5° PUNTATA – UN FILM ….... UNA
STORIA
Oggi
niente allenamento collettivo, impegni lavorativi non lo hanno
permesso, ma, una volta a casa, comunque, la corsetta è di rigore,
così, un veloce cambio di abiti e via, anche se solo soletto, vado a
macinare km di corsa.
L'allenamento
è andato, e dopo una doccia ed un boccone, il meritato riposo.
Come
ultimamente capita spesso, la tv non offre molto, ma di leggere non
ne ho voglia, così apro un cassetto e cerco un dvd.
Tra
film western, qualche giallo, e qualche altro di cui non ricordo
nemmeno la trama, la mia attenzione cade su un grande vecchio film,
“La lunga notte del '43”.
Si!
ora lo riguardo.... il periodo è quello giusto .. ormai è il 15
novembre.
Nel
1960, un giovane regista ferrarese, Florestano Vancini, decise, con
l'aiuto di Pier Paolo Pasolini come sceneggiatore e avvalendosi di
attori di ottimo livello (Gino Cervi, Enrico Maria Salerno, Gabriele
Ferzetti, Belinda Lee tra gli altri), di portare sugli schermi, uno
dei racconti (“Una notte del '43”) della raccolta “Cinque
storie ferraresi” dello scrittore Giorgio Bassani.
L'ambientazione
è la Ferrara del 1943, in particolar modo la notte tra il 14 ed il
15 novembre 1943 (nel racconto), mentre per ragioni cinematografiche,
il film è un mese avanti, il 15 dicembre.
La
storia, realmente accaduta, tratta la reazione che, il regime
fascista cittadino ebbe, dopo aver ricevuto la notizia, che il
Federale ferrarese, Iginio Ghisellini, nella notte del 13 novembre
1943, lungo la strada verso Cento, probabilmente a 3 km dalla città
del Guercino, venne ucciso con sei colpi di pistola. Il corpo verrà
lasciato poi, nei pressi di Castello d'Argile.
L'indomani
la notizia giunse a Verona, dove si teneva il Congresso costitutivo
del Partito Fascista Repubblicano, al quale Ghisellini avrebbe dovuto
partecipare il giorno stesso.
Per
vendicarne la morte, viene organizzata una squadra punitiva di
brigate nere, di Ferrara, Verona e Padova che raggiungeranno la città
estense nel pomeriggio.
All'alba
del 15 novembre, in una città completamente avvolta dalla nebbia, 8
uomini tra i tanti che nella giornata precedente furono arrestati,
vengono portati nei pressi del muretto del Castello Estense,
praticamente di fronte alla Farmacia Navarra, e qui vengono fucilati
e lasciati sul marciapiede per ore (altri due verranno fucilati sul
Montagnone ed uno in via Previati).
Nel
film è proprio la farmacia Navarra, con i suoi proprietari, il
fulcro di tutta la storia, l'arrivo delle brigate nere, le tensioni
dovute agli arresti e le fucilazioni, vedono come testimone da una
finestrella del piano superiore, il titolare, il dott. Pino Barillari
(interpretato da Enrico Maria Salerno), che, essendo quasi
completamente paralizzato, trascorre isolato, gran parte della
giornata, seduto alla finestra, con lo sguardo su quel tratto di
strada che si apre davanti a lui.
In
queste poche righe è riassunto uno dei principali drammi che colpì
Ferrara, nel secondo conflitto bellico e forse nell'intera storia
della città.
Sullo
sfondo della ricostruzione storica, vi è anche una storia d'amore,
molto combattuta, tra la moglie del Barillari, Anna (Belinda Lee), e
Franco Villani (Gabriele Ferzetti), figlio di uno dei futuri martiri
del muretto.
Molto
suggestive sono pure le scene finali del film, quando la storia, da
quel novembre, fa un salto di alcuni decenni, arrivando ai primi anni
'60, dove un maturo Franco Villani, con la propria autovettura entra
in Corso Martiri della Libertà dall'incrocio dei 4S e la parcheggia
ai piedi del Savonarola (quando ancora la Piazza non era
pedonalizzata) e lentamente, si avvicina alla Farmacia, e da qui
successivamente al bar a lato.
Dopo
questo breve riassunto del film, volevo soffermarmi sulle persone che
pagarono con la propria vita la reazione fascista e su un paio di
luoghi che sono toccati dal film.
