Pagine

martedì 9 dicembre 2014

LA CORRIFERRARA A SPASSO NEL TEMPO 9

9° PUNTATA – DA TOSSIGNANO A SORRENTO

Busto di Torquato Tasso


 
Per la nona puntata di questa “vacanza” nella nostra città, continuo il percorso iniziato la settimana scorsa, d'altronde, la zona di Via Savonarola, è quella della Ferrara bene dei tempi estensi, basti pensare agli innumerevoli edifici di pregio, che tutt'ora sono presenti, su entrambi i lati della strada, da Palazzo Renata di Francia, a Palazzo Contughi-Gulinelli, Palazzo Giglioli, Casa Romei, per non parlare di uno dei più importanti edifici di culto di Ferrara, la chiesa di San Francesco.

Avendo fugato fin da subito ogni dubbio sulla meta turistica odierna, prima di inforcare il mio biciclo, è di rigore prendere l'amato Melchiorri, e soffermarmi sulle probabili origini dei nomi di un paio di vie, quelle che saranno meta della visita: Via Savonarola e Via Madama.

Partiamo dalla prima, chiaramente è un omaggio al frate domenicano ferrarese, arso in Firenze nel maggio del 1498. Questa strada venne a lui intitolata il 7 febbraio del 1860, perché proprio qui, vi è l'abitazione dove visse i suoi primi 20 anni (il civico 19).
Via Madama invece, in passato anche “Strada dei Capuzzoli”, perché Capuzzoli erano chiamati i frati Gesuati che su questa via avevano il loro convento (ora ristrutturato ad Hotel), pare derivi dalle numerose nobildonne, di epoca estense, che abitavano in zona.

Ed ora prendo la Nikon e posso partire.

Il primo freddo è arrivato in città, ma nonostante questo, è sempre piacevole pedalare tra le vie del centro. Prendo Via Scandiana, Borgo di Sotto e svolto in via Pergolato. A lato della chiesa di San Girolamo ecco una rastrelliera, che decido essere la mia base. Lascio il mezzo, dovutamente chiuso,
perché, come diceva mio nonno, “al dì din quò, a sen pin ad galantom!” ed a passo lento, da vero turista, vado a cercare la casa del Savonarola.
Individuarla è molto semplice, in cima al portale di entrata, c'è una lapide che ne ricorda l'antico proprietario


Lapide Casa Savonarola

..... certo che, deve averne subiti di rifacimenti questo edificio, perché 700 anni non li dimostra proprio; sarebbe bello avere un amico pazzerello come lo scienziato Emmett Doc Brown, una DeLorean come mezzo di spostamento (Ritorno al Futuro n°1) e .. un giro di chiavi..... una accelerata e … via!!!
Catapultati a metà del 1400 per vedere, respirare, l'aria della Ferrara nel massimo splendore e di questo quartiere in particolare.

Dell'abitazione del nostro concittadino Savonarola non c'è nulla da vedere, ma basta voltarsi ed ecco un luogo che merita, la chiesa di San Girolamo. 

Chiesa di San Girolamo
 
 
Siamo nel 1429 quando, l’allora vescovo di Ferrara, Pietro Boiardi, concede a Giovanni Tavelli da Tossignano, dell’ordine dei Gesuati, di costruire un oratorio con altare e cimitero, nel quartiere di Santa Maria in Vado.
Dalla prima pietra di quel lontano 1429, arriviamo alla metà del 600' (contemporaneamente allo scioglimento dell'ordine dei Gesuati, per mano del Papa Clemente IX, nel 1668), dove l'iniziale oratorio è sostituito da una chiesa ed il piccolo convento attiguo, ha assunto le dimensioni che ancora oggi possiamo vedere entrando, in Via Madama 40, cioè nell'attuale albergo “San Girolamo dei Gesuati”.


Nel 1671 la chiesa viene distrutta, ma con l'arrivo a Ferrara di un nuovo ordine religioso, i Padri Carmelitani Scalzi, è prontamente ricostruita nelle sembianze attuali (1703), ed ancora oggi, sono loro che ne reggono la vita quotidiana.
Oggi questa chiesa è importante, non tanto per le opere artistiche al suo interno, ma perché è la custode delle spoglie del Beato Giovanni Tavelli da Tossignano, ex priore del convento dei Gesuati, ex Vescovo di Ferrara, ma specialmente, fondatore del nostro Arcispedale Sant'Anna, in pratica il primo vero datore di lavoro della nostra Bamby Angela Leonardi.


