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martedì 25 novembre 2014

LA CORRIFERRARA A SPASSO NEL TEMPO 7

7° PUNTATA – TRA PASTA, CAFFE' E STORIA



 
Il grande fiume si è tranquillizzato, le temperature si sono fatte un po’ più rigide ed i primi nebbioni ferraresi hanno fatto capolino in città, e visto, che la stagione podistica agonistica, almeno nelle nostre zone, si prende qualche pausa, inforco il mio bolide a due ruote e mi dirigo in piazza; iniziare una domenica con una pasta, caffè e giornale, in un bar del centro, è sempre un inizio molto rilassante della giornata.
Ricciola mangiata, caffè macchiato bevuto, le ultime sulla Spal lette, rapido sguardo alla cronaca locale e poi via, due passi per il centro sono di rigore (chiaro, ho anche pagato prima di uscire!).
Lascio la bicicletta nella rastrelliera di Via Scienze, e decido di partire da via Saraceno con in mano, “casualmente”, la mia Nikon (il presidente, Massimo Corà, si sta facendo esigente, mi richiede sempre più foto!!).
Via Saraceno, una antica via di Ferrara, da sempre, con vocazione commerciale, oggi ricca di bar e pizzerie, mentre nel passato le attività erano più variegate.
Secondo Gualtiero Medri, il nome di questa strada deriva dall'antica famiglia dei Saraceni, un nobile casato che sul finire del '300, lasciata la Toscana, si trasferirono a Ferrara, prendendo residenza nel palazzo in angolo con Via Terranuova, ma altre teorie sussistono su questa origine, lo Scalabrini ad esempio, sosteneva che il nome deriverebbe dall'esistenza di una insegna di bottega raffigurante un Saraceno, e per ultimo il Melchiorri farebbe derivare il nome dai dei giochi, “corse del saracino”, che nel periodo estense si sarebbero tenuti in queste zone; insomma, che abbia ragione uno o l'altro, poco importa, meglio proseguire.
La prima sosta è al civico 58, davanti la chiesa di Sant'Antonio Abate. Oggi desolatamente chiusa al pubblico, prima per crisi di vocazioni, poi il terremoto del 2012 gli ha dato un'ulteriore “botta”. La chiesa risale al secolo XIV, ma nel susseguirsi del tempo ha subito vari rifacimenti e, fortunatamente, vari restauri. Con l'arrivo delle truppe napoleoniche, come molte altre in città, subì la chiusura (anno 1796), per poi essere riaperta il 20 settembre 1866.
 
Chiesa di S.Antonio Abate

La chiesa è una della poche in città che possiede un abside esagonale, e lo si può notare solo da via Cavedone. Da rimarcare ancora, il crocefisso dipinto nella parete esterna in angolo via Cavedone/Saraceno, restaurato nel 2001, ma da parecchi anni chiuso da due ante in legno, ma si possono ancora leggere le lapidi che sono poste in basso al dipinto; questo era un luogo di raccolta e di venerazione durante le epidemie.
 
Edicola con Crocefissione




  
Lapide 1 - primo piano

Lapide 2 - primo piano


Lapide 3 - primo piano

Ora abbandono la chiesa e proseguo, faccio qualche decina di metri, ed un'altra piccola sosta è di rigore davanti al grande palazzo del civico 95. Questa imponente costruzione, da anni nota casa di riposo, nel medioevo fu dimora della famiglia degli Obizzi, alcuni dei quali furono valenti diplomatici e militari degli Estensi.
Fino ai primi del '900, l'entrata principale era in Via Paglia (su quello che è l'attuale retro del palazzo).
Il passeggio per via Saraceno riprende, ma per pochi secondi, le mie Nike, arrivate all'altezza di Orsucci, si vogliono fermare, in questo caso, per ricordare un film, proprio tra la pizzeria e l'attuale ristorante “Il Sorpasso” (ma per tanti anni fu il “Bar Ferrara” e ancora prima “Caffè Tripoli”) venne girata una delle scene principali del film “Ossessione”.
Ferrara N° 1 anche nel cinema quindi, siamo nel 1942 ed il grande regista italiano, Luchino Visconti, gira nella nostra città scene di questo film che è considerato il lungometraggio che ha dato vita al movimento del Neorealismo, oltre ad essere uno dei primi 100 film del cinema italiano da salvare.