La
Farmacia - A Ferrara
dici Farmacia Navarra e tutti la conoscono, ma forse non tutti sanno
che è la più antica di Ferrara. Siamo nel 1738 quando l’allora
Stato Pontificio concesse, al Sig. Giovanni Battista Nannini, il
diritto all’esercizio farmaceutico in questi locali (all’epoca in
Piazza della Pace N° 1692). Il 30 gennaio 1864, la proprietà passa
al dott. Filippo Navarra. Sotto la sua guida, la farmacia acquisì
fama in tutto il Regno Italiano e divenne un importante luogo di
incontro tra medici e farmacisti. Al suo interno venne creato un
laboratorio chimico-farmaceutico, un gabinetto per analisi, un
ambulatorio medico-chirurgico, con possibilità di consultazione a
tutte le ore, visto che dal 1896 forniva anche il servizio notturno.
Nel 1910 i Navarra decisero di cedere l’attività ai Fratelli
Bragliani. Nella seconda metà degli anni ’70 un ulteriore
passaggio di proprietà (alla dott.ssa Caretti), ma con la cessione,
l’ultimo dei Bragliani, Alessandro, decise di donare tutti gli
arredi, originali del 1738 e molti accessori, alla facoltà di
farmacia dell’università di Ferrara, dove si possono ancora
ammirare.
Il
Bar – Nel film, il
Bar Fis, appare solamente al termine del film e per pochi minuti,
dove il Villani rivedrà l’ex capo fascista di Ferrara, “Sciagura”,
ma quel bar, fu per tanti anni, a Ferrara (ora non esiste più ed al
suo posto, ai civici 29-31, c’è un famoso negozio di scarpe
sportive), una vera e propria istituzione. Fu il bar più alla moda
negli anni 30/40, il punto di ritrovo dei politici, degli
agricoltori, dei nobili ferraresi, spesso fu proprio in questo bar
dove si decidevano i posti di comando, le “poltrone”, della
città.
I
Martiri
-
Quelle
due lapidi marmoree, sono ormai parte integrante del nostro amato
centro storico, tutti, passando, almeno una volta, abbiamo letto i
normi sopra scolpiti, ma in realtà poco sappiamo di loro,
Hanau Mario, Hanau Vittore,
Colagrande Pasquale, Teglio Ugo, Zanatta Mario, Piazzi Giulio, Vita
Finzi Alberto, Arlotti Emilio, Belletti Cinzio, Savonuzzi Girolamo,
Torboli Arturo, ma chi erano.....
- Arlotti Emilio: nato a Ferrara il 13 marzo 1883, per 15 anni fu Presidente dell'Unione Industriali di Ferrara (fu un grande esponente dell'industria saccarifera ferrarese). Nel 1934 venne eletto deputato, nel 1940 nominato presidente della Cassa di Risparmio di Ferrara ed il 6 febbraio del 1943 venne nominato Senatore. Con il ritorno al potere del fascismo sotto la dominazione tedesca, non aderì alla Repubblica Sociale Italiana ed al contrario, mostrò, anche se con estrema cautela, simpatie verso i movimenti antifascisti. Probabilmente fu propria a causa di questa sua scelta che il 15 novembre venne arrestato dai fascisti nella sua casa di Via Montebello 33,
- Colagrande Pasquale: nato a L'Aquila il 7 marzo 1911. Magistrato, nel settembre del 1938 fu inviato a Ferrara come sostituto procuratore del re. Nel 1941, aderì al Partito d'Azione clandestino. Alla caduta del fascismo, il 25 luglio del 1943, Colagrande si recò immediatamente alle carceri di Piangipane, ordinando l'immediata scarcerazione di tutti i detenuti politici che vi erano trattenuti. Gesto che non fu dimenticato dai fascisti ferraresi che, un mese dopo l'armistizio, arrestarono il procuratore insieme con altri resistenti. Rinchiuso in carcere, Colagrande rifiutò di evadere secondo la proposta che gli aveva fatto il direttore della prigione che, tenendo in considerazione il ruolo del magistrato, avrebbe chiuso un occhio.
- Piazzi Giulio: Nato a San Nicolò di Argenta nel 1898, Avvocato, iscritto al PSI, fu tra gli organizzatori del movimento “Italia Libera”, fu arrestato il 7 ottobre del 1943 e da qui prelevato per essere fucilato.
