9° PUNTATA – DA TOSSIGNANO A
SORRENTO
Busto di Torquato Tasso |
Per
la nona puntata di questa “vacanza” nella nostra città, continuo
il percorso iniziato la settimana scorsa, d'altronde, la zona di Via
Savonarola, è quella della Ferrara bene dei tempi estensi, basti
pensare agli innumerevoli edifici di pregio, che tutt'ora sono
presenti, su entrambi i lati della strada, da Palazzo Renata di
Francia, a Palazzo Contughi-Gulinelli, Palazzo Giglioli, Casa Romei,
per non parlare di uno dei più importanti edifici di culto di
Ferrara, la chiesa di San Francesco.
Avendo
fugato fin da subito ogni dubbio sulla meta turistica odierna, prima
di inforcare il mio biciclo, è di rigore prendere l'amato
Melchiorri, e soffermarmi sulle probabili origini dei nomi di un paio
di vie, quelle che saranno meta della visita: Via Savonarola e Via
Madama.
Partiamo
dalla prima, chiaramente è un omaggio al frate domenicano ferrarese,
arso in Firenze nel maggio del 1498. Questa strada venne a lui
intitolata il 7 febbraio del 1860, perché proprio qui, vi è
l'abitazione dove visse i suoi primi 20 anni (il civico 19).
Via
Madama invece, in passato anche “Strada dei Capuzzoli”, perché
Capuzzoli erano chiamati i frati Gesuati che su questa via avevano il
loro convento (ora ristrutturato ad Hotel), pare derivi dalle
numerose nobildonne, di epoca estense, che abitavano in zona.
Ed
ora prendo la Nikon e posso partire.
Il
primo freddo è arrivato in città, ma nonostante questo, è sempre
piacevole pedalare tra le vie del centro. Prendo Via Scandiana, Borgo
di Sotto e svolto in via Pergolato. A lato della chiesa di San
Girolamo ecco una rastrelliera, che decido essere la mia base. Lascio
il mezzo, dovutamente chiuso,
perché,
come diceva mio nonno, “al dì din quò, a sen pin ad galantom!”
ed a passo lento, da vero turista, vado a cercare la casa del
Savonarola.
Individuarla
è molto semplice, in cima al portale di entrata, c'è una lapide che
ne ricorda l'antico proprietario
Lapide Casa Savonarola |
.....
certo che, deve averne subiti di rifacimenti questo edificio, perché
700 anni non li dimostra proprio; sarebbe bello avere un amico
pazzerello come lo scienziato Emmett Doc Brown, una DeLorean come
mezzo di spostamento (Ritorno al Futuro n°1) e .. un giro di
chiavi..... una accelerata e … via!!!
Catapultati
a metà del 1400 per vedere, respirare, l'aria della Ferrara nel
massimo splendore e di questo quartiere in particolare.
Dell'abitazione
del nostro concittadino Savonarola non c'è nulla da vedere, ma basta
voltarsi ed ecco un luogo che merita, la chiesa di San Girolamo.
Chiesa di San Girolamo |
Siamo
nel 1429 quando, l’allora vescovo di Ferrara, Pietro Boiardi,
concede a Giovanni Tavelli da Tossignano, dell’ordine dei Gesuati,
di costruire un oratorio con altare e cimitero, nel quartiere di
Santa Maria in Vado.
Dalla
prima pietra di quel lontano 1429, arriviamo alla metà del 600'
(contemporaneamente allo scioglimento dell'ordine dei Gesuati, per
mano del Papa Clemente IX, nel 1668), dove l'iniziale oratorio è
sostituito da una chiesa ed il piccolo convento attiguo, ha assunto
le dimensioni che ancora oggi possiamo vedere entrando, in Via Madama
40, cioè nell'attuale albergo “San Girolamo dei Gesuati”.
Nel
1671 la chiesa viene distrutta, ma con
l'arrivo a Ferrara
di un nuovo ordine religioso, i Padri
Carmelitani Scalzi, è prontamente ricostruita nelle sembianze
attuali (1703), ed ancora oggi, sono loro che ne reggono la vita
quotidiana.
