessari che valgono l’intero prezzo del biglietto. La strada spiana e poi leggermente inizia la sua discesa, la sensazione che arriva dai piedi ripercuotendosi fino alla testa è delle migliori: inizia la discesa, la questione si fa semplice e interessante. Eh no, la discesa aiuta ma se non sai gestirla… dopo è un gran casino.
Il sole picchia forte, non risparmia nessuno, ma il
passaggio all’ombra sotto la “grotta” naturale è l’occasione migliore per
riordinare i pensieri e non lasciare spazio a indecisioni. Il vento leggero
rinfresca un attimo, poi ancora il sole. La discesa sta per finire e contro
ogni pronostico, ha appesantito le gambe e fatto salire i battiti.
Eppure, in lontananza si vede già il Castello di Miramare, è quasi fatta… o così sembra.
Eppure, in lontananza si vede già il Castello di Miramare, è quasi fatta… o così sembra.
E’ il momento di rifiatare e appena la strada torna a regalare una simil-pianura, ci si può rincuorare… cambio di scena, ma mancano ancora quasi 8 km.
Lo avevano detto, la discesa va gestita, ma fino a quando non ci sbatti il naso… chi ci crede? Parti carico e contento, dalla partenza sino a lì, e ora… e ora stai zitto e corri, la tua dose di ossigeno l’hai già avuta col venticello fresco, non puoi mica chiedere altro! Con quel che resta, dritto fino al traguardo… e se vuoi fare il pb, perché lo vuoi fare… devi anche darti una mossa!
E mentre sei nel mezzo di questi spiccioli pensieri tecnici, non ti accorgi che i Km scorrono, sfilano senza risparmiarti nulla, e a un certo punto… un sacco di gente lungo le transenne!
La piazza è a un tiro di schioppo!!!! Piena di gente, piena, piena, di più!!!
A questo punto, non si sa esattamente come ciò possa accadere, fatto sta che anche se sei moribondo, l’ultimo Km è il più veloce della gara!
E’ fatta, una gara intera sotto al sole cocente per
vivere quella manciata di secondi: passare sotto il traguardo, staccare il
garmin e sorridere a mille.
La ricompensa, adesso, è tutta tua! (Dov’è la birra?!).
Trieste è magnifica, ti rapisce il cuore senza nemmeno chiederti il permesso. Io la lascio fare alla grande, appuntamento al 2017!
La ricompensa, adesso, è tutta tua! (Dov’è la birra?!).
Trieste è magnifica, ti rapisce il cuore senza nemmeno chiederti il permesso. Io la lascio fare alla grande, appuntamento al 2017!
Laura Genuardi
Green Europe Marathon 42.195 km
|
|||
Sarno
Aniello
|
2:59:00
|
4:15
min/km
|
42+26
|
Frozzi
Paolo
|
3:28:31
|
4:56
min/km
|
42+18
|
Corà
Massimo
|
3:28:31
|
4:56
min/km
|
42+18
|
Barbieri
Fulvia
|
3:41:51
|
5:16
min/km
|
42+20
|
Capatti
Alessandra
|
3:56:17
|
5:36
min/km
|
42+16
|
Simone
Giovanni
|
3:56:51
|
5:37
min/km
|
42+10
|
Fardella
Alessandro
|
3:59:40
|
5:40
min/km
|
42+9
|
Guerra
Enrica
|
5:29:31
|
7:50
min/km
|
42
|
Bavisela Generali Family 10.00 km
|
|
Cavalieri
Erica
|
10
|
Ballarini
Alessandro
|
10
|
Green Europe Half
Marathon 21.097 km
|
|||
Genuardi
Laura
|
1:47:54
|
5:07
min/km
|
21+17
|
Benini
Elisa
|
1:49:50
|
5:13
min/km
|
21+16
|
Bocchi
Lorenzo
|
1:49:51
|
5:13
min/km
|
21+10
|
Toigo
Danila
|
1:58:50
|
5:39
min/km
|
21+10
|
Gaiba
Stefania
|
2:02:00
|
5:48
min/km
|
21+9
|
e Bravi i miei due pace maker da record (Paolo e Massimo, 3.30)!!
RispondiEliminaGrazie del supporto.
martina
Ciao Martina!!!! Sei stata bravissima!! Complimenti ancora è stato un grande piacere correre con te e un pochino averti aiutato a raggiungere il tuo personale!!! A presto!!!
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