- Hanau Vittore e Mario: nati rispettivamente nel 1887 e nel 1902, padre e figlio, erano degli ebrei commercianti di pellami in Via Canonica, furono tra i finanziatori del movimento del Piazzi conuna donazione tramite la maestra antifascista Alda Costa. Abitavano a Ferrara in Via Cammello 3.
- Teglio Ugo: nato nel 1903, figlio del preside del liceo "Ariosto" di Ferrara, cacciato dalla scuola con le leggi razziali, si iscrisse al partito socialista. Divenne avvocato nello studio di Mario Cavallari, poi subì il confino, nel '40, in provincia di Potenza. Venne arrestato il 7.10.43, detenuto 10 giorni a Bologna, a S.Giovanni in Monte, poi in Via Piangipane a Ferrara, da cui fu prelevato per essere fucilato.
- Vita Finzi Alberto: nato a Ferrara nel 1888, rappresentante di commercio di fede ebraica, antifascista, aveva manifestato pubblicamente il suo sollievo per la caduta del fascismo. Fu prelevato dalla sua abitazione di via Camposabbionaro 15 per essere portato al muretto del Castello.
- Zanatta Mario: nato a Ferrara nel 1913, avvocato penalista, appartenente al Partito d'Azione dal '41. Nel suo studio di via Cavour, avvenne a fine settembre 1943, un incontro tra esponenti non comunisti del CLN e i fascisti capitanati da Ghisellini. Fu prelevato dall'abitazione di via Carlo Mayr, e condotto alla caserma Littorio (in via Fasto Beretta), e da qui, nella notte raccontata, al muretto.
- Savonuzzi Girolamo: nato a Ferrara nel 1885, militante del PSI, nel 1919 viene nominato assessore ai Lavori Pubblici con il sindaco di Ferrara Bogiankino. Venne prelevato nella sua abitazione di via Brasavola e ucciso la notte del 15 novembre 1943 insieme ad Arturo Torboli al Montagnone.
- Torboli Arturo: nato nel 1897. Ragioniere capo del Comune di Ferrara. Nella fase badogliana aveva proceduto, secondo le indicazioni del Prefetto Dolfin, alla liquidazione degli enti del disciolto partito fascista in città. Prelevato dalla sua abitazione e ucciso sul Montagnone.
- Belletti Cinzio: Mentre per gli uomini elencati in precedenza è abbastanza semplice individuare le ragioni per cui furono scelti, per il Belletti questa non c'è. Cinzio nacque a Ferrara nel 1917. In quel periodo era un semplice manovale presso le Ferrovie dello Stato. Si possono fare solo delle ipotesi sulla sua scelta. La prima è che sia stato un testimone involontario della strage, passando nei pressi del Castello in bicicletta mentre tornava dal turno di lavoro notturno. La seconda è che sia stato fermato in stazione per aver insultato un ufficiale fascista, trattenuto in caserma per poi essere rilasciato e abbattuto dal passaggio di una ronda.
Ma perché
la strage avvenne in quel punto? Forse...ma dico forse, perché di
certo non c'è nulla, in quel tratto del muretto, nel 1920, il 20
dicembre, avvenne uno scontro tra socialisti e fascisti e
quest'ultimi ebbero la peggio, lo scontrò causò tre morti tra i
fascisti ed uno tra i socialisti; forse nel 1943 si volle vendicate
quelle morti.
Nel
dopoguerra, il Comune di Ferrara, decise di intitolare la strada ai
martiri, cambiando il nome da Corso Roma a Via Martiri della Libertà.
Se poi, un
giorno, mentre stiamo correndo sulle mura, abbiamo voglia di fare
una piccola deviazione, e questo è un consiglio specialmente per il
nostro Marco Gianantoni, altrimenti la mascotte della Corriferrara
(il suo splendido cane Max) a breve si annoierà terribilmente a fare
la solita strada tutti i martedì di corsa, una volta arrivati al
Torrione, possiamo dirigerci verso il quartiere di Borgopunta, e nei
pressi della Parrocchia, troviamo le vie intitolate alle vittime.
Il film è
finito, ora urge il letto, si è fatto tardi e domani mattina si
riprende.
Alla
prossima settimana.
Alessandro
Polesinanti