Oggi
questa chiesa è importante, non tanto per le opere artistiche al suo
interno, ma perché è la custode delle spoglie del Beato Giovanni
Tavelli da Tossignano, ex priore del convento dei Gesuati, ex Vescovo
di Ferrara, ma specialmente, fondatore del nostro Arcispedale
Sant'Anna, in pratica il primo vero datore di lavoro della nostra
Bamby Angela Leonardi.
Quindi
ora, la cosa migliore, in compagnia delle mie due affiatate compagne,
la Nikon e la bici, è andare presso quello che resta, dell'antico
Sant'Anna.
In
pochi minuti, pedalando tra Via Ugo Bassi e Corso Giovecca, mi
ritrovo, entrando da Via Boldini, in Piazzetta S.Anna, e sono
arrivato.
Piazzetta Sant'Anna |
Siamo
attorno agli anni 40 del '400, e nonostante Ferrara sia una delle
corti rinascimentali più importanti d'Italia, non è dotata di un
vero, grande, nosocomio per raccogliervi i poveri e gli ammalati;
(all'epoca, in città, erano presenti circa una decina di piccoli
ospedali, ognuno con il compito di accudire un ben determinato ceto
sociale), finché l'8 ottobre 1440, il Papa Eugenio IV, su
sollecitazione di Niccolò III d'Este e Lionello d'Este,
rispettivamente padre e figlio (illegittimo), emette la bolla
pontificia con la quale incarica il Tavelli di costruirlo.
E'
curioso pensare che venne scelta questa area, perché all'epoca era
ancora abbastanza periferica, ma nello stesso tempo vicino alla
città.
Una
volta individuata la zona, il Tavelli, grazie ad un lascito per i
poveri elargito da Pellegrino Dalla Ceca della Villa di Arquà
Polesine, iniziò i lavori e l'opera venne terminata nel 1445 e
consegnata alla città.
Nel
1450, per mezzo di una bolla di Papa Niccolò V, la conduzione
dell'intero complesso passa, dall'amministrazione religiosa alla
Magistratura comunale, e negli anni successivi, saranno molteplici le
vicissitudini che caratterizzeranno tutto il complesso, tra
cambiamenti nella conduzione, ampliamenti vari, fra cui, la chiesa di
San Carlo, tutt'ora presente su Corso Giovecca, che viene inglobata
nel complesso ospedaliero, tanto che ancora oggi questo luogo di
culto è di proprietà dell'azienda sanitaria di Ferrara.
Chiesa di San Carlo |
Con
un grande balzo nel tempo, arriviamo nel 1927, quando l'ospedale
viene trasferito nel nuovo complesso di Corso Giovecca e del vecchio
nosocomio resta poco. Parte degli edifici sono abbattuti, ed al loro
posto vengono costruiti: la scuola elementare Alda Costa, il Museo
di Storia Naturale ed il Conservatorio Girolamo Frescobaldi, ma in
particolar modo, viene aperta una nuova strada, l'attuale Via
Boldini.
Del
primo ospedale, oltre ad un bellissimo chiostro, pieno di verde,
sempre splendidamente ordinato, rimane quella che oggi è denominata
Piazzetta Sant'Anna e quella che da tutti è conosciuta come la Cella
del Tasso.
Portale Chiesa e Cella del Tasso a dx |
Il
cantore della “Gerusalemme Liberata”, resterà qui prigioniero
dal 1579 al 1586, a causa della sua presunta pazzia. A ricordare
questo illustre ricovero, su un ripiano della parete esterna del
loggiato, vi è un busto del poeta, donato alla nostra città, dal
Comune di Sorrento (città natale del Tasso) negli anni 50 del '900.
In verità, che questa sia stata davvero la stanza di reclusione del
poeta non è mai stato assodato con certezza, ma ormai da decenni,
questa è per tutti la sua Cella.
Cella del Tasso |
A
conclusione di questo nono viaggio nel tempo, un accenno all'origine
del nome del nostro Arcispedale.
Quando
il Tavelli scelse questo terreno, era presente un antico monastero
francescano, del 1304, in quel momento gestito da frati agostiniani,
provenienti dall'Armenia, i quali avevano dedicato un oratorio a
Sant'Anna. Quest'ultimo poi venne trasformato in chiesetta (1443) e
successivamente inglobata, durante la costruzione dell'ospedale.
E
con questo anche oggi abbiamo finito, ora si ritorna a casa, e ci
vediamo la prossima settimana.
Alessandro
Polesinanti