Quindi ora, la cosa migliore, in compagnia delle mie due affiatate compagne, la Nikon e la bici, è andare presso quello che resta, dell'antico Sant'Anna.
In pochi minuti, pedalando tra Via Ugo Bassi e Corso Giovecca, mi ritrovo, entrando da Via Boldini, in Piazzetta S.Anna, e sono arrivato.

Piazzetta Sant'Anna
 
Siamo attorno agli anni 40 del '400, e nonostante Ferrara sia una delle corti rinascimentali più importanti d'Italia, non è dotata di un vero, grande, nosocomio per raccogliervi i poveri e gli ammalati; (all'epoca, in città, erano presenti circa una decina di piccoli ospedali, ognuno con il compito di accudire un ben determinato ceto sociale), finché l'8 ottobre 1440, il Papa Eugenio IV, su sollecitazione di Niccolò III d'Este e Lionello d'Este, rispettivamente padre e figlio (illegittimo), emette la bolla pontificia con la quale incarica il Tavelli di costruirlo.

E' curioso pensare che venne scelta questa area, perché all'epoca era ancora abbastanza periferica, ma nello stesso tempo vicino alla città.
Una volta individuata la zona, il Tavelli, grazie ad un lascito per i poveri elargito da Pellegrino Dalla Ceca della Villa di Arquà Polesine, iniziò i lavori e l'opera venne terminata nel 1445 e consegnata alla città.

Nel 1450, per mezzo di una bolla di Papa Niccolò V, la conduzione dell'intero complesso passa, dall'amministrazione religiosa alla Magistratura comunale, e negli anni successivi, saranno molteplici le vicissitudini che caratterizzeranno tutto il complesso, tra cambiamenti nella conduzione, ampliamenti vari, fra cui, la chiesa di San Carlo, tutt'ora presente su Corso Giovecca, che viene inglobata nel complesso ospedaliero, tanto che ancora oggi questo luogo di culto è di proprietà dell'azienda sanitaria di Ferrara.
Chiesa di San Carlo
 
Con un grande balzo nel tempo, arriviamo nel 1927, quando l'ospedale viene trasferito nel nuovo complesso di Corso Giovecca e del vecchio nosocomio resta poco. Parte degli edifici sono abbattuti, ed al loro posto vengono costruiti: la scuola elementare Alda Costa, il Museo di Storia Naturale ed il Conservatorio Girolamo Frescobaldi, ma in particolar modo, viene aperta una nuova strada, l'attuale Via Boldini.

Del primo ospedale, oltre ad un bellissimo chiostro, pieno di verde, sempre splendidamente ordinato, rimane quella che oggi è denominata Piazzetta Sant'Anna e quella che da tutti è conosciuta come la Cella del Tasso.
Portale Chiesa e Cella del Tasso a dx

 
Chiostro
Il cantore della “Gerusalemme Liberata”, resterà qui prigioniero dal 1579 al 1586, a causa della sua presunta pazzia. A ricordare questo illustre ricovero, su un ripiano della parete esterna del loggiato, vi è un busto del poeta, donato alla nostra città, dal Comune di Sorrento (città natale del Tasso) negli anni 50 del '900. In verità, che questa sia stata davvero la stanza di reclusione del poeta non è mai stato assodato con certezza, ma ormai da decenni, questa è per tutti la sua Cella. 

Cella del Tasso
 
A conclusione di questo nono viaggio nel tempo, un accenno all'origine del nome del nostro Arcispedale.

Quando il Tavelli scelse questo terreno, era presente un antico monastero francescano, del 1304, in quel momento gestito da frati agostiniani, provenienti dall'Armenia, i quali avevano dedicato un oratorio a Sant'Anna. Quest'ultimo poi venne trasformato in chiesetta (1443) e successivamente inglobata, durante la costruzione dell'ospedale.
E con questo anche oggi abbiamo finito, ora si ritorna a casa, e ci vediamo la prossima settimana.

Alessandro Polesinanti