Ormai da molti anni, se non erro 21, il comitato Uisp di Ferrara nell'ambito di varie iniziative adite a portare lo sport all'interno delle carceri organizza il Vivicittà con alcuni detenuti rinchiusi nella casa circondariale cittadina.
Il tutto ovviamente sotto la stretta sorveglianza e direzione dell'istituto penitenziario.
Così nella mattinata di mercoledì 27 maggio ci siamo ritrovati a vivere questa esperienza particolare (per il sottoscritto era la seconda volta in quanto partecipai già una decina di anni fa), sicuramente diversa dalle solite corse di routine e che da una possibilità, seppur minimesimale, di integrazione ai detenuti che hanno partecipato alla gara. Ragazzi che sono rinchiusi per reati minori (per intenderci non c'erano serial killer a correre con noi), chi magari solo per pochi mesi, chi magari per anni...lanciando una battuta ad uno di essi infatti questi mi ha risposto che il prossimo anno ci sarà ancora...
A differenza degli anni scorsi in cui sfiorarono anche la trentina di partecipanti, quest'anno erano solo 11 i detenuti che hanno corso, fra i quali un solo italiano. A sensazione, direi che erano quasi tutti nord africani con un nigeriano e un paio di colombiani.
Per noi invece ci siamo trovati (a mia insaputa della loro presenza) giusto all'ingresso con anche Massimo Corà, Simone Bonaiuto e Thomas Beltrami; a rappresentare altre società ferraresi Giuliano Battaglia, Mario Braga, Domenico Niceforo, Andrea De Vivo oltre ad Enrico Balestra (Presidente Provinciale Uisp), Simone Merli (Assessore allo Sport del Comune di Ferrara), Paolo Calvano (segretario regionale Pd).
Presenti anche i giudici Uisp Maurizio Mazzanti, Pio Cattabriga e Dino Mazzoni.
Dopo i dovuti controlli all'ingresso e dopo esserci cambiati in uno spogliatoio al di fuori dalla zona rossa, alle ore 10 il via alla gara...ovviamente noi facciamo da contorno e corriamo insieme a loro, ma per puro spirito di divertimento.
Il percorso è il perimetro del cortile interno, un rettangolo di 800m da ripetere 3 volte per un totale di 2400m, al cui centro c'è un campo da calcio ed il palazzo contenente tutte le celle dei detenuti.
Pronti via e noi siamo già ultimi...infatti partono tutti a razzo come se dovessero fare una gara di 100m.
Uno in particolare, con un paio di bermuda di jeans si fa il primo mezzo giro in testa ai 3'15"/km, con Simone Bonaiuto ad arrancare nell'inseguimento...
Noi nel frattempo recuperiamo il gruppo che già dopo la prima curva ha iniziato a rallentare, visto che 3 giri non sono poi una passeggiata.
A metà del primo giro ecco che cambia la testa della corsa, l'uomo in fuga si mette a camminare e Bonaiuto passa in testa, pur sapendo benissimo che non poteva arrivare primo...pena il restare una notte in cella con loro....
Da questo momento non vedo più cosa succede davanti, io e Giuliano Battaglia preferiamo farla in gruppo con alcuni detenuti che bene o male, magari arrancando un po' nel finale, riescono a chiudere la gara a 4'45"/km.
E durante la corsa recuperiamo anche quel tizio che era partito a scheggia per poi camminare....lo incitiamo e lo sproniamo e si rimette a correre un po' con noi...nel frattempo dalle finestre delle celle si sentiva il tifo degli altri rinchiusi, ovviamente in un linguaggio incomprensibile.
Bonaiuto nel frattempo si accosta al vincitore, con il quale corre tutto il 2° km a 3'58"/km, che trionfa poi in 9'18" alla media di 3'48"/km. Quindi non era proprio uno sprovveduto se è in grado di correre a questo ritmo, seppur la corsa fosse di 2,4 km soltanto.
Io e Battaglia arriviamo in 11'36" insieme ad un paio di detenuti poi torniamo indietro ad accompagnare all'arrivo gli ultimi "tapascioni", comunque molto divertiti nonostante la fatica alla quale non sono proprio abituati.
Al termine della gara vengono tutti premiati con una maglietta del Vivicittà, ai primi 3 viene dato anche un cappellino ed al 1° uno zainetto.
Non sto qui a disquisire sul fatto che queste persone meritino o no situazioni di questo tipo, ognuno in questo avrà le proprie opinioni; personalmente sono contento di aver partecipato a questa iniziativa e credo che se vi sarà modo tornerò ancora una terza volta. Sono situazioni che ho vissuto durante il periodo del servizio militare che mi fecero svolgere al carcere militare di Peschiera del Garda in cui fui a contatto giornalmente con detenuti del calibro dei Savi della banda della Uno Bianca ed altri pluriomicidi, sicuramente gente nemmeno paragonabile a quelli che hanno corso con noi oggi, che hanno sbagliato per altri motivi e per questo stanno pagando e sono contento nel mio piccolo di aver regalato loro anche solo una mezz'oretta di svago al di fuori delle sbarre delle loro celle.
Paolo Callegari
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