Per Porta San Pietro sono passato la settimana scorsa, quindi oggi svolto in Via Fondobanchetto.

La via attuale non ha molto, se non la facciata dell'antica chiesa di San Martino (ora ridotta a garage), anch’essa chiusa, come tante, nel periodo napoleonico. Dopo l’uscita dei francesi, ebbe una “vita movimentata”, per passare definitivamente in mani private a partire dalla fine dell’800. Negli anni ’60 fu sede del laboratorio del pittore Leone Caravita. 
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Ex Chiesa di San Martino

Di questa strada è comunque curioso il suo nome.
Fondo Banchetto...... siamo nel 1240, Ferrara è assediata da vari mesi da Azzo VII d'Este, ma i Salinguerra (la famiglia più potente all'epoca in città) resistono tenacemente, ma per evitare ulteriori spargimenti di sangue, le opposte fazioni decidono di sancire una tregua durante una cena (un banchetto appunto) in uno dei palazzi dei Salinguerra (probabilmente negli attuali civici 43-45), ma come nelle migliori spy story hollywoodiane, sul finir della cena (in fondo al banchetto appunto), anziché chiudere la serata a tarallucci e vino, Salinguerra II viene rapito dagli Este e fatto portare a Venezia, dove morirà 5 anni dopo e gli Estensi avranno così campo libero nella conquista della città.

Lascio Fondobanchetto e continuo ad inoltrarmi in questa parte della città, una zona poco trafficata, dove il silenzio in ogni parte della giornata la fa da padrone. Forse, ma devi essere proprio fortunato, quando passeggi per queste viuzze, puoi incontrare qualche gatto e qualche bicicletta, è un peccato che questa zona sia fuori dai normali itinerari turistici o forse, è anche la sua salvezza…chissà.
Giunto in Via Coperta mi dirigo verso Via Ghisiglieri, la via che ricorda una antica famiglia di origine bolognese ma, come sostiene il Melchiorri, il nome potrebbe derivare anche da una storpiatura del termine “consiglieri”, visto che nel periodo medioevale, in queste zone esisteva il Palazzo della Ragione.
A metà strada, verso via Borgo di Sotto, una lapide ricorda l’esistenza dell’antica chiesa di Sant’Apollinare, anche in questo caso, la sua fine iniziò, con l’arrivo a Ferrara, degli antenati di Sarkozy e Hollande.

Giungo alla fine di Ghisiglieri e con mia grande sorpresa, un paio di operai, stanno scaricando del materiale edile nel cortile dell’Oratorio dell’Annunziata o chiesa della Buona Morte; l’occhio immediatamente va all’edificio, finalmente sono iniziati i lavori di manutenzione. 


Oratorio dell'Annunziata

Siamo davanti ad uno stabile del XIV secolo, poco conosciuto e da sempre fuori dai normali percorsi turistici, ma nonostante sia chiuso da tempo e quindi con evidenti segni che il tempo lascia, chi ha avuto la fortuna di vederlo aperto, come il sottoscritto (fino a prima del terremoto del 2012, grazie all’opera di volontari, si facevano periodicamente delle visite guidate), è rimasto colpito dalla magnificenza del luogo. Il soffitto è a cassettoni, tutti riccamente colorati, alle pareti un ciclo di affreschi (fra gli altri, anche dai membri della famiglia Filippi), con tema la Leggenda del Legno della Santissima Croce.
L’oratorio, faceva parte di un gruppo di locali, che identificavano l’Ospedale dei Battuti Neri.
Questi erano una confraternita caratterizzata da tonache completamente nere, la loro missione consisteva nel portare sollievo a pellegrini, a moribondi indigenti e successivamente, furono anche coloro che seguivano i condannati a morte nelle ultime ore e fino a tumulazione avvenuta. La zona era così “sinistra” che nei pressi esistevano le vie della Morte e dei Lacci (per ricordare i lacci dei condannati a morte).
Speriamo solo che questi lavori siano corposi e non un semplice rattoppo, il luogo merita, questo è un piccolo gioiello della città.

Ed ora? Santa Maria in Vado o il Monastero del Corpus Domini?

Vista l'ora torno alla bici e la prossima domenica ripartirò da qui, tanto la canotta Corriferrara la lascio ancora tranquillamente nel cassetto, le campestri non fanno per me, le lascio ai nostri top runners, Paolo Callegari in testa.

Alessandro Polesinanti